FUORI FERRARA, 'ABORTITO' DA BERLUSCONI, SGONFIATO DA FINI - CANDIDATURE PD, OUT VISCO ("SPAZIO AI GIOVANI") E DE MITA ("MI SENTO INSULTATO") - SONDAGGIO: PD IN CRESCITA, MA IL DISTACCO È FORTE: 10 PUNTI.
1 - FERRARA, 'ABORTITO' DA BERLUSCONI, SGONFIATO DA FINI: "NON SARÒ CANDIDATO SINDACO"
Corriere.it - Giuliano Ferrara non correrà per il Campidoglio. È stato lo stesso direttore del "Foglio" ad annunciarlo in una lettera indirizzata a Gianfranco Fini e a Gianni Alemanno: «Cari amici, dal momento che siete orientati a non collaborare con la mia lista per la vita e contro l'aborto, vi prego di prendere nota della mia indisponibilità ad accogliere la vostra offerta di candidarmi a sindaco di Roma. Con i migliori e più cordiali saluti, e con gli auguri per una buona e serena campagna elettorale».
MELONI - Nel centrodestra, alla ricerca di un candidato da contrapporre a Francesco Rutelli, resta in piedi 'ipotesi della trentunenne Giorgia Meloni, di Alleanza nazionale, la più giovane vicepresidente della Camera nella storia della Repubblica italiana. Il nome del candidato avrebbe dovuto essere annunciato martedì, ma alla fine del pomeriggio non era uscito nessun nome. Tanto che era tornato a circolare il nome di Ferrara, che però ha ufficializzato il suo no. La candidatura di Giorgia Meloni trova il favore negli ambienti di Forza Italia, come ha confermato il deputato e coordinatore romano del partito Francesco Giro, che parla di «intensi rapporti telefonici intercorsi nel pomeriggio con An» per arrivare alla definizione di un nome.
2 - CANDIDATURE PD, FUORI VISCO ("SPAZIO AI GIOVANI") E DE MITA ("MI SENTO INSULTATO")
Corriere.it - Vincenzo Visco e Ciriaco De Mita non faranno parte delle liste del Pd in vista delle prossime elezioni politiche. In una lettera inviata al segretario del Partito democratico Walter Veltroni, il vice-ministro dell'Economia ha affermato che «è meglio valorizzare i giovani economisti». ««La mia presenza in Parlamento non è decisiva», scrive il responsabile della politica fiscale che, dopo sette legislature passate in Parlamento, richiama invece l'attenzione su un gruppo di «giovani economisti interessati alla politica ed ai problemi del Paese». «Ritengo che la mia rinuncia alla candidatura - aggiunge Visco - possa (e debba) essere l'occasione per valorizzare e promuovere alcuni di questi giovani che già hanno dimostrato sul campo le proprie qualità».
DE MITA - Più polemico l'addio di De Mita. «Sono vittima dell'età - afferma - e per questo mi ribello e vi lascio. Mi sento insultato». L'ex esponente democristiano ha preso la parola per primo al coordinamento nazionale del Pd, annunciando il suo addio. Ma poi, ai cronisti, ha aggiunto che «questo non è un addio alla politica». Per De Mita si profila un accordo con Tabacci e la Rosa Bianca, anche se l'ex premier non ha confermato l'indiscrezione. L'unica cosa certa è che «non si tratta di un addio alla politica». «Come diceva un poeta spagnolo, 'Quando morirò morirò con la chitarra in mano', io dico che quando morirò farò l'ultimo discorso elettorale» ha assicurato.
3 - SONDAGGIO REPUBBLICA.IT: PD IN CRESCITA, MA IL DISTACCO È FORTE: 10 PUNTI
Matteo Tonelli per Repubblica.it
La distanza c'è e si vede. Quasi dieci punti distacco. Con la coalizione che che si raggruppa intorno a Silvio Berlusconi che tocca quota 44,5% e lo schieramento che sostiene Walter Veltroni che si ferma al 34,5%. A meno di due mesi dalle elezioni politiche, il sondaggio realizzato da Ipr Marketing per Repubblica.it, fotografa una realtà nota. Quella cioè del vantaggio del centrodestra che però sconta l'addio dell'Udc e vede, seppur lievemente, diminuire i propri consensi. D'altro canto si nota una progressione del Partito democratico che vede lo schieramento di Veltroni aumentare la percentuale di chi ha intenzione di votarlo. A leggere i dati, infatti, il Pd (nell'ipotesi di un accordo con i radicali) si attesta al 31%, migliorando il risultato ottenuto nell'ultimo sondaggio Ipr del 15 febbraio. Più statica, invece, appare dal posizione del Pdl che deve fare i conti con la scelta centrista e autonoma dell'Udc di Pier Ferdinando Casini.
Scendendo nel dettaglio si vede come accanto al Pd, l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro (unico partito che avrà il simbolo accanto a quello del Pd nella scheda) arriva al 3,5%. I Socialisti, invece, dopo la decisione di correre soli, si fermano all'1,5%. Una percentuale che non garantisce l'accesso alla rappresentanza parlamentare.
Sul fronte della sinistra radicale, invece, la cosidetta "Cosa Rossa", ovvero la Sinistra Arcobaleno che raggruppa Rifondazione, Pdci e Verdi, ottiene l'8% dei consensi. Confermando quelle che sono le previsioni.
Grande la curiosità, invece, di vedere che appeal avrà il blocco centrista. Ebbene, dopo la scelta di rompere con il Pdl, Casini e la sua Udc arrivano a quota 5%. La Rosa Bianca si attesa al 2,5, mentre Mastella e l'Udeur raccongono briciole: solo lo 0,5%. Nel caso in cui questi partiti si presentassero uniti al voto, la somma aritmetica li vedrebbe toccare quota 8%. Ma siccome in politica spesso l'aritmetica non è un buon parametro per capire gli umori degli elettori, appare difficile prevedere questa unione possa dare i frutti sperati.
Dati alla mano il Pdl di Berlusconi (e Fini) resta sostanzialmente fermo. Un 38% che lo accredita come il blocco portante dello schieramento. E che paga con due punti in meno, l'abbandono di Casini. La Lega, che correrà solo al Nord con il proprio simbolo, arriva al 5,5% mentre gli autonomisti di Lombardo si fermano all'1%. La somma porta la coalizione al 44.5%.
Interessante, però, il risultato ottenuto da "La Destra" di Francesco Storace. Un significativo 3,5% in cui potrebbero esser confluiti molti elettori di An che vedeono con sfavore la scelta "centrista" fatta da Fini che ha annunciato come meta finale l'approdo nel Partito popolare europeo. Ed è probabile che, a destra, non siano pochi quelli che "non vogliono morire democristiani".
Dagospia 20 Febbraio 2008
Corriere.it - Giuliano Ferrara non correrà per il Campidoglio. È stato lo stesso direttore del "Foglio" ad annunciarlo in una lettera indirizzata a Gianfranco Fini e a Gianni Alemanno: «Cari amici, dal momento che siete orientati a non collaborare con la mia lista per la vita e contro l'aborto, vi prego di prendere nota della mia indisponibilità ad accogliere la vostra offerta di candidarmi a sindaco di Roma. Con i migliori e più cordiali saluti, e con gli auguri per una buona e serena campagna elettorale».
MELONI - Nel centrodestra, alla ricerca di un candidato da contrapporre a Francesco Rutelli, resta in piedi 'ipotesi della trentunenne Giorgia Meloni, di Alleanza nazionale, la più giovane vicepresidente della Camera nella storia della Repubblica italiana. Il nome del candidato avrebbe dovuto essere annunciato martedì, ma alla fine del pomeriggio non era uscito nessun nome. Tanto che era tornato a circolare il nome di Ferrara, che però ha ufficializzato il suo no. La candidatura di Giorgia Meloni trova il favore negli ambienti di Forza Italia, come ha confermato il deputato e coordinatore romano del partito Francesco Giro, che parla di «intensi rapporti telefonici intercorsi nel pomeriggio con An» per arrivare alla definizione di un nome.
2 - CANDIDATURE PD, FUORI VISCO ("SPAZIO AI GIOVANI") E DE MITA ("MI SENTO INSULTATO")
Corriere.it - Vincenzo Visco e Ciriaco De Mita non faranno parte delle liste del Pd in vista delle prossime elezioni politiche. In una lettera inviata al segretario del Partito democratico Walter Veltroni, il vice-ministro dell'Economia ha affermato che «è meglio valorizzare i giovani economisti». ««La mia presenza in Parlamento non è decisiva», scrive il responsabile della politica fiscale che, dopo sette legislature passate in Parlamento, richiama invece l'attenzione su un gruppo di «giovani economisti interessati alla politica ed ai problemi del Paese». «Ritengo che la mia rinuncia alla candidatura - aggiunge Visco - possa (e debba) essere l'occasione per valorizzare e promuovere alcuni di questi giovani che già hanno dimostrato sul campo le proprie qualità».
DE MITA - Più polemico l'addio di De Mita. «Sono vittima dell'età - afferma - e per questo mi ribello e vi lascio. Mi sento insultato». L'ex esponente democristiano ha preso la parola per primo al coordinamento nazionale del Pd, annunciando il suo addio. Ma poi, ai cronisti, ha aggiunto che «questo non è un addio alla politica». Per De Mita si profila un accordo con Tabacci e la Rosa Bianca, anche se l'ex premier non ha confermato l'indiscrezione. L'unica cosa certa è che «non si tratta di un addio alla politica». «Come diceva un poeta spagnolo, 'Quando morirò morirò con la chitarra in mano', io dico che quando morirò farò l'ultimo discorso elettorale» ha assicurato.
3 - SONDAGGIO REPUBBLICA.IT: PD IN CRESCITA, MA IL DISTACCO È FORTE: 10 PUNTI
Matteo Tonelli per Repubblica.it
La distanza c'è e si vede. Quasi dieci punti distacco. Con la coalizione che che si raggruppa intorno a Silvio Berlusconi che tocca quota 44,5% e lo schieramento che sostiene Walter Veltroni che si ferma al 34,5%. A meno di due mesi dalle elezioni politiche, il sondaggio realizzato da Ipr Marketing per Repubblica.it, fotografa una realtà nota. Quella cioè del vantaggio del centrodestra che però sconta l'addio dell'Udc e vede, seppur lievemente, diminuire i propri consensi. D'altro canto si nota una progressione del Partito democratico che vede lo schieramento di Veltroni aumentare la percentuale di chi ha intenzione di votarlo. A leggere i dati, infatti, il Pd (nell'ipotesi di un accordo con i radicali) si attesta al 31%, migliorando il risultato ottenuto nell'ultimo sondaggio Ipr del 15 febbraio. Più statica, invece, appare dal posizione del Pdl che deve fare i conti con la scelta centrista e autonoma dell'Udc di Pier Ferdinando Casini.
Scendendo nel dettaglio si vede come accanto al Pd, l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro (unico partito che avrà il simbolo accanto a quello del Pd nella scheda) arriva al 3,5%. I Socialisti, invece, dopo la decisione di correre soli, si fermano all'1,5%. Una percentuale che non garantisce l'accesso alla rappresentanza parlamentare.
Sul fronte della sinistra radicale, invece, la cosidetta "Cosa Rossa", ovvero la Sinistra Arcobaleno che raggruppa Rifondazione, Pdci e Verdi, ottiene l'8% dei consensi. Confermando quelle che sono le previsioni.
Grande la curiosità, invece, di vedere che appeal avrà il blocco centrista. Ebbene, dopo la scelta di rompere con il Pdl, Casini e la sua Udc arrivano a quota 5%. La Rosa Bianca si attesa al 2,5, mentre Mastella e l'Udeur raccongono briciole: solo lo 0,5%. Nel caso in cui questi partiti si presentassero uniti al voto, la somma aritmetica li vedrebbe toccare quota 8%. Ma siccome in politica spesso l'aritmetica non è un buon parametro per capire gli umori degli elettori, appare difficile prevedere questa unione possa dare i frutti sperati.
Dati alla mano il Pdl di Berlusconi (e Fini) resta sostanzialmente fermo. Un 38% che lo accredita come il blocco portante dello schieramento. E che paga con due punti in meno, l'abbandono di Casini. La Lega, che correrà solo al Nord con il proprio simbolo, arriva al 5,5% mentre gli autonomisti di Lombardo si fermano all'1%. La somma porta la coalizione al 44.5%.
Interessante, però, il risultato ottenuto da "La Destra" di Francesco Storace. Un significativo 3,5% in cui potrebbero esser confluiti molti elettori di An che vedeono con sfavore la scelta "centrista" fatta da Fini che ha annunciato come meta finale l'approdo nel Partito popolare europeo. Ed è probabile che, a destra, non siano pochi quelli che "non vogliono morire democristiani".
Dagospia 20 Febbraio 2008