
“ASJA COGLIANDRO, CACCIATA DALLA SQUADRA DI VOLLEY DI PERUGIA PERCHÉ È INCINTA? UN TRATTAMENTO CRUDELE” – PARLA FEDERICA PELLEGRINI, MEMBRO CIO TRA GLI ATLETI: “QUANDO SI PARLA DI BUSINESS È DIFFICILE TROVARE SENSIBILITÀ. LE SPORTIVE PERÒ DEVONO FIRMARE SOLO CONTRATTI CON CLAUSOLE PRECISE” – "LA 12ENNE CINESE? IO MI DOMANDO COME MAI LA NOSTRA 14ENNE ALESSANDRA MAO NON SIA AI MONDIALI, È LA CAMPIONESSA ITALIANA SUI 200 STILE LIBERO. IL NUOTO NON TI BRUCIA, CI SONO LE FEDERAZIONI A SUPPORTO. CURTIS? È NELLA STESSA SITUAZIONE DI TORTU QUANDO HA SUPERATO MENNEA - CECCON? NO COMMENT. I SOCIAL? DICO QUELLO CHE PENSO, ALMENO MI RICONOSCONO LA SINCERITÀ”
Giulia Zonca per “la Stampa” - Estratti
FEDERICA PELLEGRINI E THOMAS CECCON
Federica Pellegrini mette l'impronta sul Mondiale anche se ha smesso di nuotare da parecchio: a Singapore entra nella Hall of Fame ed è come appoggiare le mani su Hollywood Boulevard. Stella dello sport anche se non è mai stata professionista.
Che idea si è fatta sul caso Asja Cogliandro, cacciata dalla squadra di volley di Perugia perché è incinta.
«Sfrattarla e sospenderle lo stipendio è un trattamento crudele. È rimasta incinta non si è spaccata il ginocchio con il freestyle sulla neve. In attesa di tutele, più che dovute, le sportive però devono firmare solo contratti con clausole precise. Come mossa collettiva».
È nelle commissioni atleti al Coni e al Cio. Il tema emerge?
«Di continuo, lì possiamo incidere sugli aiuti alle atlete mamme, ascoltare le esigenze, correggere i percorsi. La nursery olimpica, inaugurata a Parigi, va in quel senso, ma sulle leggi hanno giurisdizione i singoli Paesi. La mia esperienza personale mi dice che quando si parla di business è davvero difficile trovare sensibilità. Bisogna definire tutto».
Lei lo faceva?
«Quando ho deciso di provare a restare incinta avevo smesso di nuotare, ma i miei contratti di lavoro dicevano "in caso di". Dovrebbero esserci garanzie diverse, ma aspettarsi solidarietà non aiuta».
La Hall of fame è un'altra medaglia?
«Più il coronamento di una carriera. Le motivazioni riguardano soprattutto il lavoro fatto con il mio mentore Alberto Castagnetti ed è come ritrovarci. È citata la longevità.
E ne vado fiera».
Suo marito Matteo Giunta oggi allena Martinenghi, altro campione che ha deciso di allungarsi la carriera. Si è specializzato?
«Matte accetta le sfide e ci naviga bene. Avere questa considerazione dagli atleti non è poco e non riguarda solo chi cerca un podio. Tutti quelli che sono passati da lui lo hanno fatto in momenti particolari e si sono migliorati. Addirittura, Martinenghi ha nuotato mezzo secondo meno di quanto fatto nell'anno olimpico e spero sia un dato evidente. Lo erano anche i risultati con me, poi me lo sono sposato e ci hanno visto altro».
A 12 anni si può essere a un mondiale? La cinese Yu Zidi è arrivata quarta in due finali.
«A 12 anni è davvero presto, sei in evoluzione dal corpo della ragazzina e quello della donna anche se una data giusta non esiste. Non è un ambiente che ti brucia: prima impari a conoscerlo e prima lo gestisci. Non parliamo di un casting di spettacolo, ci sono le federazioni e i tecnici a supporto. Infatti, mi domando come mai Mao, quattordicenne con il titolo italiano assoluto sui 200 stile libero, non ci sia».
Per i tecnici è un'adolescente ancora molto bambina.
«Lei non si sarà fatta il problema. Io alla sua età ero al Mondiale di Barcellona. Entrare in una squadra è delicato, se puoi farlo dalla porta secondaria è più semplice. Su, c'erano mille modi per farle approcciare in modo sano l'esperienza».
È cambiata la matricola: basta acconciature brutali.
federica pellegrini matteo giunta
«Rispecchia i tempi. Io ho portato i capelli fucsia con fierezza. Alle giovanili ci facevano i disegni ironici sulla pelle e mai mi ha dato l'idea di violenza. A 14 anni ho pagato la cena per tutti e zitta. Era una tradizione e si tramandava, ma capisco. Nel tentativo di rispettare tutte le sensibilità c'è il rischio di appiattire, ok. Meglio proteggere tutti e censurare lo spirito di qualcuno».
Per la prima volta c'è un'italiana nella finale dei 100 stile libero: Sara Curtis.
«Non credo abbia problemi di pressione. È nelle condizioni di Tortu dopo aver battuto il record di Mennea, avrà gli occhi addosso e tocca a lei costruire il suo percorso senza guardare le aspettative altrui. Per il nuoto mi spiace che parta così presto per gli Usa, ma è una scelta di vita ed è giusto percorrerla».
Ceccon si è detto «più socievole». Chiariti i malintesi?
«Mi gioco un bellissimo no comment».
Esaurito il bonus. Questa nazionale ripete che il nuoto è diventato squadra.
«Sono contenta che il sentimento venga dai ragazzi. Significa superare brutte abitudini alimentate dalle vecchissime generazioni ancora presenti in vasca. Gente che soffre i successi altrui e pensa sia la normalità. Io avrei nuotato benissimo in un gruppo così, anche se sono socievole fino a un certo punto».
Sua figlia Matilde, a un anno e mezzo, la segue in piscina. Che effetto fa?
«Strano: mi divido in due. Mi emoziono a immaginarla in una gara, poi penso al cognome che la insegue e mi agito. Meno male che è doppio e viene prima Giunta. Le auguro uno sport di squadra, come esperienza e crescita».
Emozioni mondiali?
«A parte Tete (Martinenghi), il record del mondo di Marchand nei 200 misti: dà la misura di un fenomeno».
(…)
Torna in tv, su Netflix, con «Physical Italia». Ci ha preso gusto?
«Scelgo programmi con sfide fisiche, approcci familiari. Eppure, il meglio resta la conduzione con la Gialappa's, ero quasi ironica. Stavo per dire simpatica però poi so che si scatena».
Ha capito perché?
«Va a ondate. Dico quello che penso indipendentemente da dove tira la tendenza.
Con l'odio social, le persone note sono costrette al politicamente corretto, io preferisco dare la mia reale opinione a prescindere da dove gira il vento. Mi amano, mi odiano... comunque tutti mi riconoscono la sincerità».
FEDERICA PELLEGRINI THOMAS CECCON
L'ondata andrà mai per intero verso l'approvazione?
«Non me lo aspetto».
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sara curtis
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