
VARRIALE, OGNI SCAZZO VALE! ALDO GRASSO RICORDA TUTTE LE LITI DEL GIORNALISTA ENRICO VARRIALE CONDANNATO IN PRIMO GRADO PER STALKING E LICENZIATO DALLA RAI PER "GIUSTA CAUSA" – DA CESARONE MALDINI CHE LO DEFINI’ “BASSOTTINO” ALLA SBROCCATA DEL PACIOSO DINO ZOFF, IL CRONISTA E’ RIUSCITO A FAR PERDERE LE STAFFE ANCHE A MOURINHO, LOTITO (“SONO UN PRESIDENTE, NON UN DIPENDENTE”), PREZIOSI, MALESANI – IL DUELLO RUSTICANO CON WALTER ZENGA (“SI CONFERMA UNO CHE CONTINUA A FARE USCITE A VUOTO”; “PREFERISCO FARE USCITE A VUOTO CHE AVERE A CHE FARE CON PERSONE COME LEI”) E LA PROFEZIA DI MAZZONE NEL 2002: “HO SAPUTO DAL CAPO DELLA RAI CHE SEI STATO MESSO FUORI” – VIDEO
Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” - Estratti
La Rai ha licenziato il giornalista sportivo Enrico Varriale con una risoluzione per giusta causa.
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Di Varriale, però, ricordiamo il suo carattere fumantino e le sue storiche liti con allenatori e presidenti.
Ricordiamo soprattutto quella che oggi si potrebbe chiamare la «profezia di Mazzone». Correva l’anno 2002, Mazzone guidava il Bologna e infastidito da alcune osservazioni inopportune di Varriale gli dice: «Guarda che ho saputo che sei stato messo fuori... L’ho saputo dal capo della Rai».
Tutto iniziò nel 1997, quando l’allenatore della nazionale Cesare Maldini ebbe uno scontro con il nostro Enrico. Nacque un battibecco e il ct definì il giornalista un «bassottino» (allora il politicamente corretto era sconosciuto). La lite più clamorosa è stata certamente quella con Walter Zenga rimproverato da Varriale per non essersi presentato nel post-partita della settimana precedente.
Volarono parole grosse, da duello rusticano.
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Persino una persona tranquilla come Dino Zoff perse le staffe con Varriale, quando il giornalista dopo la qualificazione a Euro 2000 criticò in malo modo il gioco espresso dalla nazionale. Zoff non apprezzò.
Varriale è riuscito a litigare con José Mourinho, che lasciò il collegamento senza rispondere dopo essere stato paragonato al suo predecessore Roberto Mancini, con Alberto Malesani, allora allenatore del Siena, «licenziato» in diretta dal giornalista che aveva fatto riferimento a malumori della dirigenza. I suoi battibecchi non hanno risparmiato nemmeno due presidenti come Enrico Preziosi e Claudio Lotito, riuscendo nella impresa ardua di renderli quasi simpatici. Rimproverato da Varriale, Preziosi aveva risposto: «Non accetto lezioni da lei. Sempre polemico eh?».
All’invito di fare in fretta, Claudio Lotito si risentì non poco: «Io sono presidente e pretendo di essere trattato come tale. Non sono un dipendente, non può chiedermi una risposta breve mentre facciamo un’intervista in conference call».
LA RAI LICENZIA VARRIALE CONDANNATO PER STALKING "FUORI PER GIUSTA CAUSA"
Andrea Ossino; Silvia Scotti per “la Repubblica” - Estratti
Enrico Varriale non lavorerà più in Rai, è stato licenziato. Fine di una carriera, al netto di prevedibili ricorsi, cominciata nel 1986 nella sede di Napoli e proseguita a Roma tre anni dopo, nella redazione sportiva del Tg3 allora diretta da Aldo Biscardi, dove è diventato l'inviato di punta de "Il Processo del lunedì".
La decisione è arrivata ieri mattina, comunicata ai colleghi con una nota firmata dal direttore dello Sport Paolo Petrecca.
Poche ore dopo, una lettera ha raggiunto il giornalista per informarlo del provvedimento. Risoluzione «per giusta causa», è scritto nella missiva.
Tre mesi fa il tribunale di Roma aveva condannato l'ex vicedirettore di Rai Sport a 10 mesi di reclusione, pena sospesa a condizione che frequenti con cadenza almeno bisettimanale un percorso di recupero per uomini maltrattanti. Perché Varriale è stato riconosciuto colpevole, almeno in primo grado, di stalking e lesioni.
Sono le stesse accuse da cui il giornalista si sta difendendo in un secondo processo, ancora in corso. Reati identici, denunciati da due diverse donne, tra il 2021 e il 2022.
Per questo, spiegano dalla Rai, è maturato il licenziamento: «Vi informo che il rapporto di lavoro tra Rai e il collega Enrico Varriale — si legge nella nota diffusa ieri — è stato risolto per giusta causa». Una soluzione, si mormora nei corridoi dell'emittente pubblica, legata anche a comportamenti che l'azienda ha valutato come violazioni degli impegni sottoscritti nel contratto.
La vicenda è complessa e, tra ricorsi e appelli, all'orizzonte si prefigura un braccio di ferro tra la tv di Stato e il giornalista. Due anni fa Varriale aveva anche portato la Rai in tribunale, accusando i vertici di averlo demansionato prima ancora che la giustizia facesse il suo corso. Successivamente, però, una sentenza è arrivata, seppur in primo grado e relativa solo a una delle due indagini che lo hanno coinvolto.
Dunque, una condanna e due procedimenti giudiziari. Il primo, terminato, si riferisce a fatti avvenuti nell'estate di quattro anni fa.
Un anno nero, ricordano gli investigatori negli atti: i «gravosi impegni del giornalista», «la sostituzione nelle telecronache della partita», «il procedimento disciplinare» per il mancato rispetto della quarantena durante gli Europei di calcio «e infine la mancata conferma come vicedirettore della testata giornalistica Rai Sport».
Poi l'aggressione all'ex compagna: «La sbatteva violentemente al muro, scuotendole e percuotendole le braccia e sferrandole calci», è la prima accusa. In seguito Varriale avrebbe cercato di rientrare in contatto con la vittima, minacciando di poter incidere su una collaborazione giornalistica che la donna svolgeva. E poi appostamenti sotto casa e telefonate.
Circostanze che il giornalista ha sempre contestualizzato difendendosi in aula, spiegando che ogni discussione sarebbe scaturita dalla sua volontà di stabilizzare la relazione e dalla frequentazione con un'altra donna.
«Le ho dato uno schiaffo — ha provato a giustificarsi l'imputato in aula — l'errore più grande della mia vita, se fosse qui le chiederei scusa, ma è l'unico episodio violento. Il resto è tutto falso». Non ha convinto il giudice, però, che lo ha condannato anche per stalking.
Poi c'è il secondo processo, ancora in corso.
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ENRICO VARRIALE
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