angela merkel corte costituzionale tedesca karlsruhe

CRAUTI AMARISSIMI – IL BLOCCO DELLA RATIFICA DEL RECOVERY PLAN DA PARTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA È UNA BOMBA CHE RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA L’INTERO PIANO “NEXT GENERATION EU” – GLI AIUTI NON POTRANNO ARRIVARE FINO AL PRONUNCIAMENTO DEFINITIVO, CHE È FONDAMENTALE PER CONSENTIRE ALLA COMMISSIONE EUROPEA DI EMETTERE TITOLI DI DEBITO. TRADOTTO: SE KARLSRUHE BOCCIA IL PIANO, DOBBIAMO DIRE ADDIO AI SOLDI DELL’EUROPA (E ALLE NOSTRE SPERANZE DI USCIRE DALLA CRISI)

1 – LA CORTE TEDESCA GELA IL RECOVERY I FONDI UE ORA RISCHIANO DI SLITTARE

Marco Bresolin per “La Stampa”

 

corte costituzionale tedesca

La spada di Damocle della Corte di Karlsruhe pende di nuovo sull'integrazione europea. Dopo aver messo in dubbio la legittimità del "Quantitative Easing", il piano d'acquisto di titoli pubblici della Bce voluto proprio dall'allora presidente Mario Draghi, ora i giudici della Corte Costituzionale tedesca minacciano di bloccare il "Next Generation EU", lo strumento da 750 miliardi per finanziare con debito comune la ripresa economica post-pandemia.

 

BERND LUCKE

O quantomeno di ritardarne l'entrata in vigore. La decisione - per una pura coincidenza - arriva proprio all'indomani dell'intervento di Draghi al Consiglio europeo, durante il quale il premier aveva sottolineato la necessità di introdurre gli Eurobond, strumenti di debito comune.

 

angela merkel e olaf scholz,

Tra giovedì e ieri il parlamento tedesco ha ratificato il provvedimento che consente di alzare il tetto delle risorse proprie del bilancio Ue: il Bundestag lo ha fatto con una maggioranza schiacciante (75%), il Bundesrat all'unanimità. Si tratta di un passaggio fondamentale per consentire alla Commissione europea di emettere i titoli di debito necessari per finanziare i piani di ripresa nazionali.

 

angela merkel e ursula von der leyen

Bruxelles potrà andare sui mercati soltanto quando tutti i 27 Paesi avranno dato il loro via libera. Ma l'iter tedesco si è fermato proprio un attimo prima della firma del presidente Frank-Walter Steinmeier sul testo legislativo: il capo dello Stato ha ricevuto una comunicazione della Corte Costituzionale che gli ha imposto di congelare l'adozione del provvedimento.

 

È proprio il principio della condivisione del debito, obiettivo da perseguire a livello europeo secondo Mario Draghi, che è alla base del ricorso presentato da un'associazione di cittadini alla Corte di Karlsruhe. I giudici lo hanno ammesso e così, in attesa di un pronunciamento, Steinmeier non potrà dare il via libera alla ratifica.

 

l corte tedesca big

Si tratta di un ricorso d'urgenza, ma non è stata definita una tempistica per il verdetto: la vicenda potrebbe protrarsi per 2-3 mesi. Un lasso di tempo che rischia di far slittare l'entrata in vigore del Next Generation EU e dunque l'arrivo dei primi fondi destinati all'Italia: Roma punta a ottenere circa 80 miliardi di sussidi dall'Unione e fino a 120 miliardi di prestiti. Un anticipo del 13% è atteso per l'estate.

 

Il gruppo dei ricorrenti è guidato dal "Bündnis Bürgerwille", associazione anti-euro legata a Bernd Lucke, l'economista fondatore del partito di estrema destra Alternative für Deutschland.

bernd lucke fondatore alternative fuer deutschlland

 

Non sono bastate le rassicurazioni di Angela Merkel, che in più occasioni aveva ripetuto che il Recovery è uno strumento "una tantum" e non un primo passo verso la condivisione del debito. Secondo i ricorrenti il piano di aiuti viola i Trattati Ue perché di fatto apre la strada al debito comune.

 

Olaf Scholz, ministro delle Finanze, si è detto fiducioso che la vicenda si chiuderà in tempi brevi. Anche la Commissione europea non teme sgambetti ed è certa che la Corte tedesca deciderà rapidamente. Un portavoce ha sottolineato che «la legittima della decisione sulle risorse proprie non è stata messa in discussione».

CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA MERKEL

 

Per Bruxelles resta l'obiettivo di completare l'iter delle ratifiche in tutti i 27 Paesi entro la fine di giugno. Al di là della vicenda tedesca, il percorso non è privo di insidie. Al momento sono solo 16 gli Stati che hanno già adottato il provvedimento e qualche governo potrebbe sfruttare questo passaggio per fini politici.

 

RUTTE KURZ MERKEL

C'è per esempio il timore che la Polonia lo usi come arma di ricatto per ottenere il via libera ai progetti contenuti nel proprio piano nazionale, in particolar modo sul dossier ambientale. Idem l'Ungheria, che contesta le condizionalità sullo Stato di diritto. Negli ultimi giorni sono stati invece gli austriaci a ventilare uno stop della ratifica nel caso in cui gli altri governi non concedessero a Sebastian Kurz una diversa distribuzione delle dosi dei vaccini. –

 

2 - QUEL DEBITO COMUNE EUROPEO CHE SPAVENTA AFD E BAVARESI

MERKEL URSULA VON DER LEYEN

Uski Audino per “La Stampa”

 

La Corte di Karlsruhe torna il cuore ribelle della politica tedesca. Nell'anno che trascinerà la Germania a scegliere il corso del dopo Merkel è anche il termometro per misurare le mosse delle componenti della galassia politica tedesca.

 

Non è un caso che - come già in passato per la vicenda del Quantitative easing - a sollevare la questione siano le frange più conservatrici della Germania. Che hanno impedito così che il presidente della Repubblica federale Frank-Walter Steinmeier potesse mettere la sua firma sulla legge sulle risorse proprie della Ue, votata giovedì con una maggioranza di due terzi al Bundestag (478 voti a favore, contro 95 contrari) e passata ieri addirittura all'unanimità al Bundesrat (Consiglio dei Länder).

draghi merkel

 

La ragione dello stop è un ricorso d'urgenza presentato da «Bündnis Bürgerwille» (Alleanza per la volontà dei cittadini), una piccola organizzazione di circa 2.000 persone, guidata dal fondatore di AfD Bernd Lucke, poi uscito dal partito. Ma che incarna ancora lo spirito anti-debito comune europeo che alberga in molte correnti del conservatorismo tedesco, sia quello marcato Cdu sia quello di stampo bavarese.

 

Già poco meno di un anno fa i giudici costituzionali avevano contestato la proporzionalità del programma della Banca Centrale europea relativo all'acquisto di titoli di Stato, meglio noto come Quantitative easing, e avevano criticato il giudizio della Corte di giustizia europea del 2018.

alternative deutschland afd bernd lucke

 

Quegli atti allora avevano trovato non solo il consenso della destra di AfD, ma anche della parte più conservatrice della Cdu, dall'ala economica di Friedrich Merz all'ex Ministro delle Finanze e ora presidente del Bundestag Wolfgang Schaueble. Nella pancia della Cdu-Csu c'è una resistenza mai sopita contro la cosiddetta «comunitarizzazione del debito», e il timore che i debiti altrui poi resti a pagarli la sola Germania. Già sulla vicenda del Fondo salva-stati alla fine la palla era stata buttata nel campo della Corte di Karlsruhe.

 

corte costituzionale tedesca

E oggi si torna al punto di partenza con gli schieramenti divisi proprio sul debito comune con gli alleati di Bruxelles. Non una decisione di poco conto alla luce non solo delle elezioni di settembre ma anche nell'ambito di un Recovery Fund che ha abbozzato concretamente in luglio l'idea di emissione di simil-bond europei

 

Secondo fonti diplomatiche la scelta di Karlsruhe è poco più di una decisione tecnica «dovuta». In caso di presentazione di un ricorso non palesemente infondato, la Corte deve prendersi il tempo necessario per verificarlo. La «Frankfuerter Allgemeine Zeitung» presenta invece un retroscena dai contorni più complessi. In casi come questi, la prassi vuole che i giudici e il presidente della Repubblica si sentano a voce in modo informale per chiarire e magari dare alla Corte il tempo necessario per verificare gli estremi del ricorso prima di passare alla ratifica.

 

rutte merkel ursula conte by osho

Stavolta, è andata diversamente: la telefonata c'è stata, riferisce l'ufficio di presidenza ma l'accordo non è stato raggiunto. Perché? Steinmeier e la Corte non erano d'accordo e il presidente voleva firmare comunque o invece si è voluto evitare che la pressione di una decisione in presenza di un ricorso ricadesse solo sulla testa presidente della Repubblica? L'interpretazione è aperta.

conte rutte merkel ursula

corte costituzionale tedesca

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...