torino juve

ORMAI LO SCUDETTO LO PUO’ PERDERE SOLO L’INTER – RONALDO SALVA LA JUVE NEL DERBY. CON IL TORO RECLAMA UN RIGORE PER UN’ENTRATA DI DE LIGT SU BELOTTI - I TIFOSI BIANCONERI, ABITUATI FIN TROPPO BENE, CONTESTANO: "AVETE A CUORE SOLO SOCIAL, SPONSOR E MILIONI. TIRATE FUORI I COGLIONI...”

Mario Pagliara per gazzetta.it
 

torino juve

E’ stato il derby delle mille emozioni, dei tredici secondi, e dei colpi di scena che non finiscono mai. Alla fine finisce due a due, con un super Szczesny che nel finale deve fare due super interventi su Sanabria prima e Baselli dopo per evitare il k.o.. Il Torino trascinato da una doppietta di Sanabria conquista un punto meritatissimo che fa tanto classifica e ancora di più morale. La Juventus aveva messo la testa avanti con Chiesa e a dieci minuti dalla fine è riuscita a raggiungere il pari con Ronaldo. Per Pirlo questo derby è l’ennesima brusca frenata di una stagione che si complica ulteriormente. 
 
VERDI E DANILO— A voler interpretare le intenzioni, sembra proprio che Davide Nicola decida di giocarsela soprattutto nel mezzo con la forza della qualità che gli possono garantire le giocate di Simone Verdi. Perché nel 3-5-2 del suo Toro, che spesso si ritrova a rimodellarsi in una difesa a cinque, la novità è rappresentata dal posizionamento di Verdi nel ruolo, finora mai provato in partita, di mezzala sinistra. Andrea Pirlo ridisegna una Juventus nella quale il cervello è Danilo: non è una prima volta, ma è certamente una soluzione di emergenza in conseguenza della punizione inflitta ad Arthur, nemmeno convocato dopo il noto festino di giorni fa. 
 
CHIESA E IL PUNTO DI ROTTURA — Quando il derby comincia si vola sull’onda di tredici minuti di foga bianconera: cinque occasioni e il vantaggio di Federico Chiesa producono lo sforzo della squadra di Pirlo. La Juventus si accende dunque subito, parte forte ma per merito di un Toro ordinato e combattivo, nel primo tempo, si spegne subito dopo il primo quarto d’ora. E allora, l’inizio del derby è della Juventus: Chiesa e Morata ci provano dopo appena due minuti, poi ancora Chiesa spara in curva (4’) e un minuto più tardi Sirigu deve opporsi con i pugni a un diagonale ancora di Chiesa.
 

torino juve de ligt belotti

Il Toro barcolla ma non molla, risponde con un siluro di Mandragora dopo un numero di alta scuola di Ansaldi (6’): la conclusione per un soffio non beffa Szczesny. Passano due minuti e va in scena il primo episodio dubbio del derby: Rincon scodella un palla al centro dell’area dalla destra, De Ligt interviene durissimo su Belotti. Mazzoleni al Var non interviene, Fabbri fa giocare: l’impressione, però, rivedendo più volte l’azione è che l’olandese sia intervenuto prima sulla caviglia sinistra di Belotti. Arriviamo al tredicesimo, quando si rompe l’equilibrio: Morata evita l’intervento di Bremer, fa sponda per l’incursione di Chiesa che sfonda e buca Sirigu.
 
LA TESTA DI SANABRIA— Il vantaggio però rischia di offuscare i meriti di un Toro che è perfettamente dentro la partita. Anzi, nella seconda metà del primo tempo i granata si fanno spesso anche preferire sul piano del gioco mentre la Juventus si regge sulle folate di Chiesa. Rincon suona la carica, con un siluro (22’) sul quale c’è bisogno che Alex Sandro si immoli riuscendo a murare con il corpo. Ansaldi sulla sinistra spinge e sfonda volentieri, Verdi entra in partita, la combinazione Belotti-Sanabria funziona. E così al 27’ è il momento del meritato pari granata: Mandragora spara un siluro sul quale Szczesny si fa trovare impreparato, forse sorpreso. Sulla respinta corta, arriva Sanabria in terzo tempo e firma l’uno a uno. E’ il suo terzo gol in cinque partite con la maglia del Torino. Prima dell’intervallo, Sirigu deve tuffarsi sulla spizzicata di Morata (43’).
 

striscione contestazione juve

I TREDICI SECONDI — Quando il secondo tempo riparte, arrivano i tredici secondi incredibili di questo derby molto vivace. La Juventus gioca il primo pallone della ripresa, Kulusevski sbaglia l’appoggio verso la difesa che si trasforma in un angolo per Sanabria che si fa trovare sempre al posto e al momento giusto. Il paraguaiano si invola e in pochi tocchi prima sfonda nell’area bianconera poi buca Szczesny: è il 2-1 che capovolge la storia di questa stracittadina e fa esplodere la panchina granata. Accade tutto in tredici secondi che diventeranno indimenticabili. Le statistiche di Sanabria vanno aggiornate: quarto gol in cinque partite e prima doppietta con il Toro.
 
IL SIGILLO DI RONALDO— La Juventus reagisce di rabbia, ma ha il difetto di metterci poco ordine e qualità: la schiena di Buongiorno si pone tra Chiesa e Sirigu (6’), poi Sirigu è chiamato alla parata di classe su un colpo di testa di Ronaldo (8’). La risposta dei bianconeri scorre più sul filo dei nervi, mentre il Toro alza il muro e dove non arriva con la tecnica si spinge con il cuore. Già ammonito, al ventesimo un indomito Rincon viene sostituito da Lukic ed esce tra gli applausi dei pochi presenti all’Olimpico. Cinque minuti dopo Pirlo si gioca il doppio cambio: dentro Bernardeschi (per Kulusevski) e Ramsey (per Danilo). Nicola risponde con l’innesto di Zaza al posto di Belotti. Quando il derby sembra scivolare verso l’epilogo, arriva l’episodio del pari (34’): Chiellini prova una rovesciata al centro dell’area che si trasforma in un assist per Ronaldo.

cairo andrea agnelli

 
Sotto porta il portoghese firma il 2-2: in presa diretta Fabbri annulla per fuorigioco, poi dopo un lungo check al Var, l’arbitro assegna il gol alla Juventus perché Ronaldo viene tenuto in gioco da un piede di Bremer. Il Toro incassa il colpo e tre minuti dopo, Sirigu prima si salva sul palo sul tiro di Bentancur poi blocca un colpo di testa ancora di Ronaldo. Nel finale c’è spazio anche per Rabiot e Baselli, al novantesimo la palla del k.o. c’è l’ha il Torino: Szczesny è bravissimo a deviare in angolo un potente colpo di testa di Sanabria. E nel recupero c’è bisogno ancora di un super parata del polacco su un calcio di punizione di Baselli. Finisce qui un derby intenso e divertente.

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...