fabrizio palermo francesco gaetano caltagirone generali

GENERALI IN GUERRA – SECONDO “BLOOMBERG” CALTAGIRONE HA CHIESTO A FABRIZIO PALERMO, EX AD DI CDP, DI FARE DA ADVISOR PER LA FORMAZIONE DELLA SUA “POTENZIALE LISTA” PER IL BOARD DI GENERALI (MA DEL VECCHIO LO SA? – CHE SUCCEDERÀ DOPO LE DIMISSIONI DAL CDA? GLI OCCHI SONO PUNTATI SOPRATTUTTO SU ROMOLO BARDIN, BRACCIO AMBIDESTRO DELL’ALTRO PATTISTA LEONARDO DEL VECCHIO: SEGUIRÀ L’ESEMPIO DI “CALTARICCONE”?

 

GENERALI, BATTAGLIA FINALE

Francesco Spini per “La Stampa”

 

francesco caltagirone foto mezzelani gmt60

Non c'è nulla di peggio di avere responsabilità senza informazioni. Si risolvono in una girandola di accuse le dimissioni dal consiglio delle Generali del vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone che ora guarda avanti: alla battaglia di aprile e, prima ancora, al contropiano con cui fin dal prossimo mese convincere il mercato a cambiare rotta.

 

L'uscita, in ogni caso, rende più acuto e rumoroso lo scontro in atto sul futuro di Trieste. Da una parte il consiglio di amministrazione che - col supporto di Mediobanca - vuole riproporre l'attuale ad, Philippe Donnet. E Caltagirone, appunto, che con Leonardo Del Vecchio, patron di EssilorLuxottica, e la fondazione Crt, riuniti in un patto di consultazione vogliono invece imprimere un cambio di passo con manager e strategie nuove.

 

fabrizio palermo foto di bacco (3)

Nella lettera inoltrata poco dopo le 20 di giovedì, l'imprenditore romano condensa in tre pagine (una e mezza, se non si considera l'intestazione) dure critiche all'operato del consiglio che, a suo dire, lo ha «palesemente osteggiato». La stessa accusa che, ormai da mesi, Caltagirone ripete nelle riunioni del cda.

 

Il consiglio, secondo Caltagirone, gli avrebbe impedito di «dare il proprio contributo critico» e assicurare «un controllo adeguato». In quali occasioni? Per esempio, nell'elaborazione del piano industriale con cui Donnet conta di aver convinto il mercato a votare ancora per lui: Caltagirone contesta le modalità di presentazione della documentazione - come fu per il blitz con cui il Leone entrò in Cattolica, altro motivo di forte frizione -, giunta poche ore prima della votazione.

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

 

C'è chi fa notare come in realtà Donnet abbia dedicato al piano ben quattro sessioni, ma ad esse l'Ingegnere non avrebbe partecipato. Fatto sta che la sua è la stessa doglianza che portò Romolo Bardin, rappresentante in consiglio di Del Vecchio, a restarsene a casa e non partecipare al voto.

 

Caltagirone è andato ma, unico, ha votato contro. E ora presenta il conto, forse con l'auspicio di scatenare le attenzioni di Consob, che come Ivass segue con attenzione la vicenda. E magari in vista di futuri strascichi legali. Allo stesso modo Caltagirone si scaglia sull'impossibilità di incidere nella procedura per la presentazione della lista da parte del consiglio, in quanto avvenuta a colpi di maggioranza (come prevede lo statuto, hanno fatto notare dal cda) anziché con votazione unanime (come egli avrebbe voluto).

ASSICURAZIONI GENERALI

 

E poi lamenta anche quanto accaduto negli ultimi mesi quando l'imprenditore romano, ormai deciso a dare battaglia, ha cominciato a fare acquisti senza sosta, o quasi. Oggi che è all'8,04%, secondo socio dietro a Mediobanca (accusata dai pattisti di fare il bello e cattivo tempo a Trieste e che anziché al 13% sta al 17,25% in virtù di un prestito titoli) denuncia le modalità di applicazione della normativa sulle informazioni privilegiate: un modo, è il sospetto, di impedire gli acquisti adducendo lo studio di operazioni straordinarie.

 

ROMOLO BARDIN

Questa l'ostilità descritta nella lettera, a cui risponde il presidente del Leone Gabriele Galateri rivendicando «assoluta trasparenza e rigorosa correttezza». E adesso che cosa succederà? Nessuno esclude che Bardin - l'ad di Delfin "occhi" e "orecchie" di Del Vecchio dentro le Generali - possa prossimamente seguire l'esempio di Caltagirone ed uscire dal cda. Ma le manovre proseguiranno.

Fonti vicine alla holding di Del Vecchio, assicurano a Reuters che il patto, dopo le dimissioni di Caltagirone, rimane intatto. In queste settimane - con la consulenza di Vittorio Grilli, l'ex ministro ora a JpMorgan - prosegue la redazione del contropiano, che i pattisti contano di far presentare ai propri candidati presidente e ad per metà febbraio.

 

Donnet Caltagirone Del Vecchio

I soci privati vogliono dare un nuovo impulso alla compagnia di Trieste affinché possa tornare a competere, in termini di capitalizzazione, con le big europee del settore. Per questo puntano a spingere sull'acceleratore, anche con acquisizioni mirate laddove il settore assicurativo mostra maggiori chance di crescita. Nel frattempo anche il consiglio del Leone prosegue nella stesura della propria lista, di cui già la settimana prossima dovrebbe essere definita una versione lunga entro cui, successivamente, effettuare una prima scrematura.

Ultimi Dagoreport

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…