serse cosmi

"VEDO COLLEGHI DEPRESSI SENZA PANCHINA, MA C’È ANCHE ALTRO NELLA VITA" - L’EX ALLENATORE DEL PERUGIA SERSE COSMI SI RACCONTA IN UN MONOLOGO A TEATRO: “ALLA MIA ETÀ AVEVO VOGLIA DI FARE QUALCOSA DI DIVERSO. MI SEMBRAVA RIDICOLO, ALMENO A 66 ANNI, GUARDARE CENTO PARTITE AL GIORNO ASPETTANDO LA TELEFONATA DEL DIRIGENTE DI TURNO. IL CALCIO È MORTO? NO, PERÒ È MALATO GRAVE” – E POI SABATINI, MAZZONE CHE CHIAMAVA I TATUAGGI “DISEGNI", IL TIFO PER LA ROMA E LA SQUADRA CHE ALLENEREBBE…

Enrico Testa per la Stampa - Estratti

serse cosmi

 

L’ultima panchina l’ha ospitato in un inizio e mite autunno croato il 4 settembre del 2022. Era quella del Rjieka. Ci si trovava pure bene, Serse Cosmi detto l’uomo del fiume. Bello stadio, tifo caldo e focoso come lui, una squadra scarsina (eufemismo), un cammino fatto di quattro vittorie, un pareggio e sei sconfitte in undici partite fra campionato e coppa. Manco male. Ma così va il calcio e non soltanto lui. In Italia e nel resto del mondo.

 

L’ultima e nuovissima e inaspettata e interessante avventura si chiama invece “Solo Coppi temo”, ed è - recita (in tutti i sensi) così il copione originale - “La storia (e storie) di Serse Cosmi narrate da lui stesso ed è andata in scena sul palcoscenico del bellissimo Auditorium di San Francesco al Prato a Perugia, casa di Cosmi, il 5 dicembre scorso. Un giovedì non qualsiasi “in un posto della madonna”, anche qui in tutti i sensi. Mille e passa persone tra affreschi, navate… E alla fine buffet strepitoso e gratis per tutti.

serse cosmi CROZZA

Beh, Cosmi attore?

«E’ che alla mia età avevo voglia di fare qualcosa di diverso».

 

Vabbè dopo ci spiega. Prima di tutto come sta?

«Come uno splendido sessantaseienne direbbe Nanni Moretti anche se al tempo del suo capolavoro l’età era molto diversa, beato lui».

Alla fine del monologo lei dice esattamente: “Io sono Serse Cosmi e questa è la mia vita. Non so se sia giusta o sbagliata. E’ questa e basta”. Perché specificarlo?

«Mah, non saprei, era solamente una semplice, personale affermazione come mettere un punto diciamo su tutto quello che poi è stato il monologo. Ho vissuto una vita in una maniera magari diversa da tanti altri allenatori anche se come tante altre persone. Non ho rimpianti, era questo il senso. Tutto qui, niente di più».

serse cosmi

 

Ma perché proprio il teatro?

«Certo non per una forma egocentrica o narcisistica. Volevo soltanto (ri)trovare l’adrenalina che mi manca dall’ultima partita. Mi è stata fatta sta proposta e ho detto sì per raccontare capitoli della mia vita. Già dalle prime prove mi sono appassionato, ho scoperto un mondo meraviglioso anche se adoravo già il teatro.

(…)

E Coppi, che cosa c’entra?

«Credo sia l’Elemento dello spettacolo. Ho perso mio padre quando avevo quindici anni, non ho mai potuto dirgli le cose, la mia vita è andata avanti velocemente, poi durante la pandemia ho scritto a lui cose che non gli avevo appunto mai detto. Quei miei primi quindici anni sono stati fondamentali per il seguito della mia vita. E il babbo è morto da più di mezzo secolo. Racconto al pubblico e alla gente quello che volevo dire a lui e quello che abbiamo fatto insieme anche se per troppo poco tempo».

 

(...)

E il calcio?

serse cosmi

«Preferirei, se posso, continuare a parlare di teatro. Volevo dare un segnale, un consiglio, un umile sostegno ai tanti colleghi che vengono esonerati. E spesso vanno in depressione, cominciano con ansia spasmodica a trovare una squadra, vedono ottocento partite al giorno… E invece serve e bisogna dedicarsi anche ad altro. Ognuno di noi nasce facendo un mestiere, alcuni di noi addirittura per sempre. Per me è un dovere morale guardarci e cercarci dentro per conoscere e scoprire chi siamo (cit. Giorgio Gaber). E per me il pallone è stato la vita e la passione».

 

Ne parla al passato. Ha appeso la lavagnetta al chiodo?

«La lavagnetta la userà lei”. (ride). Ma no, è che fino a quando ho allenato, anche nei momenti più belli e di attenzione mediatica, mi sono sempre creato spazi. La passione per la consolle… alcuni suoi colleghi scrivevano “Serse Dj”, la musica in generale, gli amici, anche altre passioni. Mi sembrava ridicolo, almeno a sessantasei anni, guardare cento partite al giorno aspettando la telefonata del dirigente di turno. Per carità».

L’ultima volta in panchina?

«Crotone poi Rjieka in Croazia. E’ finita male, sono stato tre mesi, è stata una bella esperienza ma dovevo andare all’estero anni prima. Poi ho accettato panchine assurde, ero diventato un missionario tipo il grande Gino Strada. Tutte situazioni impossibili. Ecco, allora sarei dovuto andare all’estero, e di richieste ne avevo eccome».

serse cosmi

Scelga la sua prossima panchina.

«Non faccio nomi ma ci sono dirigenti che fanno questo mestiere per merito mio ma non succederà mai che alzeranno il telefono. Il calcio è sbagliato, non esiste riconoscenza. Non vorrei essere frainteso, eh. Io Allenerei fino a novant’anni».

 

Ce l’ha anche con il suo amico Valter Sabatini?

«Ma va! Con lui andrei in tutto il mondo e in tutte le categorie ma non è al massimo della forma e mi dispiace perché gli voglio un gran bene, lo stimo, è bravissimo ma il calcio lo deve vivere tutto il giorno, notte compresa. E’ terribile, per lui, questo problema di salute. A Valter puoi togliere tutto, persino le sigarette, ma non il pallone».

 

La piazza dove andrebbe subito, ora, adesso entro tre, due, uno…

serse cosmi

«Quando ero a Perugia sognavo Genova per il mio idolo De Andrè, per la città, per la gente e poi ci sono capitato. Campionato stravinto tolto per un’irregolarità che non ci devo manco pensare che è meglio per tutti. Chiunque sa che sono tifoso della Roma, sarebbe troppo facile sognare l’Olimpico e i tifosi della Magica. Allora dico Torino, un’altra mia passione. L’avrei vissuta come casa mia. Ci fu un approccio ma all’epoca avevano difficoltà».

 

Sempre nel suo monologo ha un motto di rabbia verso i calciatori. Dice, in sostanza, che si vestono appunto da calciatori, hanno fidanzate, macchine, telefonini da calciatori… Beh, è una bella mazzata.

«Ma è sempre stato così, su. Il problema è che pensa di fare questa carriera solo per apparire non arriverà mai. Serve tutto il resto e soprattutto serve La Passione scritto con le maiuscole. Ma la mia non era un’accusa. Quando allenava il Brescia l’immenso Mazzone mi disse: vedi quello lì, ha mezzi pazzeschi, ha tutto, la macchina, una moglie super gnocca, tutti quei disegni…».

 

serse cosmi

Un attimo. Ha detto disegni?

(Ride un minuto e passa con la tipa voce che solo Cosmi ha al mondo). «Sì, Carlo i tatuaggi li chiamava disegni».

Scusi l’ìnterruzione. Finisca pure.

«Poi Carlo concluse: il problema di questo è il campo. Non fa per lui pur essendo fortissimo”. Ma non demonizziamo sti ragazzi che di moralismo siamo pieni fin qui. Credo che a vent’anni avrei fatto di peggio».

 

Ma chi era sto tizio?

«Non lo dirò mai».

Il calcio è morto?

«Di sicuro è ferito gravemente».

 

Quindi si è stancato, perché non lo ammette?

«Perché non è così. Adesso aspetto e guardo. Vedo con più attenzione l’aspetto tecnico, prima mi concentravo sui comportamenti, e sa che cosa ho scoperto? Che mi annoio dopo venti minuti.

 

serse cosmi 9

Hanno sempre detto che non facevo tattica e allora a un certo punto mi sono chiesto se avevano ragione. Poi ho iniziato a vedere partite con un occhio diverso e sinceramente assisto a scempi calcistici. Mettici pure i social che sono un’aberrazione almeno per quanto riguarda il calcio e si leggono robe al-lu-ci-nan-ti!».

 

Sia sincero, oggi in qualche categoria potrebbe allenare?

«Lei scherza. E col fuoco. Dovrei allenare in A, non potrei. E non lo dico perché sono matto. Io sono molto più forte adesso dei tempi di Perugia. Esempio: il calcio non si è evoluto per niente, se non tecnologicamente.

 

Quando vedo un cambio gioco e uno fa uno stop a seguire il commentatore ci mette due minuti a spiegare. Ecco questo è il cambiamento. Soltanto i distratti, diciamo così, non si sono accorti che a Crotone ho fatto bene, anzi benissimo ma poi sono stato fermo. La gente guarda quello che gli pare. E sta cosa di allenare in A me la sento dentro».

SERSE COSMI

 

Ritorniamo al teatro.

«Dovevo e volevo vedere come sarebbe andata con mille persone davanti, capire se reggevo il palcoscenico, mettermi alla prova, e - perché no, conoscermi ancora meglio. Sono stati più soddisfatti gli altri di me, e ora mi incitano ad andare avanti. Adesso l’obiettivo è fare nuove date, non so quando, vediamo».

Intanto la chiamano in televisione, nelle radio…

«La radio la faccio con la Lega serie A e Rds ed è un mezzo che adoro».

 

(...)

Ci rinfreschi la memoria.

serse cosmi 55

«Ma come, fece il giro dell’universo (ride). Commentavo la Champions e parlavo di serie C, di partite aggiustate. Volevano fottermi ma per certa gente è stato un un boomerang. Allora mi sono incazzato molto. Ma molto molto, eh».

Le giornate dell’uomo del fiume.

«Faccio tante cose, faccio cose che non facevo quando allenavo, giro, faccio palestra, gioco a Padel nel centro di mio figlio, mi gusto maggiormente lo stare con i miei cani che amo, con la famiglia, vado a vedere le partite rigorosamente allo stadio e poi una marea di cene con amici veri».

 

(...)

Calcio giocato. Chi vince lo scudetto?

serse cosmi 56

«Rimango dell’idea che l’Inter sia messa meglio di tutti. Però Napoli e Atalanta sono due reali protagoniste. Il Napoli ha solamente quell’obiettivo, e sta facendo bene anche sul mercato per sostituire Khara. Dell’allenatore che dire? E’ evidentemente molto bravo. Dicevo che l’Inter è avanti ma ha troppi passaggi a vuoto un po’ inspiegabili. Vero anche che quando hai tanti giocatori fuori ci sta. Ma vale pure per questa meravigliosa Atalanta».

 

E la sua Roma?

«Mi ha fatto vivere sei mesi da incubo ma non per i risultati, per il casino totale che hanno fatto, terribile, un’organizzazione allucinante, dall’esonero Di Daniele a quello di Juric. Per fortuna, nella capitale, oltre al colosseo e a tutto quel ben di Dio a Roma esiste Ranieri. Perché senza di lui non saprei che cosa sarebbe successo. Ora, finalmente, ci aspettano sei mesi diversi».

 

serse cosmi a teatro 22

Ddr è l’idolo del suo idolo Sabatini.

«Lo adoro, non l’avrei mai esonerato, non c’è una logica. Il giorno dell’esonero ero a Genova a vedere la partita. La Roma meritava nettamente di vincere poi uno ha fatto una roba che non si vede nei dilettanti e addio. Ma non c’era una situazione di calcio scollegata, c’era solamente da aggiustare qualcosa. Il problema è che le dinamiche delle proprietà straniere sono diverse e folli. Ci sono veramente rimasto male».

 

Che cosa farà da grande.

(Ride). «Teatro, ovviamente. Sono immerso qui. Voglio scoprire nuovi mondi, fare esperienza, vedere e fare cose sempre come Moretti. Poi magari farò il DJ, oppure aprirò un ristorante… boh. Non vi scordate che sono uno splendido sessantaseienne”. ??

serse cosmi gheddafi

 

 

(...)

 

serse cosmi 23serse cosmi e maurizio crozza

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