conte schlein salis decaro

NELLA COALIZIONE ANTI-MELONI CHI HA PAURA DELLE PRIMARIE? SCHLEIN E’ PRONTA A CORRERE PER DIVENTARE LA CANDIDATA PREMIER (ANCHE SE UN SONDAGGIO INTERNO DA’ CONTE VINCENTE) – IL LEADER 5 STELLE SCALDA I MOTORI, SILVIA SALIS SI DICE CONTRARIA AI GAZEBO (“UNO STRUMENTO CHE DIVIDE”). E ERNESTO MARIA RUFFINI, L’EX DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE, CHE HA IL FAVORE DI ROMANO PRODI, DA ULIVISTA CONVINTO, NON È SFAVOREVOLE ALLE PRIMARIE - L’UNICO VERO PROBLEMA PER SCHLEIN POTREBBE ESSERE UN ALTRO CANDIDATO PD. C’È CHI VORREBBE CHE ANTONIO DECARO SI PRESENTASSE…

Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

CONTE SCHLEIN SALIS DECARO

Chi ha paura delle primarie? Elly Schlein certamente no. L’altroieri la segretaria del Partito democratico ha annunciato di essere disposta a correre nella competizione dei gazebo, nonostante un recente sondaggio di Youtrend secondo il quale alla primarie della coalizione di centrosinistra vincerebbe Giuseppe Conte, mentre la leader dem si piazzerebbe al secondo posto a un’incollatura dalla terza classificata, cioè la sindaca di Genova Silvia Salis.

 

Secondo quel sondaggio, tra gli elettori M5S il 96% sceglierebbe di votare Conte, mentre tra gli elettori Pd una percentuale più bassa (55%) indicherebbe Schlein, il 29% voterebbe per la sindaca Silvia Salis e un 16% per il leader del Movimento 5 Stelle. Ma Schlein non sembra dar troppo credito a questi dati. Del resto, per quanto non sia più quella di un tempo, la macchina organizzativa del Nazareno funziona ed è assai improbabile che in caso di primarie la segretaria del maggior partito del centrosinistra subisca una batosta nei gazebo.

 

fratoianni schlein fico conte bonelli

Sembrano invece assai meno propensi alla prova delle primarie sia l’ex presidente del Consiglio sia la sindaca del capoluogo ligure.

 

Conte preferisce glissare sull’argomento. Un giorno dice : «Sulla base di quella che sarà la legge elettorale troveremo il modo per farci rappresentare e affidare questo progetto al candidato o alla candidata più efficiente ed efficace, attraverso le primarie o altri metodi». Un altro giorno ammette con Il Foglio : «Non sono contro le primarie ma nemmeno a favore. Ci sono tanti modi per decidere chi deve guidare un’eventuale coalizione».

 

ernesto maria ruffini

Salis va oltre. I gazebo non la attirano proprio: «In linea teorica sono contraria alle primarie perché le trovo uno strumento che divide». E gli altri futuribili alleati del centrosinistra? Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, che ha il favore di Romano Prodi e di alcuni uomini del presidente, da ulivista convinto non è certo sfavorevole alle primarie.

 

Però vorrebbe fare prima «quelle sui contenuti, altrimenti», sottolinea, «tutto si risolve in talent show per capire chi buca di più il video».

 

L’accoppiata Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli non ama il leaderismo, ma non chiude alle primarie. «Sono uno strumento interessante», dice il portavoce dei Verdi. Resta da capire chi del duetto rosso-verde potrebbe scendere in pista.

CONTE SCHLEIN SALIS DECARO

 

«Nicola e Angelo si marcano, quindi alla fine si potrebbero candidare entrambi», ironizza un senatore di Avs. Un nome che da qualche tempo in qua va per la maggiore nelle vesti di federatore è quello di Gaetano Manfredi. Il sindaco di Napoli non esclude le primarie anche se a suo avviso non sono l’unica strada da percorrere per scegliere il candidato premier: «Se non si troverà una sintesi tra le forze del centrosinistra, si facciano le primarie e si ascolti la base». Difficile, però, che in una sfida aperta come quella del voto nei gazebo il primo cittadino del capoluogo campano possa avere la meglio su Schlein o Conte.

 

gaetano manfredi – assemblea annuale anci

Anche tra gli stessi dem ci sono perplessità sullo strumento delle primarie. Chi non ha dubbi, però, è Goffredo Bettini: «O si fa come la destra, il partito più grande esprime la premier o il premier, oppure con le primarie, che sono uno strumento democratico e aperto, e chi perde non si ingrugna ». E a proposito di dem, l’unico vero problema per Schlein potrebbe essere rappresentato dall’arrivo di un altro candidato pd.

 

C’è, per esempio, chi vorrebbe che Antonio Decaro si presentasse, ma il neo presidente della Regione Puglia spiega di non essere interessato e fa presente che è stato appena eletto. «Questo non vuol dire niente», osserva un dem non propriamente amico di Schlein, «in fondo Nicola Zingaretti ha fatto per quattro anni il segretario e il presidente della giunta regionale del Lazio». E una candidatura dei riformisti del Pd? Per ora non se ne parla, ma qualcuno ci sta pensando su.

 

(...)

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”