donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - DIMENTICATE SCAZZI E VAFFA, DOMANI A ROMA TRA MACRON E MELONI SOLO BACI E ABBRACCI – SE L’EUROPA A TRAZIONE “VOLENTEROSI” HA BISOGNO DELL’ITALIA, DALL’ALTRA LA DUCETTA HA CAPITO DI ESSERE FINITA NEL VICOLO DELL’IRRILEVANZA - ACCANTONATI I SOGNI DI DIVENTARE LA REGINA DELLA DESTRA EUROPEA, MERZ E MATTARELLA LA SPINGONO VERSO IL PPE, USCENDO DAL GRUPPO DESTRORSO DI ECR - MACRON E MELONI SONO AMBEDUE ALLE PRESE CON L’ULTRA DESTRA DI MARINE LE PEN E DI MATTEO SALVINI (MA IL SECONDO SIEDE A PALAZZO CHIGI) - IL RENDEZ-VOUS DI DOMANI DOVRÀ RASSICURARE LA SORA GIORGIA CHE NON SARÀ PIÙ ESCLUSA DAI TAVOLI DEI NEGOZIATI SULL’UCRAINA, COME È SUCCESSO A TIRANA - SECONDO: ASSICURARSI L’INSOSTITUIBILE PRESENZA DELL’UNICO ALLEATO EUROPEO DOTATO DI POTENZA NUCLEARE ALLA CONFERENZA DEL 7 LUGLIO A ROMA SULLA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA. SENZA MACRON, SAREBBE NON SOLO UN FALLIMENTO TOTALE, MA INUTILE - IL PRAGMATICO MERZ SI STAGLIA SEMPRE PIÙ COME IL LEADER PER ECCELLENZA DELL’UNIONE EUROPEA: MERCOLEDÌ È ATTESO A WASHINGTON. DI SICURO NON SI RIPETERÀ IL PESTAGGIO SUBITO DA ZELENSKY: A FAR COMPAGNIA A MUSK CON UN OCCHIO NERO QUESTA VOLTA SAREBBE IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO - VIDEO

giorgia meloni emmanuel macron foto lapresse

DAGOREPORT

Et voilà! "Non c'è assolutamente alcun ostracismo nei confronti di Giorgia Meloni": questa la risposta di fonti dell'Eliseo a una domanda dei giornalisti alla vigilia della visita di Emmanuel Macron a Roma.

 

"La realtà – prosegue il lancio di oggi dell’Ansa - è che la presidente Meloni fa parte di quel formato collettivo. Era presente nelle riunioni di Parigi e di Londra. E l'Italia per noi è un partner importante che può svolgere pienamente il suo ruolo con i partner europei". Per l'Eliseo, "i format possono variare", l'importante "è che fra europei, sul fondo delle questioni, siamo d'accordo".

 

Che cosa è successo tra il galletto francese e la pollastrella italiana? Dove è finita l’aperta ostilità del governo di Roma, da Salvini a Fazzolari, nei confronti dell’europeismo anti-trumpiano del quartetto dei Volenterosi (Francia, Germania, Polonia e Gran Bretagna)?

 

DONALD TUSK - VOLODYMYR ZELENSKY - EMMANUEL MACRON - KEIR STARMER - FRIEDRICH MERZ - INCONTRO A TIRANA

Come mai Lady Giorgia, in vista dell’incontro, dichiara seraficamente (si veda il video) che non c'è niente di "personale" e bisognerebbe non cedere alla tentazione di montarci su "la panna"?

 

E precisa, con gli occhioni a cuoricino: "Italia e Francia sono amiche e alleate. Hanno posizioni convergenti su molti dossier" e "questo è normale. Non è che ci siano contrapposizioni. A volte i leader discutono ma questo non compromette nulla".

 

Frank-Walter Steinmeier sergio mattarella - marzabotto

 

 

 

 

Secondo fonti diplomatiche, il cambio d’umore geopolitico della Ducetta ha varie motivazioni. Prima di tutto, sono scesi in campo il neo cancelliere tedesco Fredrich Merz e il capo dello Stato Sergio Mattarella, ambedue con lo stesso obiettivo: cercare di portare l’Italia fuori dall’irrilevanza europea in cui è finita a causa delle ambizioni sbagliate della Ducetta di diventare la “pontiera” tra Bruxelles e Washington, “arbitro” tra il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il mattoide della Casa Bianca, Donald Trump.

friedrich merz e giorgia meloni foto lapresse2

Il bersaglio di Merz e Mattarella è di portare la premier della Garbatella ad avvicinarsi al Partito Popolare Europeo (PPE), tagliando nello stesso tempo i legami con il gruppo destrorso dei conservatori (ECR), che si dichiarano "eurorealisti" e antifederalisti, in quanto si oppongono al federalismo europeo, di cui Fratelli d’Italia è il primo partito.

 

Non solo: d’accordo con Macron, Tusk e Starmer, Merz è consapevole che la nuova Europa che cerca di rialzarsi dalle macerie del trumpismo non può fare a meno dell’Italia, che rappresenta il primo paese del sud del Vecchio Continente.

 

Dopo il mancato invito al vertice di Volenterosi a Tirana, ferita diventata dolorosissima data la presenza telefonica di Trump, seguito dalla sonora sberla di Macron, che aveva sottratto a Giorgia l’alibi delle truppe da inviare in Ucraina accusandola di diffondere fake news in stile Putin, a quel punto la Statista de’ noantri ha capito che doveva uscire dall’isolamento in cui si era cacciata.

 

marine le pen matteo salvini a san pietro

Quando il 17 maggio scorso incontrò per la prima volta Merz a Roma, una Meloni raggiante annunciò la nascita dell’asse Roma-Berlino: ‘’Se l’ipotesi dell’invio delle truppe è tramontata noi siamo sempre stati disponibili a far parte di qualsiasi format. Tenere unito l’Occidente senza escludere nessuno è sempre stata la priorità dell’Italia. È necessario abbandonare i personalismi che rischiano di minare l’unità dell’Occidente”.

berlino manifestazione contro afd e merz 2foto lapresse

 

 

 

La discesa di Macron a Roma, preceduta dalle dolci parole dell’Eliseo che abbiamo riportato all’inizio, è il tassello indispensabile per ricucire il rapporto con destra ballerina italiana. Domani i due ex nemici avranno da risolvere tre punti fondamentali: Ucraina, Gaza e dazi. Sulle tariffe da manicomio di Trump, Italia e Francia hanno una piattaforma comune, esportando i due stati negli Stati Uniti alimentari, macchinari, medicinali, etc.

matteo salvini

 

 

 

Inoltre, se il nemico in casa di Merz sono le svastichelle di AFD, a loro volta Macron e Meloni devono vedersela con due avversari su posizioni trumputiane di ultra destra: i “patrioti” Marine Le Pen e Matteo Salvini. Ma a differenza del presidente francese, l’antagonista numero uno della “Giorgia dei Due Mondi” siede nel suo governo.

 

SALVINI MELONI

 

 

Il leader della Lega, a caccia di consensi per schiodarsi dal suo 8% rosicchiando il 29% di FdI, è impegnato ogni giorno a sabotare le mosse della Ducetta, evitando però di tirare troppo la corda: una volta fuori dal governo, perderebbe gran parte del potere e, con i suoi tre governatori contro e Vannacci tra i piedi, per lui sarebbe la fine.

 

Accantonati i sogni di diventare la Regina della Destra europea, il rendez-vous di domani dovrà, in primis, rassicurare la Sora Giorgia che non sarà più esclusa dai tavoli dei negoziati sull’Ucraina, come è successo a Tirana. Secondo: assicurarsi l’insostituibile presenza dell’unico alleato europeo dotato di potenza nucleare alla conferenza del 7 luglio a Roma sulla ricostruzione dell’Ucraina. Senza Macron, sarebbe non solo un fallimento totale, ma inutile.

giorgia meloni e donald trump - vignetta by altan

Intanto, il vispo e pragmatico Merz si staglia sempre più come il leader per eccellenza dell’Unione Europea: è atteso mercoledì a Washington. E nella Sala Ovale di sicuro non si ripeterà il pestaggio subito da Zelensky: a far compagnia a Musk con un occhio nero questa volta sarebbe il tronfio Caligola di Mar-A-Lago.

VERTICE A PARIGI - GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRONvolodymyr zelensky donald trumpmeme incontro tra donald trump e zelensky 1MEME SULL INCONTRO TRUMP MELONI - BY FAWOLLO

 

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