LA VENDETTA DI HILLARY - INCAZZATA NERA PER ESSERE STATA CESTINATA A FAVORE DI BIDEN, MINACCIA: IL 30% DEI CLINTONIANI POTREBBE NON VOTARE OBAMA - L'AFRO-AMERICANO COLIN POWELL, VICE DI MCCAIN?...
Francesco Semprini per La Stampa
Il popolo democratico è tornato dopo un secolo a Denver per incoronare il suo candidato alle elezioni presidenziali nel corso della Convention più attesa degli ultimi vent'anni. Nel 1908 la città del Colorado aveva accolto la prima riunione mai organizzata da un grande partito nel Far West, un avvenimento storico come del resto quello di quest'anno, che vede per la prima volta un afro-americano partecipare alla fase finale delle presidenziali.
Ma il partito arriva all'appuntamento con un nodo complicato da risolvere, quello dei Clinton. Hillary, Bill e i loro irriducibili, ancora toccati dall'esclusione dell'ex first lady da nomination e ticket, rischiano di innescare una fuga di voti, specie i più moderati, compromessi anche dalle posizioni pro-aborto del neocandidato alla vicepresidenza, Joe Biden.
«Un gesto disperato», avverte Diane Mantouvalos, fondatrice della coalizione «Just Say No Deal» (Nessun accordo), convinta che scegliere il senatore rappresenti una «grave mancanza di rispetto nei confronti di Hillary». Mantouvalos, fedelissima della Clinton, non solo non vota Obama, ma è pronta a dare battaglia durante la convention a chi lo sostiene. «Ha voluto Biden perché non ha fiducia in se stesso», si legge sul blog di «Internet movement of Clinton supporters», secondo cui la scelta di un uomo del palazzo ha poco a che fare «con il cambiamento».
Non così la presidente della Camera, Nancy Pelosi, che in un primo intervento da Denver spiega che «Biden non è il tradizionale personaggio di Washington e soprattutto non è uno "yes man"». Con la deputata si schierano anche alcuni clintoniani: «In Biden vedo molte cose di Hillary», dice Susan Castner, volontaria dell'Oregon, mentre altri recriminano che la ex first lady abbia «spinto poco per ottenere la carica di vice».
Tra i perplessi c'è Mark Penn, ex stratega della campagna di Hillary: «Solo Obama sa perché non l'ha voluta al suo fianco», dice. Non promette nulla di buono neanche l'atteggiamento di Bill Clinton. L'ex presidente, che non ha mai manifestato apertamente il proprio sostegno ad Obama, mercoledì sera potrebbe parlare alla convention solo alle 23, quando le dirette televisive sono in gran parte finite e l'attenzione del pubblico è scemata.
A rafforzare il timore di fuga di consensi è il sondaggio Abc-Washington Post, secondo cui Obama è avanti di quattro punti su McCain, ma il 30 per cento dei clintoniani non vuole dargli il voto. Intanto sull'altro protagonista della convention, Joe Biden, si affaccia l'ombra di uno scandalo. Una vicenda controversa che vede protagonisti il figlio Hunter e il fratello James, accusati di frode per il ruolo svolto in alcuni affari dell'hedge fund Paradigm Companies.
Delle disavventure in casa democratica approfitta John McCain, che non perde occasione per affondare qualche colpo nel rivale, permettendosi di usare gli stessi compagni di partito. Per esempio ha ripescato alcune dichiarazioni della Clinton durante le primarie, quando attaccò Obama per i suoi legami con Tony Rezko, il palazzinaro di Chicago finito nelle maglie della giustizia.
Il candidato repubblicano vuole anche lui ritagliarsi un ruolo da protagonista a Denver, dove potrebbe arrivare l'annuncio della scelta del suo vice. Gli scommettitori puntano su un nuovo outsider, Colin Powell. Afro-americano, generale a quattro stelle ed ex segretario di Stato, Powell è stato più volte critico nei confronti della gestione militare e della politica estera dell'Amministrazione di George W. Bush. E anche per questo si candida a essere l'uomo adatto per catturare i voti moderati in fuga da Denver.
Dagospia 25 Agosto 2008
Il popolo democratico è tornato dopo un secolo a Denver per incoronare il suo candidato alle elezioni presidenziali nel corso della Convention più attesa degli ultimi vent'anni. Nel 1908 la città del Colorado aveva accolto la prima riunione mai organizzata da un grande partito nel Far West, un avvenimento storico come del resto quello di quest'anno, che vede per la prima volta un afro-americano partecipare alla fase finale delle presidenziali.
Ma il partito arriva all'appuntamento con un nodo complicato da risolvere, quello dei Clinton. Hillary, Bill e i loro irriducibili, ancora toccati dall'esclusione dell'ex first lady da nomination e ticket, rischiano di innescare una fuga di voti, specie i più moderati, compromessi anche dalle posizioni pro-aborto del neocandidato alla vicepresidenza, Joe Biden.
«Un gesto disperato», avverte Diane Mantouvalos, fondatrice della coalizione «Just Say No Deal» (Nessun accordo), convinta che scegliere il senatore rappresenti una «grave mancanza di rispetto nei confronti di Hillary». Mantouvalos, fedelissima della Clinton, non solo non vota Obama, ma è pronta a dare battaglia durante la convention a chi lo sostiene. «Ha voluto Biden perché non ha fiducia in se stesso», si legge sul blog di «Internet movement of Clinton supporters», secondo cui la scelta di un uomo del palazzo ha poco a che fare «con il cambiamento».
Non così la presidente della Camera, Nancy Pelosi, che in un primo intervento da Denver spiega che «Biden non è il tradizionale personaggio di Washington e soprattutto non è uno "yes man"». Con la deputata si schierano anche alcuni clintoniani: «In Biden vedo molte cose di Hillary», dice Susan Castner, volontaria dell'Oregon, mentre altri recriminano che la ex first lady abbia «spinto poco per ottenere la carica di vice».
Tra i perplessi c'è Mark Penn, ex stratega della campagna di Hillary: «Solo Obama sa perché non l'ha voluta al suo fianco», dice. Non promette nulla di buono neanche l'atteggiamento di Bill Clinton. L'ex presidente, che non ha mai manifestato apertamente il proprio sostegno ad Obama, mercoledì sera potrebbe parlare alla convention solo alle 23, quando le dirette televisive sono in gran parte finite e l'attenzione del pubblico è scemata.
A rafforzare il timore di fuga di consensi è il sondaggio Abc-Washington Post, secondo cui Obama è avanti di quattro punti su McCain, ma il 30 per cento dei clintoniani non vuole dargli il voto. Intanto sull'altro protagonista della convention, Joe Biden, si affaccia l'ombra di uno scandalo. Una vicenda controversa che vede protagonisti il figlio Hunter e il fratello James, accusati di frode per il ruolo svolto in alcuni affari dell'hedge fund Paradigm Companies.
Delle disavventure in casa democratica approfitta John McCain, che non perde occasione per affondare qualche colpo nel rivale, permettendosi di usare gli stessi compagni di partito. Per esempio ha ripescato alcune dichiarazioni della Clinton durante le primarie, quando attaccò Obama per i suoi legami con Tony Rezko, il palazzinaro di Chicago finito nelle maglie della giustizia.
Il candidato repubblicano vuole anche lui ritagliarsi un ruolo da protagonista a Denver, dove potrebbe arrivare l'annuncio della scelta del suo vice. Gli scommettitori puntano su un nuovo outsider, Colin Powell. Afro-americano, generale a quattro stelle ed ex segretario di Stato, Powell è stato più volte critico nei confronti della gestione militare e della politica estera dell'Amministrazione di George W. Bush. E anche per questo si candida a essere l'uomo adatto per catturare i voti moderati in fuga da Denver.
Dagospia 25 Agosto 2008