POTERI FORTI ALLA RISCOSSA - MA QUANTO E' CARINO SINISCALCO CON MEDIOBANCA (OPERAZIONE VENDITA IMMOBILI DELLO STATO) - E A GESTIRLI CI PENSERA' LA PIRELLI RE DI TRONCHETTI (IL CERCHIO SI CHIUDE.)
Da L'Indipendente
A volte ritornano. Anzi, per dirla tutta, non se ne vanno mai. Sono i cosiddetti Pf, cioè i poteri forti. Muscoloso intreccio di alta finanza, banche, istituzioni. Fiutano l'aria e, se sentono la politica col fiatone, gli assestano un destro in faccia. È un rituale. E, come tale, ciclicamente si ripete. A celebrare la liturgia, nella storia che segue, ci ha pensato il professor Domenico Siniscalco, neo ministro dell'Economia. Quanto involontariamente, cerchiamo di capirlo.
La scorsa settimana la Camera ha approvato la manovrina per correggere i conti pubblici. Per accelerare i tempi, ma soprattutto per blindare il testo e evitare assalti alla diligenza, il governo ha posto la questione di fiducia. Nella pancia del decreto, prudentemente messo sotto vuoto, c'è, alla voce "tagli nei ministeri", la dismissione del patrimoni immobiliari dei dicasteri romani.
In sostanza, quando la manovra di aggiustamento avrà avuto il via libera anche dal Senato, si provvederà alla vendita dei palazzoni rinascimentali dei ministri, che rimarranno però nelle rispettive sedi come inquilini. Insomma, nient'altro che l'ultimo retaggio di finanza creativa sopravvissuto al suo più illustre esegeta, Giulio Tremonti. O meglio, il peana del professor Siniscalco dedicato al suo predecessore, in nome dei vecchi tempi.
Fin qui, cioè prima dell'irruzione in questa storia dei Pf, tutto fila liscio. Lo schema del piano di finanza fantasy è questo: lo Stato vende gli immobili ministeriali alle banche che, a loro volta, danno in gestione i palazzi a una società di gestione del risparmio (sgr). Questa, infine, affitta le sedi di nuovo allo Stato. Niente scatoloni, niente traslochi, e un incasso di 7 milioni di euro per l'erario.
Ora, dal momento che il margine di guadagno per la sgr è molto interessante, sono già sette le cordate di banche che, fiutando l'affare, hanno bussato alla porta del ministero dell'Economia. Sei gruppi, però, stanno perdendo tempo. Perché, secondo fonti accreditate di via XX Settembre, Siniscalco ha già deciso.
Il Professore vuole affidare la gestione dell'operazione a Mediobanca. Che dividerà gli oneri d'acquisto con Morgan Stanley e Unicredito. Piazzetta Enrico Cuccia ha stracciato la concorrenza di altri poli bancari come Lehman Brothers, San Paolo Imi, Calyon, Citigroup, Banca Intesa, eccetera. Tutti rimasti a bocca asciutta.
Ma cosa c'entra Siniscalco con Mediobanca? Non si sa. È stuzzicante, però, la tesi che va per la maggiore. E cioè, che il neo ministro dell'Economia stia scambiando segnali di fumo con i poteri forti. Gli stessi che non hanno osteggiato la sua promozione. Si verificherebbe così il teorema per cui, quando la politica arretra, i Pf cooptano.
La seconda parte di questa storia, però, è più interessante della prima. Perché Mediobanca è intenzionata a scegliere, come società di gestione del risparmio, la "Pirelli real estate". Il cerchio si chiude. Con gli affitti dei ministeri, Tronchetti Provera (avvistato a Palazzo Chigi lo scorso 7 luglio) potrebbe rimettere in sesto le casse della sua holding Olimpia, perennemente in rosso dopo l'acquisto i Telecom. Una vera manna.
Dagospia 28 Luglio 2004
A volte ritornano. Anzi, per dirla tutta, non se ne vanno mai. Sono i cosiddetti Pf, cioè i poteri forti. Muscoloso intreccio di alta finanza, banche, istituzioni. Fiutano l'aria e, se sentono la politica col fiatone, gli assestano un destro in faccia. È un rituale. E, come tale, ciclicamente si ripete. A celebrare la liturgia, nella storia che segue, ci ha pensato il professor Domenico Siniscalco, neo ministro dell'Economia. Quanto involontariamente, cerchiamo di capirlo.
La scorsa settimana la Camera ha approvato la manovrina per correggere i conti pubblici. Per accelerare i tempi, ma soprattutto per blindare il testo e evitare assalti alla diligenza, il governo ha posto la questione di fiducia. Nella pancia del decreto, prudentemente messo sotto vuoto, c'è, alla voce "tagli nei ministeri", la dismissione del patrimoni immobiliari dei dicasteri romani.
In sostanza, quando la manovra di aggiustamento avrà avuto il via libera anche dal Senato, si provvederà alla vendita dei palazzoni rinascimentali dei ministri, che rimarranno però nelle rispettive sedi come inquilini. Insomma, nient'altro che l'ultimo retaggio di finanza creativa sopravvissuto al suo più illustre esegeta, Giulio Tremonti. O meglio, il peana del professor Siniscalco dedicato al suo predecessore, in nome dei vecchi tempi.
Fin qui, cioè prima dell'irruzione in questa storia dei Pf, tutto fila liscio. Lo schema del piano di finanza fantasy è questo: lo Stato vende gli immobili ministeriali alle banche che, a loro volta, danno in gestione i palazzi a una società di gestione del risparmio (sgr). Questa, infine, affitta le sedi di nuovo allo Stato. Niente scatoloni, niente traslochi, e un incasso di 7 milioni di euro per l'erario.
Ora, dal momento che il margine di guadagno per la sgr è molto interessante, sono già sette le cordate di banche che, fiutando l'affare, hanno bussato alla porta del ministero dell'Economia. Sei gruppi, però, stanno perdendo tempo. Perché, secondo fonti accreditate di via XX Settembre, Siniscalco ha già deciso.
Il Professore vuole affidare la gestione dell'operazione a Mediobanca. Che dividerà gli oneri d'acquisto con Morgan Stanley e Unicredito. Piazzetta Enrico Cuccia ha stracciato la concorrenza di altri poli bancari come Lehman Brothers, San Paolo Imi, Calyon, Citigroup, Banca Intesa, eccetera. Tutti rimasti a bocca asciutta.
Ma cosa c'entra Siniscalco con Mediobanca? Non si sa. È stuzzicante, però, la tesi che va per la maggiore. E cioè, che il neo ministro dell'Economia stia scambiando segnali di fumo con i poteri forti. Gli stessi che non hanno osteggiato la sua promozione. Si verificherebbe così il teorema per cui, quando la politica arretra, i Pf cooptano.
La seconda parte di questa storia, però, è più interessante della prima. Perché Mediobanca è intenzionata a scegliere, come società di gestione del risparmio, la "Pirelli real estate". Il cerchio si chiude. Con gli affitti dei ministeri, Tronchetti Provera (avvistato a Palazzo Chigi lo scorso 7 luglio) potrebbe rimettere in sesto le casse della sua holding Olimpia, perennemente in rosso dopo l'acquisto i Telecom. Una vera manna.
Dagospia 28 Luglio 2004