TELECOM-MEDIA - ALTRI QUATTRO ARRESTI. IN CARCERE FABIO GHIONI, IL MAGO DEI COMPUTER, PER AVERE VIOLATO I SEGRETI DI RCS - COINVOLTO UN EX GIORNALISTA DI 'FAMIGLIA CRISTIANA' - TRONCHETTI: MAI ORDINATO QUEI DOSSIER SU MUCCHETTI.

Piero Colaprico e Emilio Randacio per "la Repubblica"


Hanno usato il computer come una mano elettronica capace di rubare. Eppure, qualche volta, anche i computer lasciano tracce ed è così che ieri è finito in carcere, a Busto Arsizio, Fabio Ghioni, uomo della sicurezza dell´azienda Telecom. Insieme al mago dei computer, sono stati firmati altri tre ordini di custodia. Uno è stato consegnato nel carcere di Voghera al recordman degli arresti Telecom (ne ha avuti tre), e cioè Giuliano Tavaroli, ex capo della sicurezza della compagnia telefonica. L´altro è per il giornalista cinquasettenne Guglielmo Sasinini, che ottiene da subito gli arresti domiciliari, ed era già sotto indagine per il suo ruolo misterioso di strapagato consulente di Telecom e Pirelli. Il quarto è Rocco Lucia, 35 anni, varesino trapianto a Roma, un altro maghetto dei computer, anche lui ai domiciliari.

Sale da ieri il livello delle indagini, sale di pari passo anche il livello della possibile polemica. Perché il perno di quest´ultimo blitz sono, nel ruolo di vittime, Vittorio Colao, ex amministratore Rcs, e Massimo Mucchetti, giornalista economico e scrittore. E, come ha detto un imputato ormai ritenuto dai pm un affidabile collaboratore, e cioè l´ex agente Sisde Marco Bernardini, sapere qualcosa su di loro «interessava a Tavaroli e Marco Tronchetti Provera».

Appena queste informazioni sono trapelate, Marco Tronchetti Provera dichiara «di non aver mai dato disposizione di svolgere indagini, tantomeno con modalità illegali, nei confronti di alcuno e neppure quindi del dottor Mucchetti». E in un comunicato viene ribadito, chiaro e tondo, che il presidente della Pirelli «dichiara altresì di essere totalmente estraneo a qualunque attività illegale».



I fatti, stando all´ordinanza di 230 pagine, ricca di dettagli e di passi di interrogatori, sono questi. Al quartetto viene contestato, oltre all´associazione a delinquere, l´articolo 615 ter del codice penale, e cioè accesso abusivo a sistema informatico o telematico: potrebbe portare sino a otto anni di carcere. Con la complicità di altre persone, Tavaroli e Sasinini ordinano - secondo l´accusa - ai loro spioni di entrare nella vita professionale e privata di Mucchetti e di Rosalba Casiraghi, consulente d´azienda. Compiono «accertamenti bancari» sui due, facendosi procurare «la password per accedere alla rete informatica del Gruppo Rcs». I detectives aprono i dossier «Mucca pazza» (Mucchetti) e «Clarabella» (Casiraghi), ricchi ciascuno di dodici «reports», pagati entrambi da Telecom: il primo 30mila euro, il secondo 17mila.

E non finisce qua, perché - questo dice sempre l´ordinanza - utilizzano «un programma scritto appositamente e depositato su di un web server interno della Rcs che, segnalando con falsi messaggi di posta elettronica agli utenti la necessità di aggiornare il programma, scaricava a sua volta un file che cercava, all´interno della macchina ospite, tutti i documenti aventi un certo tipo di estensione e li inviava a un computer esterno». Grazie a questo «assist» e usando una strambissima parola chiave, «nfgrejkha.merseine.nu», i pirati informatici a libro paga della security Telecom, tutti del cosiddetto «Tiger team», «asportavano gran parte dei documenti contenuti all´interno del Notebook aziendale di Vittorio Colao, nonché - si legge nell´ordinanza - dati strettamente privati e personali».

Sono tante le carte che l´accusa ha deciso di far conoscere. Era stata persino fatta assumere una ragazza avvenente nel bar frequentato dai cronisti del quotidiano di via Solferino, per carpire informazioni. E alcuni pedinamenti ai danni di Mucchetti sono stati fatti da Claudio Tega, un fascistone dal passato non proprio limpido. Piccola chicca: anche un mago dei computer come Ghioni non sembra aver resistito alla tentazione tipica di ogni faccendiere italiano. Imbrogliare «il padrone» che lo paga. Ghioni, grazie a un giro di conti esteri, avrebbe stornato a suo favore «800mila euro di Telecom».


Dagospia 19 Gennaio 2007