
"DECIDETE COSA FARE E FATELO CONVINTE, COME SAPETE FARE" – LE PAROLE DI VELASCO NELL’ULTIMO TIME OUT E I 9 PUNTI CONSECUTIVI CHE HANNO PORTATO ALLA VITTORIA CONTRO LA TURCHIA – IL COACH ESALTA LE RAGAZZE “FAVOLOSE” DELL’ITALVOLLEY CHE DOPO L’ORO OLIMPICO HANNO CONQUISTATO PURE IL MONDIALE: “SI SONO COMPORTATE COME UNA SQUADRA CHE AVEVA PERSO, NON VINTO, A PARIGI. ALLE OLIMPIADI TUTTO FILÒ LISCIO. MA LO SPORT, AI MASSIMI LIVELLI, È EQUILIBRIO E SOFFERENZA, LA VITTORIA NON E’ COMODA" – LE DIFFERENZE CON LA GENERAZIONE DEI FENOMENI MASCHILE: “LE DONNE VANNO GESTITE IN MODO DIVERSO. LE DONNE SI PREPARANO” - VIDEO
M.CH. per “la Repubblica” - Estratti
Ora che ha vinto anche il Mondiale delle donne, Julio Velasco guarda indietro, e si rivede giovane, quando più di trent'anni fa vinceva lo stesso torneo con gli uomini, nel '90 e nel '94. «Ero più incazzoso, emotivo, ora mi vedo più esperto, saggio se vogliamo. Se un allenatore è più esperto ed è ancora motivato, secondo me è più bravo».
Il ct che si ritirò nel 2019 per tornare a vincere Olimpiadi e Mondiali con le donne è seduto sulla navetta che lo porta verso l'aeroporto di Bangkok Suvarnabhumi, nella notte tailandese, con la stanchezza e l'adrenalina di due partite finite al tie-break che consumerebbero chiunque. Ma il suo carisma non perde smalto nemmeno quando il corpo reclama sonno e riposo.
Velasco, l'anno scorso a Parigi festeggiò l'oro ballando a Casa Italia: stavolta niente feste?
«No, abbiamo preso un volo alle 3.30 e all'arrivo ognuno per sé. Ma questo gruppo, così legato per quel che ha vissuto insieme, vivrà da lontano quel che le altre festeggeranno in privato».
Avete vissuto due giorni durissimi, con i tie-break con Brasile e Turchia: se lo aspettava?
«Non è strano questo, è l'eccezione quel che è successo nell'anno olimpico. Normale è un finale equilibrato, la sofferenza, la vittoria che non è comoda. Di questo ho sempre parlato con le ragazze, quando dicevo "giochiamo per vincere 30-28 al tie-break". Però noi abbiamo sempre la stessa cultura».
Di che si tratta?
«Quando vinciamo sembra che sia un obbligo, ci montiamo la testa. Se perdiamo non c'è più niente di buono, il paese è una porcheria, non ci sono giovani, infrastrutture.
Quando ho vinto il primo Mondiale nel '90 abbiamo battuto il Brasile 15-13 al tie-break, poi la finale con Cuba perdendo un set. Il punto di riferimento non poteva essere un'Olimpiade in cui tutto è andato liscio».
Ha parlato dei giovani: come ha fatto un nonno 73enne senza social ad adattarsi a un gruppo di ragazze molto smart?
«Si parla sempre male dei giovani. Come facciamo a rapportarci con i giovani se continuiamo a dirgli "noi eravamo meglio di voi" "noi giocavamo col cavallo di legno e voi state sui social"? Se me lo avessero detto a 18 anni li avrei mandati a quel paese. I giovani sono diversi perché vivono in un mondo diverso. Io ho sempre avuto fiducia in loro, nelle mie figlie, nei nipoti, nei giocatori: anche nella mia squadra ammiro la capacità d'adattamento e la voglia di lavorare. Queste ragazze sono state favolose: come avevo chiesto, si sono comportate come una squadra che aveva perso, non vinto a Parigi».
È un gruppo ancora più bello della Generazione dei Fenomeni?
«Ma no, sono due gruppi straordinari, che si equivalgono. Ragazzi e ragazze capaci di imparare quando già sono arrivati al vertice. Grande temperamento, personalità, capacità di non mollare contro chi sta giocando meglio. Quel che abbiamo fatto».
julio velasco italia del volley femminile campione del mondo italia - turchia
Diceva che allora era più emotivo, e ora è diverso: in cosa?
«Ho cambiato funzioni, perché le donne vanno gestite in modo diverso. Ho riflettuto molto, studiato. Le donne si preparano, non ho mai avuto una compagna alle superiori che si presentasse a un esame senza aver studiato. Gli uomini magari preferivano giocare a calcio.
(...)
Forse con la finale di Bangkok si è chiuso un ciclo: convincerà Moki De Gennaro, miglior libero del Mondiale a 38 anni, a non lasciare?
«Non lo so, io devo convincere solo chi è convinto. Le dirò che se le serve una pausa anche lunga a me sta bene. Le ho messo la pulce nell'orecchio, diciamo. Credo che non solo lei, ci sono cinque giocatrici che hanno tirato la carretta da moltissimo tempo e hanno bisogno di stare di più a casa l'estate prossima».
Se l'appetito vien mangiando, lei sta già pensando ai Giochi di Los Angeles?
«L'appetito viene a chi ha fame. Los Angeles la vedo così lontana, non è nella mia agenda, ma sul mio contratto. Ora ho un grande progetto: non fare niente».
i festeggiamenti dell'italvolley femminile dopo la vittoria del mondiale 3
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