ferdinando mezzelani gamba amputata

SCATTO DI VITA! DOPO L’INCIDENTE, E PRIMA DI SVENIRE SULL'ASFALTO DELLA COLOMBO, FERDINANDO MEZZELANI HA FATTO UNA FOTO: AL CENTRO DELL’INQUADRATURA LA SUA GAMBA FATTA A PEZZI E SULLA COSCIA UNA CINTURA STRETTA DALLA CAPITANA DELL’ESERCITO FRANCESCA ANTONINI. LO SCATTO FERMA IL DOLORE ESTREMO. POI IL MIRACOLO DEL SALVATAGGIO, LE CURE E LA RINASCITA - IL RINGRAZIAMENTO DI MEZZELANI, COLLABORATORE DI DAGOSPIA, AL PRESIDENTE DEL COMITATO PARALIMPICO PANCALLI

Guido Talarico per associatedmedias.com

 

incidente ferdinando mezzelani 5

Ci sono almeno due cose che uniscono il fotografo di guerra al fotografo di sport: stare vicino all’azione e cogliere l’attimo. Ferdinando Mezzelani prima di svenire sull’asfalto della Cristoforo Colombo ha fatto un’ultima foto, quella in alto. Non era vicino all’azione. Lui era l’azione. La fronte madida e le mani tremanti di chi sta per perdere i sensi non gli hanno impedito di mettere a fuoco. Al centro dell’inquadratura la sua gamba fatta a pezzi e sulla coscia una cinta serrata al massimo. Una foto concettuale, potremmo dire, perché non era il corredo di una cronaca ma la spiegazione di un miracolo.

 

Mezzelani è un noto fotografo di sport, oggi lavora al Coni. Cannavaro con la coppa del mondo alzata è il suo capolavoro professionale. Ma è nell’abisso più profondo, come quelli che si vedono al fronte, che ha trovato lo scatto che arriva all’anima. Ferdinando, sbalzato dalla sua moto e sciupato da un mostro gommato, ha guardato la morte in faccia. L’ha vista bene ma non ha subito il fascino della trascendenza. Anzi, davanti al nemico peggiore ha risposto con la sua arma più potente, la macchina fotografica. Lo scatto a quella gamba contorta, a quel piede girato orrendamente all’indietro è la risposta all’affronto del destino. Di più: quella foto è una promessa di rinascita, è un inno alla voglia di vivere. È un vaffanculo alla malasorte.

ferdinando mezzelani ricoverato al san camillo 4

 

Ferdinando lo scorso 10 luglio è finito sotto un bus di Roma Capitale, sulla strada più tremebonda della medesima. È vivo per miracolo. Anzi, non per uno ma per vari. Poteva morire sul colpo, dissanguato sulla strada o sotto i ferri di quei medici che hanno dovuto lavorare duro per salvarlo. E invece no. Il suo istinto gli ha detto che la sua vita doveva ricominciare proprio da lì, da quel giorno, in quel momento. E così ha voluto immortalare, è il caso di dirlo, la sua palingenesi. Come fa il fotografo di guerra bravo, Ferdinando ha colto l’attimo, fermando il tempo sul momento peggiore. Ha aperto il suo otturatore sulla fucilata che il destino gli ha sparato a tradimento. Il punto più basso, il momento di disperazione massima dal quale ripartire.

francesca antonini 2

 

Le cronache narrano che dopo lo svenimento Mezzelani è stato portato al San Camillo. Era in brutte condizioni. Ma vivo. Vivo perché qualcuno gli aveva stretto la coscia con la sua cinta. Serrata al punto da salvargli la vita. Perché è stata quella cinta a fermare l’emorragia, che viceversa sarebbe stata fatale. In camera operatoria i medici che lo hanno affrontato si sono dovuti misurare con tante emergenze.

 

La prioritaria era quella di non perderlo, poi di preservarne il più possibile la mobilità. C’era da amputare una parte della gamba. Dove tagliare? Sopra o sotto il ginocchio? Meglio sotto, certo. Ma se non avesse funzionato l’arto sarebbe andato in cancrena. Si sarebbe dovuto rioperare amputando di nuovo, questa volta sopra il ginocchio. Sarebbe stato un disastro nel disastro. I medici hanno fatto le trasfusioni, lo hanno rianimato e poi alla fine gli hanno amputato la gamba sotto il ginocchio.

 

francesca antonini 3

È andata bene. A distanza di oltre due mesi la ferita è quasi interamente rimarginata e lo stato generale del paziente è più che soddisfacente. Dopo l’intervento, appena rianimato, Ferdinando ha ripreso il filo del suo discorso, riassunto in quella foto eroica fatta prima di svenire. È ripartito da quella immagine di un uomo sanguinante e con la gamba ritorta per gridare a se stesso e al mondo la sua voglia di vivere, la sua voglia di ricominciare e di trascinare per questa strada chiunque sia stato colpito dagli accidenti del destino. Un secondo dopo il suo pensiero è andato a chi lo ha salvato. Ferdinando non sapeva chi fosse e ha lanciato sui social un appello per trovarlo. C’è riuscito. È una donna. Non una qualunque. Il Dio dei fotografi ha voluto che quel giorno, in quel momento, per puro caso su quella strada si trovasse il Capitano dell’Esercito Francesca Antonini, ortopedico in servizio al Celio. È lei che ha tolto la cinta dai calzoni di Mezzelani e gliela ha stretta intorno alla gamba bloccando la safena. È lei, insomma, chi gli ha salvato la vita.

 

ferdinando mezzelani ricoverato al san camillo 1

Poi al resto ci hanno pensato i medici del San Camillo. Da quando ha ripreso conoscenze e un minimo di forza, Ferdinando non ha fatto altro che scattare foto e rispondere a parenti, amici e fan. Ma quel che stupisce, e colpisce, questa volta non sono le foto, ma le sue parole. Lui che ha sempre parlato per immagini sente ora il dovere di dire. Parla di “gioia” e di “fortuna”, sprizza positività, per sé stesso e per chiunque sta nelle sue stesse condizioni, ad ogni parola. È un incitamento costante alla battaglia per riprendersi la vita, senza mai mollare, senza mai dimenticare la bellezza che c’è dietro ogni esistenza. Conosco Ferdinando da 30 anni, ma non lo sentivo da molto.

 

ferdinando mezzelani ricoverato al san camillo 2

Ho letto le sue parole e ho avvertito la voglia di scrivergli e di chiamarlo per ringraziarlo. Nella vita chiunque, prima o poi, finisce arrotato da un autobus.  È in quei momenti che bisogna saper fare la giusta fotografia. Saper guardare la gamba mezza dritta e non mezza rotta. Saper inquadrare il proprio futuro nella giusta prospettiva. Lui lo ha fatto per sé stesso e anche per tutti noi. Sulla Cristoforo Colombo Ferdinando Mezzelani ha scoperto la sua America. La terra della rinascita, la terra delle nuove opportunità. La sua fotografia è un inno alla positività, è un modo di porsi che merita ammirazione e gratitudine.

incidente ferdinando mezzelani prof.carlo damiani 2

 

 

Ps Mentre scrivevo Ferdinando mi ha mandato una mail dicendo che mio tramite avrebbe voluto di nuovo ringraziare tutti. Continua ad essere un vulcano in eruzione. Ecco il suo messaggio: “Ho finito le parole per ringraziare il Capitano dell’Esercito Francesca Antonini, tanti ringraziamenti ai medici del San Camillo , al Dott Alessio Gia Via ,alla Dott.ssa Sabrina Casale , al Dott Emiliano Gingolani,alla Dott.ssa Valentina Orlandi. Al Dott Carlo Damiani dell’Ospedale San Raffaele con tutto il suo staff ,la Dott.ssa Federica Cricchi, la Dott.ssa Eleonora Pasquazzi, la Dott.ssa Miriam Correra, la Dott.ssa Serena Dittoni e la Dott.ssa Tullia Sasso D’Elia. Un particolare ringraziamento anche a tutto il personale Infermieristico e fisioterapico che ho incontrato sulla mia strada”.

incidente ferdinando mezzelani prof.carlo damiani 2 3

incidente ferdinando mezzelani 4ferdinando mezzelani ricoverato al san camillo 3

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…