31 MILIARDI IN 140 CARATTERI: TWITTER SBANCA WALL STREET IN UNO DEI GIORNI PIÙ NERI DELLA BORSA - CHI È JACK DORSEY, IL NERD CHE SCOPA E VESTE DIOR

1 - IL BOTTO DI TWITTER: +73% IN UN GIORNO. CONTINUERÀ?
Marco Valsania per il "Sole 24 Ore"

Qualcuno l'ha definito un "healthy pop". Un botto salutare. E' stato ieri quello di Twitter al suo sbarco a Wall Street: il titolo ha guadagnato il 73%, a 44,9 dollari, difendendo il rialzo per l'intera seduta. Un andamento al rialzo e senza eccessiva volatilità, cioè, che per gli investitori può essere considerato ideale.

Il debutto ordinato di Twitter ha esorcizzato lo spettro delle traversie dell'initial public offering di Facebook. Allora, nel maggio del 2012, il social network arrivo' in Borsa a 38 dollari, rimase inchiodato a quella quotazione per la prima seduta e poi avvio' un brusco declino dal secondo giorno (-11%) che lo porto' a dimezzare il valore nel giro di quattro mesi. Solo un anno dopo ha recupero tornando significativamente sopra il prezzo di collocamento. Twitter ha evitato anche altre disavventure di Facebook: i sistemi di trading del New York Stock Exchange, scelto per l'Ipo, non hanno tradito l'azienda, come avevano invece fatto quelli di Nasdaq.

Il re del microblogging - ormai popolare tra politici come tra celebrità e ribelli della primavera araba - ha così raggiunto senza scosse una capitalizzazione di mercato di 24,5 miliardi. Oppure di oltre 30 miliardi se si considerano opzioni e warrant da esercitare.
Il rally, dopo gli investitori istituzionali che hanno dominato l'Ipo, in un segno di fiducia iniziale nell'azienda ha coinvolto anche investitori individuali e piccoli risparmiatori. Questi ultimi avevano ricevuto forse soltanto il 15% degli 80 milioni di titoli collocati (70 milioni più l'overallotment). Stando ad alcune stime, però, ieri almeno il 30% o forse 35% degli ordini di acquisto giunti sul mercato è arrivato da loro.

Questo non significa che gli interrogativi su Twitter e la sua valutazione abbiano trovato una risposta definitiva. Adesso l'incognita è se il titolo saprà tenere simili promesse di rialzo o se l'entusiasmo si rivelerà passeggero, pronto a sgonfiarsi almeno in parte come una bolla speculativa.

I valori raggiunti ieri sono superiori ai target di molti analisti che raccomandavano le azioni, fermi tra i 32 e i 43 dollari. Solo i più ottimisti, quali Topeka Capital, valutano oggi l'azienda oltre 50 dollari per azione.

Cantor Fitzgerald, ad esempio, giudica Twitter una piattaforma globale «efficace e a alta velocità di comunicazione complementare ai media tradizionali». Il suo target è però di 32 dollari, indicato come alto ma «potenzialmente meritato». Rbc crede nel potenziale nel mobile ma il target è di 33 dollari. Evercore Partners vede similitudini con Google e Facebook e anche maggiori potenzialità delle rivali nella raccolta pubblicitaria; il target è tuttavia 43 dollari.

Il dilemma è tutto nel business: Twitter aumenta utenti e fatturato, ma finora resta un'azienda in perdita, 440 milioni di passivo per l'esattezza dal 2010 a oggi. Un'azienda che, dopo il debutto, dovrà continuare a convincere gli investitori di non essere troppo cara e di meritarsi la loro fiducia anche in Borsa e non solo sul Web.


2 - TWITTER: A CHIUSURA 44,90 DLR VALE 31 MLD, NUOVI MILIARDARI
(ANSA) - A un prezzo di chiusura di 44,90 dollari per azione Twitter vale 31 miliardi di dollari, incluse le opzioni. E crea nuovi miliardari: Evan Williams, co fondatore di Twitter e maggiore singolo azionista, ha una quota del 10,4% valutata 2,56 miliardi di dollari. Rizvi Traverse Management ha il 16% di Twitter che vale 3,82 miliardi di dollari. La quota dell'amministratore delegato di Twitter, Dick Costolo, ha un valore di 365 milioni di dollari.


3 - JACK IL DANDY TUTTO GENIO E REGOLATEZZA CHE HA RESO ORO I CINGUETTII DEL MONDO
Massimo Vincenzi per "la Repubblica"


Quella mattina del 2006 fa freddo a South Park, ad un passo dal quartiere degli affari di San Francisco, e dal mare sale un vento impastato di pioggia sottile.
Proprio come ieri a New York, con l'aria resa gelida dalla corrente dell'Hudson che corre lungo il canalone di Wall Street. Sono passati sette anni e l'analogia non deve essere sfuggita ad un maniaco del dettaglio come Jack Dorsey, il capo carismatico di Twitter che è qui per prendersi gli applausi e i soldi della Borsa americana.

Trentasette anni il 19 novembre è l'esteta della Silicon Valley, più vicino a Steve Jobs che a Bill Gates, scandisce il suo motto: «Cerco in ogni momento la creatività, l'ispirazione: queste sono le cose che contano». Indossa solo abiti firmati Dior, all'appuntamento più importante arriva con una giacca nera, pantaloni attillati dello stesso colore e una camicia bianca: senza cravatta. Sorride, gli occhi chiari brillano e i capelli sono corti corti: è l'altra faccia della web generation, l'opposto dello stereotipo "nerd".

Non indossa una delle felpe nere del rivale Mark Zuckerberg da quando era studente alla New York University, quando gira per Washington Square vestito dimesso, con t-shirt sdrucite dove scrive con il pennarello il suo numero di telefono: «Così le ragazze non devono perdere tempo a chiedermelo».

Le donne sono una delle sue passioni. Gli piacciono da matti, ricambiato. Anche se, per la legge del contrappasso, si è appena dovuto difendere dall'accusa di discriminazione per non aver nemmeno una quota rosa nel suo consiglio di amministrazione: «Sciocchezze che non mi interessano», la replica.

La nuova conquista è la modella e attrice Lily Cole con cui trascorre le ultime vacanze saltando da uno yacht all'altro: le foto ritraggono lei, devota, che gli spalma la crema sulla schiena. Lui ha l'aria beata. Come ieri, quando le quotazioni da record di Twitter portano il suo patrimonio a superare il miliardo di dollari.

Come quella mattina del 2006 quando a due amici e colleghi dice ispirato dopo aver ordinato un burritos: «Ho avuto un'idea ». Ovvero i 140 caratteri che cambieranno la sua vita e degli oltre 200 milioni di utenti sparsi per il mondo. In realtà la trama sarebbe un po' diversa o almeno così la pensa il giornalista del New York Times Nick Bilton autore di una
biografia velenosa che gli riconosce una sola dote: il mito della creazione.

Secondo il libro la creazione del social network sarebbe di Noah Glass, suo socio a Odeo, la società da cui tutto ha inizio. Come già per Facebook le origini nel mondo hi-tech sono shakespeariane: le amicizie si rompono, l'amore diventa odio feroce. «Una notte, eravamo nella sua auto ubriachi di vodka e Red Bull e molto tristi: io deluso dagli affari, lui dalla sua vita sentimentale: gli dissi quello che avevo immaginato. Poi il giorno dopo ci siamo messi a lavorarci sopra: è vero il nome l'ha trovato lui ma il resto è merito mio»: è la tesi difensiva di Dorsey.

Di sicuro Glass adesso non è qui a godersi il successo, cacciato prima ancora che la società decollasse. Il dandy 2.0, come lo chiamano i molti nemici (che lo accusano pure di non sapere twittare) festeggerà ascoltando a tutto volume musica punk e bevendo uno dei rari vini francesi che alterna con l'acqua e limone, la sua dieta diurna.

Il ragazzo va di fretta, non ha tempo per i rimpianti: «Ho dovuto lottare e le chiacchiere inutili non mi piacciono», ripete. Nato a Saint Louis in una famiglia della working class: la mamma, Marcia, è una casalinga dallo spiccato senso dell'umorismo: «Sono la nonna di Twitter», il papà, Tim, fa l'operaio e ieri quando vede le fortune del figlio salire ancora più in alto non si trattiene e sul suo profilo digita: "FUN", tutto maiuscolo.

Dalla provincia Dorsey se ne va con le doti che tutti gli riconoscono: l'intelligenza, la fantasia, una grande energia e un metodo ai confini dell'autismo. Alla mattina si alza sempre alle 7 e 6 minuti, fa colazione nello stesso bar, poi prende l'autobus, si siede in fondo e mentalmente fa l'inventario di quel che vede: «Controllo quanti guardano Facebook e quanti noi, osservo quello che fanno con i loro computer: tutto serve per migliorare ». Va ogni sera della settimana nello stesso ristorante: "Aziza" al lunedì, "Zuni" al martedì, "Mint" al mercoledì e via così. Le riunioni di lavoro seguono un copione identico, immodificabile.

Ed è su questa strada a metà tra il talento e la ripetizione meccanica del lavoro che incontra l'altro protagonista della giornata: Richard Costolo, detto Dick. Lui è il vecchio del gruppo con i suoi 50 anni, è quello con la cravatta, gli occhiali neri e l'aria da studente in gita: con lo smartphone scatta una foto dopo l'altra. È l'amministratore delegato, quello che più ha creduto nel salto in Borsa e adesso si gode il successo: «È fantastico vedere così tanto entusiasmo.

Sono felice di come hanno risposto gli investitori, ora dobbiamo lavorare duro per consolidare il risultato, ma sono ottimista: Twitter ha possibilità di sviluppo illimitate». Ex attore all'Annoyance Theatre di Chicago ama le battute e le frasi ad effetto. Durante una lezione all'università davanti ai giovani che lo tempestano di domande dice sornione: «Non preoccupatevi di niente, non pensate a quale strada prendere, quali materie studiare: vivete la vita. Il resto viene da se, ve ne accorgerete subito che quella è la cosa giusta da fare». E magari, come per loro questa volta, ha il battito metallico di una campanella che suona.

 

 

jack dorsey in classe jack dorsey con la fidanzata jack dorsey JACK DORSEY DI TWITTER PUBBLICA UN MICRO VIDEO SU VINE logo twitter TWITTER article C DA x TWITTER article A AE x TWITTER article A x LINGRESSO DEL NEW YORK STOCK EXCHANGE NEL GIORNO DELLA QUOTAZIONE DI TWITTER

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...