mohammed bin salman inter

IL PRINCIPE DEI PARACULI - CHI È, CHI NON È E CHI SI CREDE DI ESSERE MOHAMMED BIN SALMAN, L'EREDE AL TRONO SAUDITA INTERESSATO ALL’ACQUISTO DELL’INTER – “MBS” HA PROMESSO DI DARE UNA SVOLTA D’IMMAGINE AL PAESE CON L’IMPEGNO DI LIBERARE L’ARABIA SAUDITA “DAL TERRORISMO”, MA SECONDO L’ONU CI SONO “PROVE CREDIBILI” DEL SUO COINVOLGIMENTO DELL’OMICIDIO DEL GIORNALISTA JAMAL KHASHOGGI – I RAPPORTI CON RENZI E IL PRESUNTO ACQUISTO DEL “SALVATOR MUNDI” DI LEONARDO

Claudio Savelli per "Libero quotidiano"

 

matteo renzi mohammed bin salman

Mohammad Bin Salman in Italia era un nome noto ben prima che fosse associato all'Inter "grazie" a Matteo Renzi. «È mio amico», disse infatti il leader di Italia Viva lo scorso marzo, quando il principe ereditario al trono dell'Arabia Saudita fu accusato dalla Cia di essere il mandante dell'"omicidio Jamal Khashoggi", il giornalista (critico nei confronti dell'operato del regno saudita) del Washington Post ucciso nel consolato saudita di Istanbul il 2 ottobre 2018 mentre stava ottenendo i documenti per il suo matrimonio. 

matteo renzi bin salman meme

 

La responsabile Onu, Agnes Callamard, aveva annunciato la presenza di «prove credibili» sull'ordine diretto di Bin Salman, il quale ha negato di aver ordinato l'omicidio ma si è assunto «piena responsabilità perché commesso da individui che lavorano per il governo saudita». 

 

jamal khashoggi

Poi, giusto per spiegare la stoffa del personaggio, è passato dalle parole ai fatti: a settembre, un tribunale saudita ha emesso otto condanne (senza nome) per l'omicidio Khashoggi, cinque sono stati giudicati colpevoli e condannati a morte, poi commutati in ergastolo, altri tre hanno ricevuto pene detentive. 

 

LAUREA IN LEGGE 

Insomma le accuse non fermano di certo l'ascesa al potere di Bin Salman. Questa alle volte macchia la sua immagine e quella del suo Paese, ma al principe interessa seminare in vista dell'ascesa al trono saudita, a cui ha diritto essendo figlio maggiore della terza moglie del padre Salman bin Abdulaziz al Saud: a quel punto, Bin Salman, ora 35enne, confida di aver già una larga fetta di mondo tra le mani. 

mohammed bin salman

 

Dopo la laurea in legge nel 2009 alla King Saud University di Riad, Bin Salman diventa consigliere speciale del padre. Nel 2015 è nominato Ministro della Difesa e come atto d'ingresso inaugura una politica estera aggressiva in cui rientra "Decisive Storm", l'operazione della coalizione araba per cancellare la milizia degli Houthi nello Yemen, gruppo armato sciita. 

 

L'obiettivo è liberare l'Arabia Saudita «dall'estremismo e del terrorismo senza fermare la crescita del Paese», secondo quanto dichiara il principe, ma il modo è considerato inaccettabile dal resto del mondo: un terzo degli attacchi aerei sauditi colpiscono obiettivi civili, inclusi ospedali e scuole, e i combattimenti provocano la morte di oltre 110mila persone. 

torture carceri arabia saudita 4

 

Così l'Arabia Saudita viene stata accusata di crimini di guerra. Di nuovo, nulla ferma Bin Salman, che cerca di acquisire popolarità interna annunciando il ritorno dell'islam moderato come chiave per modernizzare il regno. Intanto lancia un'ampia campagna anti-corruzione, apparentemente per recuperare soldi dai guadagni illeciti, in realtà per epurare potenti principi e uomini d'affari arabi: così rimuove gli ultimi ostacoli per ottenere il controllo totale del regno. 

 

loujain al hathloul 3

Il divieto per le donne al volante è terminato nel giugno 2018 in Arabia - l'ultimo paese al mondo in cui esisteva - e a Bin Salman è stato dato gran parte del merito. Nel 2016 può introdurre il piano di sviluppo "Vision 2030": l'obiettivo è riformare il modello economico del Regno saudita, rendendolo indipendente dal petrolio entro il 2030 attraverso la diversificazione degli investimenti in altri settori. 

 

mohammed bin salman 2

Quali? Naturalmente il turismo, supportato e promosso dalla rinnovata campagna "Visit Saudi" circolata negli scorsi mesi anche nella televisione italiana, la cultura, l'intrattenimento e lo sport, ovvero gli strumenti che offrono il cosiddetto "soft power", la capacità di persuadere, convincere e attrarre popolazioni altrimenti ostili. I tentacoli di Mohammad Bin Salman affondano anche nell'arte. 

salvator mundi mohammed bin salman

 

Si è rivelato essere infatti il misterioso acquirente del (presunto) «Salvator Mundi» di Leonardo, il dipinto più costoso della storia, battuto in un'asta di Christie' s da un suo intermediario a colpi di 20 milioni e infine acquistato per 450 milioni di dollari. È lo stesso dipinto finito poi al centro di un caso internazionale con la Francia, quando Emmanuel Macron decise di non esporlo al Louvre di Parigi per la mostra dedicata a Leonardo in quanto la sua autenticità era (ed è) contestata dagli esperti d'arte. 

mohammed bin salman 1

 

Così il principe lo propose alla filiale del Louvre di Abu Dhabi, vicini di casa concorrenti in politica: un paradosso, per questo forte atto politico. Si dice che oggi sia appeso su un muro di "Serene", lo yacht da 458 milioni del principe. 

 

mohammed bin salman inter

SHOPPING NEL CALCIO 

Dall'arte al calcio è un attimo, concesso dalla sconfinata liquidità accumulata dall'Arabia e accumulata nel fondo PIF (Public Investment Fund), che avrebbe mandato di gestione di un patrimonio di 347 miliardi di dollari per conto dei regnanti. 

 

Circa 360 milioni di euro sono stati stanziato per l'acquisto del 100% del Newcastle (Yasir Al-Rumayyan, governatore del fondo saudita, è diventato il presidente) per cui la trattativa durava da più di due anni e su cui la Premier aveva più volte posto il veto. 

pif

 

Logico che PIF possa continuare lo shopping nel calcio con club di rilievo in Italia (l'Inter?) e in Francia (il Marsiglia?), in modo da contestare il crescente potere dei vicini: Bin Salman lancerebbe la sfida al Qatar, proprietario del Psg, e a Abu Dhabi, padrone del City. Il terzo incomodo arabo nel calcio potrebbe diventare presto uno delle prime potenze mondiali.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”