bruno longhi

“LUCIO BATTISTI MI CHIAMAVA DE LONGHIS. IL CAFFE’ LO OFFRIVO SEMPRE IO. UNA VOLTA MI DISSE: STAVOLTA LASCIA STARE. PAGO’ IL SUO CAFFE’ MA NON IL MIO” - IL RE DEI TELECRONISTI MEDIASET BRUNO LONGHI TRA CALCIO E CANZONI - “DISSI A GIANNA NANNINI: È MEGLIO CHE CAMBI MESTIERE, LA MUSICA NON FA PER TE” - LA COVER DI YESTERDAY “IERI LEI” (“IO E LAVEZZI CE NE VERGOGNIAMO ANCORA ADESSO”), BERLUSCONI, MOGOL E LA NAZIONALE CANTANTI - "LE DONNE TELECRONISTE? FATICO ANCORA A METABOLIZZARLE - BUON CALCIO A TUTTI È MIO POI LO HA FATTO SUO ILARIA D’AMICO…”

Massimo M. Veronese per “il Giornale”

 

bruno longhi 55

Piaceva a Nando Martellini, stesso garbo, stessa educazione, e per Maradona era, insieme a Gianni Minà, «il miglior giornalista del mondo». Bruno Longhi è stato la voce del calcio dal Trap a José Mourinho, il Niccolò Carosio moderno che ha traghettato la telecronaca pallonara da Bruno Pizzul a Fabio Caressa, passando per José Altafini.

 

Confessa di non aver mai esultato per un gol se non per dovere professionale e di non avere mai tifato contro nessuno. Essendo figlio della Musica, avrebbe trovato stonato il farlo.

 

Bruno, cosa sognavano i suoi genitori per lei?

«Papà faceva il salumiere a Casorate Primo, dov' era sfollato per la guerra. Diceva sempre: tu devi fare il dottore commercialista. C'ho anche provato in Bocconi, ma la matematica non era fatta per me».

 

E lei cosa sognava?

«Come tutti i bambini di fare il calciatore. Anzi: ero sicuro di diventarlo. Lo scrissi in un tema in quinta elementare: raccontai il mio debutto a San Siro, il mio gol. È lì che ho iniziato a fare il cronista sportivo».

 

Peccato solo per San Siro...

del piero bruno longhi

«Ma io a 11 anni ho veramente debuttato a San Siro».

Scusi?

«In una delle partitelle che ai tempi i ragazzini del Nucleo addestramento Gioco Calcio, giocavano prima dei match di campionato».

 

E come andò?

«Un disastro. Toccai due palloni».

E poi?

«Passai alle giovanili dell'Inter, ma fu peggio. Andavo alle medie e facevo tre giorni di lezione al pomeriggio e tre giorni alla mattina. Allenamenti a singhiozzo, un giorno sì e uno no. Provai alla Solbiatese...».

Andò meglio?

«Macché. Avevo cominciato a suonare in un complesso musicale: sabato notte facevo le ore piccole e la domenica mattina non stavo in piedi. Suonavamo in centro Milano al Bar del Domm, per tornare a casa prendevo l'ultimo tram, quello dell'1.50, e alle sette e mezzo mi svegliavo per la partita. Mi dissi: meglio fare il Beatles che George Best».

 

bruno longhi pele

Come si chiamava il gruppo?

«I Trappers, come i ribelli delle strisce di Capitan Miki e Blek Macigno che si battevano contro le giubbe rosse inglesi. Ero innamorato pazzo di quei fumetti».

E chi c'era con lei?

«Mario Lavezzi, mio compagno di scuola, anche se era una schiappa a pallone tanto che alle partite lo portavamo come massaggiatore. E Tonino Cripezzi, poi cantante dei Camaleonti, che faceva l'orefice».

 

E come mai non siete diventati i Beatles?

«Perché suonavamo molto bene ma ci mancava la voce. O meglio la voce sarebbe stata Tonino se i Camaleonti non ce l'avessero scippato. Quando uno dei loro andò militare ce lo chiesero in prestito. E non ce l'hanno restituito più...».

 

Chi erano i suoi idoli?

«Gilbert O' Sullivan: Alone again fu il primo disco che comprai. Ma soprattutto i Beatles: sono la colonna sonora della mia esistenza».

 

Ha detto: i Beatles sono meglio del calcio. In che senso?

«Un concerto dei Beatles te lo godi dall'inizio alla fine, una partita di calcio non sempre. Poi quando c'è musica non c'è l'avversario. Sono comunque due amori: io ho vissuto e vivo di musica e calcio».

 

E allora perché nella suoneria del cellulare ha Elvis Presley?

«Perché Jailhouse Rock mi dà subito la sveglia appena squilla...».

 

Mai suonato i Beatles?

«Come Trappers avevamo inciso una cover di Yesterday. Si intitolava Ieri lei ma io e Lavezzi ce ne vergogniamo ancora adesso».

 

bruno longhi battisti

Che c'entra la Nannini con lei?

«Sempre con Lavezzi avevamo fondato un altro gruppo: i Flora, Fauna e Cemento. Si presentò questa ragazzina per un provino, suonava i pezzi di Carole King, ma era, come si dice in gergo, completamente squadrata, cioè non andava a tempo. Le dissi: Gianna, dammi retta, è meglio che cambi mestiere...».

 

Vi siete più rivisti?

«Come no, durante un'ospitata alla radio, lei popolare rockstar, io telecronista affermato. Mi disse: ma tu sei quello che mi ha detto di cambiare mestiere? E io ridendo: esatto, ci ho visto proprio lungo...».

 

Però Mina ha cantato una sua canzone...

bruno longhi

«Terre lontane. L'avevo scritta per Mino Reitano, anche se non era proprio il suo cliché, era più stile Crosby, Stills, Nash & Young. Ma Mina se ne innamorò e la riprese».

 

... e ha scritto canzoni con Mogol.

«Una si intitolava Azzurra e Little Tony la portò a Canzonissima. Non c'era solo Mogol-Battisti ai quei tempi, ma anche Mogol-Longhi...».

 

Ha detto: Mogol trovava le parole senza conoscere la musica.

«Lui è un poeta, paroliere è poco. Non conosceva la musica come tanti parolieri. Oggi ci sono cantanti che non conoscono la musica...».

 

Non le piace la musica di oggi?

«Sono ancora uno strumentista e la musica è sempre bella a prescindere dal genere. Ma molta della musica che si fa oggi non lo è».

 

Le è piaciuto Sanremo?

«Brividi mi ha stupito perché bella e cantata bene. Poi mi è piaciuta moltissimo quella di Irama, una canzone vera, con una linea melodica. Altri sono figli dei social, vanno perché hanno followers. Ma siamo lontani dalla musica intesa come arte».

 

Per tornare a Mogol...

«Ha sempre avuto un intuito pazzesco. Si andava da lui, al Dosso, in Brianza, con quattro o cinque motivi musicali. Uno o due gli davano l'ispirazione e lavorava su quelli».

 

BRUNO LONGHI LAVEZZI FLORA FAUNA E CEMENTO

È vero che fu lei a ispirargli la Nazionale Cantanti di calcio?

«A quei tempi c'era il bar del lunedì, una specie di bar sport, con quelli della casa discografica. Mogol si affacciava alla sua maniera, rubando la sigaretta dalla bocca di uno che stava fumando, e chiedeva ma com' è questo calcio? Bello? Non sapeva nulla, al contrario di suo padre Mariano Rapetti che era un grande milanista. Così gli spiegai, lo portai a San Siro, gli feci da nave scuola».

 

E poi?

«Inventò un torneo di calcio con tutti quelli della Numero Uno: Battisti faceva il portiere, Mogol il terzino, c'erano Tony Renis, Adriano Pappalardo, la Formula 3. Poi arrivarono Gianni Morandi, Don Backy, Fausto Leali. Una volta contro la nazionale giornalisti finì persino a botte con Sandro Giacobbe e Riccardo Fogli a menare come fabbri».

 

Abitava a trecento metri da casa di Lucio Battisti...

«Ma il mio rapporto con lui nasce negli uffici della Numero Uno, manco sapevo che abitasse vicino a me».

Ma diventaste amici.

BRUNO LONGHI 7

«Era molto geloso della propria privacy e difficilmente ti dava confidenza. La mattina arrivava con la Duetto e il foulard rosso, io salutavo e lui manco mi rispondeva».

 

E poi?

«Si creò una specie di alchimia tra noi due e tutto cambiò. Ridevamo sempre. Mi chiamava "De Longhis". Poi c'era il nostro rito del caffè...».

 

Cioè?

«Offrivo sempre io. Una volta mi disse: stavolta lascia stare. Pagò il suo caffè ma non il mio...».

 

Simpatico...

«Avevamo anche un codice per sentirci al telefono: uno squillo poi appendi, uno squillo poi appendi e al terzo lui rispondeva. Serviva a seminare gli scocciatori».

A pallone com' era?

«Giocava in porta con cappellino, guanti e ginocchiere. Una volta gli faccio quattro gol, uno glielo infilo sotto le gambe. A De Longhis nun stà a canta vittoria, mi grida, che se . metto a fare sul serio divento numero uno anche qui..

lucio battisti mogol

 

Un giorno Monica Gasparini le telefona e le dice: Lucio è morto

“Andavo a Parma mi sono fermato in un'area di parcheggio e mi sono messo a piangere. Fu un pugno nello stomaco. Sapevo che non stava. bene ma speravo si riprendesse. MI capitò la stessa cosa quando sentii alla radio della morte di Scirea.

 

Racconti…

In un incidente d'auto in California era morto due giorni prima Kazimierz Deyna, storico capitano della Polonia. Distratto, anche qui In autostrada, sento lo spekaer dire “il calciatore morto in un incidente stradale in Polonia” e penso ma cosa blaterano questi? Deyna è morto in America. Quando dicono “Gaetano Scirea” mi sento male. Mi vengono i brividi ancora adesso... Gaetano era una persona meravigliosa, un essere fuori dal tempo. Vice di Zoff, suo amico e compagno di squadra, una volta gli chiesi un commento e mi disse: “devo chiedere a Dino se mi dà il permesso. Tenerissimo”

battisti mogol

 

Fu pioniere dalle radio private.

«La mia si chiamava Novaradio Milano, facevamo i primi tempi delle partite di calcio quando “Tutto il calcio minuto per minuto si collegava all'inizio del secondi. Eravamo degli imitatori più che dei creativi, ma è stata una grande palestra che ti faceva capire quale fosse la tua strada

 

Ricorda la prima radiocronaca?

«Ottobre 1976, Inter-Cesena 1-1. Gol di Libera e Macchi. La prima telecronaca che ricordo invece fu un disastro: a Lione, finale di Coppa delle Coppe Atletico Madrid-Dinamo Kiev 0-3, andai in onda dopo mezz’ora perché non riuscivano a fare il collegamento audio».

 

Bruno Longhi comincia a Novaradio e Marco Civoli a Telenova, stesso editore: bella scuola.

«Ma la vera passione di Marco era il ciclismo. Una volta mi disse: il mio sogno è entrare in Gazzetta dello sport e scrivere di bici. E invece è diventato la voce dell’Italia mondiale del 2006».

 

E i primi anni della tv?

marcello lippi foto mezzelani gmt 58

«La vita spesso dipende dagli Sliding Door. Collaboravo con Il Corriere di Informazione e il capo dello Sport Piero Dardanello mi dice: Telemilano 58 vuole un’intervista con Liedholm prima di Juventus-Milan, sei capace di farla? E io: Piero, faccio la radio… Il giorno dopo mi arriva una telefonata, mi chiama uno con un accento milanese pesantissimo. E mi dice: mi ha chiamato Berlusconi, le chiede se può andare da lui».

 

E lei?

«Gli dissi: chi è Berlusconi? E lui: non conosce Berlusconi? Quello che fa le case? E io: senta se lei mi chiede chi è Mazzola e chi è Rivera è un conto, ma questo Berlusconi non so proprio chi sia…».

 

Ha raccontato il Milan di Sacchi, l’EuroJuve di Lippi e l’Inter del Triplete. Un bel filotto.

«Sacchi mi dice sempre: dovevi commentarne di più di partite del Milan, avremmo vinto il doppio».

E Lippi?

«Andavamo in vacanza a Stintino, giocavamo a calcio assieme, c’era complicità. Gli pronosticai la vittoria della Juve in Coppa Campioni».

 

ILARIA D'AMICO

Allora è vero che porta bene. E com’è che è interista?

«Nella mia famiglia lo erano tutti e tutti sfegatati. Una volta, avevo sei anni, papà mi regala mille lire per comprare un completino di calcio, maglia, calzoncini e calzettoni, in vendita in un negozietto. Ne ha uno della Juventus e io prendo quello. Papà mi mandò a restituirlo subito».

 

Maradona disse che lei era il Maradona dei giornalisti?

«Diego era duro nei suoi principi ma aveva un’umiltà senza pari. Ha avuto due vite, santo e peccatore. Ma a Napoli ha fatto tanta beneficenza e non voleva che si sapesse».

 

La ispirò più Ameri o Martellini?

«Ronaldo, il Fenomeno, mi chiamava il Galvão Bueno italiano, il principe dei radiocronisti brasiliani. Mi sono ispirato a loro: davano ritmo al racconto di una partita».

Chi le piace di quelli di oggi?

«Sono tutti più bravi di quelli della mia età e hanno gli strumenti per informarsi che noi non avevamo».

bruno longhi maradona

 

Però?

«Mi piace Maurizio Compagnoni di Sky. Magari è meno tecnico degli altri ma ha una voce che dà importanza all’evento».

 

Le donne telecroniste?

«Fatico ancora a metabolizzarle. Migliorerò».

E ha inventato un linguaggio.

«Buon calcio a tutti è mio poi lo ha fatto suo Ilaria D’Amico. E anche l’autopalo e il rigore in movimento».

E «non dire gatto se non ce l’hai nel sacco»?

«Quella l’ho fatta dire a Trapattoni ora è un cult. Vede che porto bene?».

 

 

gianna nannini

 

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…