furstenberg clara agnelli

AGNELLI, PRINCIPI SENZA PRINCIPATO ED EREDITÀ CONTESE: CERTE COSE NON CAMBIANO MAI! - IL PATRIMONIO DI CLARA AGNELLI VALE 100 MILIONI MA LA SORELLA MAGGIORE DI GIANNI NON FECE TESTAMENTO. PRIMA DELLA MORTE, I SUOI NIPOTINI VON FURSTENBERG (FIGLI DI EGON) ERANO RIUSCITI A TOGLIERE L'AMMINISTRAZIONE DEI BENI ALLO ZIO SEBASTIEN - AL CENTRO C'È BANCA IFIS, UN GIOIELLINO CHE MACINA UTILI E DI CUI CLARA AVEVA IL 30%. POI VILLE, CONTANTI, E UN PEZZETTINO DI FIAT

 

Andrea Pasqualetto per il Corriere della Sera

 

alexander e tatiana von furstenbergalexander e tatiana von furstenberg

I principi Alexander e Tatiana von Fürstenberg avevano capito che il pacchetto azionario di nonna Clara valeva un bel po'. E così avevano messo le mani avanti facendo arrivare dall' America al giudice di Padova un sos: attenzione perché la nonna è malata e a gestire i suoi beni c' è solo lo zio Sebastien. Una mossa che ha tolto a Sebastien von Fürstenberg l' amministrazione di sostegno della madre Clara Agnelli giusto cinque mesi prima della sua scomparsa che risale al 19 luglio scorso.

 

E ora che Clara non c' è più ed è in corso la successione si capisce bene la premura dei giovani rampolli americani della famiglia. L' eredità della nonna, primogenita della dinastia industriale e sorella maggiore dell' Avvocato, è infatti stata stimata in oltre 100 milioni di euro.

Sebastien Von FurstenbergSebastien Von Furstenberg

 

La parte del leone la fa Banca Ifis, uno degli istituti più in crescita del panorama creditizio italiano: i dipendenti passati da 20 a 700 in vent' anni, il titolo in borsa schizzato in un lustro da 4 a 25 euro con una performance di oltre il 600%, le filiali da zero a 26. E ora pure l' acquisizione di Interbanca e le imprese venete deluse da PopVicenza e Veneto Banca che bussano alla porta.

clara agnelli e giovanni nuvoletticlara agnelli e giovanni nuvoletti

 

«Crescita vigorosa, utili eccellenti», sintetizzava l' ad Giovanni Bossi parlando del 2015.

E una sede che è di per sé una perla, villa Furstenberg a Marocco, in provincia di Venezia, immersa in un parco di tigli, lontana da occhi indiscreti. La villa ha alle spalle una storia importante: è stata la sede del Comando generale austriaco dove nel 1849 la Repubblica di San Marco firmò la resa al Maresciallo Radetzky.

 

egon e diane von furstenberg con i figli alex e tatianaegon e diane von furstenberg con i figli alex e tatiana

Mentre nella seconda metà del secolo scorso veniva immortalata dalle cronache mondane con una decappottabile che entrava e usciva dal grande cancello verde. Era quella del conte Giovanni Nuvoletti, il secondo marito di Clara con il quale tradì il principe Tassilo von Fürstenberg che aveva sposato nella Foresta Nera a soli 18 anni, nel 1938. Uno scandalo.

 

Insomma, è fra queste stanze ricche di avvenimenti, stemmi e colonne che il principe Sebastien ha voluto gli uffici della sua creatura finanziaria. Della quale mamma Clara aveva un pacchetto di azioni del 30%, detenuto attraverso la società La Scogliera che ha il controllo di Banca Ifis. Il principe traduce tutto in soldoni: «Le azioni di mia madre valgono circa 80 milioni, essendo una quota di minoranza», precisa dalla tolda di comando, nella new town commerciale di Mestre.

clara agnelli e sebastien von furstenbergclara agnelli e sebastien von furstenberg

 

Jeans e polo, Fürstenberg parla di finanza accanto al vicepresidente ed ex genero Alessandro Csillaghy e davanti allo sguardo severo di mamma Clara che campeggia alta e imponente in un ritratto nella sala delle decisioni.

Dunque, 80 milioni arrivano dalla Banca. «Poi c' è della liquidità e altri beni fra immobili e una partecipazione».

 

egon von furstenbergegon von furstenberg

Qualche milione cash, una villa a Mantova e la quota nella Giovanni Agnelli e C. Sapaz, la società fondata nel 1984 da Gianni Agnelli e posseduta da circa cento discendenti del senatore Giovanni, il primo della dinastia. «Molto a spanne, la quota Sapaz varrà dieci milioni». Questo il patrimonio sul quale si decide la successione.

 

«Mia madre non ha fatto testamento per cui si procederà per quote di legittima: un terzo a mia sorella Ira, un terzo a me e un terzo ai figli di mio fratello Egon, Alex e Tatiana».

Gli eredi sono loro: l' attrice Ira, l' uomo d' affari Sebastien e i figli dello stilista Egon, morto nel 2004 a soli 58 anni, Alexander e Tatiana, cioè i nipoti americani che avevano alzato il disco rosso sullo zio. La consistente eredità di nonna Clara sembra aver riportato la pace in casa. «Sto cercando di tenere la famiglia unita, as my grandmother wished », scrive da Los Angeles Alexander.

giovanni bossi e sebastien von furstenberggiovanni bossi e sebastien von furstenberg

 

«Purtroppo i miei nipoti vivono in un altro continente e la lontananza può generare sospetti ma la verità è che ho sempre e solo fatto gli interessi di mia madre. La successione è comunque in corso», aggiunge lo zio. Come finirà?

 

«Ad Alex e Tatiana dovrebbe andare il 20% di Scogliera, io avrò la maggioranza qualificata, intorno al 70%». I nipoti se lo terranno probabilmente stretto, quel 20%, considerati i dividendi che paga ogni anno la società: 15-16 milioni di euro. Domanda: qual è il segreto del successo della Banca di Fürstenberg?

susanna, cristiana, clara e maria sole agnellisusanna, cristiana, clara e maria sole agnelli

 

«Semplice, al di là del credito commerciale e fiscale, siamo specializzati in crediti deteriorati. Li acquistiamo a un certo prezzo e li chiudiamo a un prezzo più alto, aspettando che i debitori siano in grado di pagare. No, non sfrutto le disgrazie altrui. Conviene a loro e conviene a noi». Conviene a tutti, dice. Un pacchetto che vale oro.

 

DIANE VON FURSTENBERG   8DIANE VON FURSTENBERG 8alexander von furstenberg, barry diller, diane von furstenberg, tatiana von furstenbergalexander von furstenberg, barry diller, diane von furstenberg, tatiana von furstenbergalex e diana von furstenbergalex e diana von furstenbergira furstenbergira furstenbergDIANE EGON VON FURSTENBERG 1DIANE EGON VON FURSTENBERG 1

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....