MAGIA A SINGAPORE, E' SPARITA LA BNL - BONSIGNORE, CALTAGIRONE, UN AVVOCATO GINEVRINO. PER VENDERE A FIORANI IL 5 PER CENTO DI BNL, ATTRIBUITO ALL'ITALO-ARGENTINO MACRI'. CHE POI PRESE IL VOLO NEL FAR EAST.

Vittorio Malagutti per "L'espresso"


Dopo due anni di agguati e manovre, l'Opa vincente dei francesi di Bnp-Paribas ha finalmente chiuso la guerra di Borsa su Bnl. Dubbi e misteri, però, restano. Una nebbia fitta che continua a gravare sulla storia recente della grande banca romana. Tra una scalata fallita, quella targata Unipol, e un'inchiesta della magistratura (la procura di Roma), i conti ancora non tornano.

Che fine ha fatto, per esempio, il pacchetto azionario del 5 per cento attribuito a non meglio precisati investitori capitanati dall'imprenditore argentino di origini italiane Franco Macrì? Se ne fece un gran parlare all'inizio del 2005, poco prima che gli spagnoli del Banco Bilbao lanciassero la loro Opa su Bnl. Poi più nulla. Adesso però la pista sudamericana, o presunta tale, torna d'attualità. Merito delle dichiarazioni di Gianfranco Boni, già braccio destro di Gianpiero Fiorani. Nel suo fluviale racconto ai pm milanesi, Boni spiega di essersi incontrato più volte con l'avvocato ginevrino Christian Fischele proprio per trattare l'acquisto di quel 5 per cento di Bnl che ai prezzi di Borsa attuali vale oltre 400 milioni.

La trattativa andò in scena nella primavera del 2005, quando entrarono nel vivo le grandi manovre per le scalate bancarie dell'estate. Lodi dava una mano a Unipol nell'attacco all'istituto romano, mentre la compagnia delle Coop affiancava Fiorani nell'assalto all'Antonveneta. Sostiene Boni che fu Francesco Gaetano Caltagirone a prospettare ai lodigiani la possibilità di mettere le mani sul pacchetto argentino. Caltagirone in quel periodo era a capo del cosiddetto contropatto che si opponeva ai soci di comando, cioè Generali e Diego Della Valle, oltre al Bilbao, nel frattempo partito da solo all'attacco.

I due manager della Popolare approdarono nello studio di Fischele a Ginevra grazie alle indicazioni di Vito Bonsignore, socio importante di Bnl (con oltre il 3 per cento), nonché alleato e amico di Caltagirone. "Bonsignore ci diede il nome di un avvocato ginevrino da contattare per il pacchetto di Bnl, tale Fischele", ha fatto mettere a verbale Boni interrogato dai pm milanesi. Le indagini della magistratura non hanno ancora chiarito quale fosse il legame tra la coppia Caltagirone-Bonsignore e i gli argentini di Macrì.



Fischele è un nome poco conosciuto negli ambienti dell'alta finanza ginevrina. Non si può dire che faccia parte del circuito dei grandi studi legali della città svizzera. Anzi, negli ultimi anni ha amministrato un gran numero di piccole società, alcune delle quali hanno avuto vita breve. Fatto sta che i due manager della Popolare Italiana partono in quarta. Boni tra aprile e l'inizio di maggio dell'anno scorso fa la spola con Ginevra. La trattativa però ben presto si complica. Anche perché i venditori, rappresentati da Fischele, chiedono che l'operazione venga fatta transitare da un veicolo societario con base a Singapore.

Insomma, dall'Argentina all'Estremo Oriente per comprare le azioni di una banca italiana. Le reali motivazioni di questo giro tortuoso non appaiono chiare. Certo è che l'intervento di una finanziaria offshore avrebbe reso più difficile identificare i proprietari della quota messa in vendita. Non solo. In un conto di Singapore avrebbe dovuto essere pagata anche una commissione di svariati milioni di euro.

Fiorani e Boni, che pure, come dimostrano le indagini, avevano una discreta esperienza in fatto di finanza esotica, restano spiazzati e chiedono aiuto a un paio di consulenti internazionali. Alla fine, però, l'operazione non va in porto. Boni racconta che Fischele, a un certo punto, sparì dalla circolazione. "L'ho chiamato al telefono, a Ginevra, mi dicevano che era fuori, che mi avrebbe chiamato lui. Poi io non l'ho più chiamato e la cosa è finita lì".

L'ex braccio destro di Fiorani ha dichiarato ai pm che Bonsignore in quel periodo chiese più volte notizie della trattativa 'argentina' al boss della Popolare. E anche la Banca d'Italia, tramite il governatore Antonio Fazio e il capo della Vigilanza Francesco Frasca, sarebbe stata informata di questo misterioso pacchetto. Niente da fare. Siamo a maggio 2005. Unipol ormai è partita all'attacco. E il pacchetto argentino finisce nel calderone della scalata. Con guadagni per decine di milioni per quei soci misteriosi.


Dagospia 06 Giugno 2006