francesco milleri alberto nagel gaetano caltagirone philippe donnet generali

DAGOREPORT – PER SCALARE GENERALI DELFIN DOVREBBE SGANCIARE LA SOMMETTA DI QUASI 3 MILIARDI - PER I FONDI INTERNAZIONALI CHE HANNO ISSATO DONNET AL VERTICE, PESANO I DISSIDI TRA GLI OTTO EREDI DI DEL VECCHIO – IN MEDIOBANCA (13% DI GENERALI), NAGEL STA VALUTANDO CHE FARE: MOLLARE DONNET (IN CARICA FINO AL 2026) O SBARRARE IL PASSO AL DUPLEX MILLERI-CALTAGIRONE CHE  A OTTOBRE ENTRERA' A VELE SPIEGATE NEL CDA DI PIAZZETTA CUCCIA METTENDO AI FERRI LA SUA GESTIONE? - MA PESA UN GRANDE PUNTO INTERROGATIVO...

1. DAGOREPORT

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

Cosa c’è dietro al cosiddetto “Assalto a Generali” da parte di Delfin? La vicenda, in realtà, è piuttosto semplice, almeno nella ricostruzione “minimalista” fatta da Francesco Milleri, ad e dominus della holding della famiglia Del Vecchio.

 

Tutto è nato dal nuovo piano di riacquisto delle azioni proprie (il cosiddetto “buyback”), incentivato e voluto da Philippe Donnet.

 

È grazie a quel piano che Delfin, ufficialmente per “un fatto tecnico”, è salita sopra la soglia del 10%, per poi chiedere all’Ivass (l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) di poter arrivare al 20.

 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

Come scrive Francesco Spini su "La Stampa" di oggi, Delfin, "più che fare una scalata, ha trovato un comodo ascensore (costruito da Donnet) che ha portato la famiglia Del Vecchio su di un piano senza alcuno sforzo e, soprattutto, alcun esborso".

 

Qui nasce il primo ostacolo per un’eventuale scalata di Generali: per acquistare un altro 10% di azioni, con l’aumento del valore del gruppo, servono quasi  3 miliardi. Ma dove trovarli? L’eredità di Leonardo Del Vecchio è tutt’altro dall’essere risolta, viste le numerose traversie e le discussioni tra i sei figli, la vedova Nicoletta Zampillo e il figlio di quest’ultima, Rocco Basilico.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

Gli otto eredi stanno ancora discutendo su come spartire l’impero e l’accordo sulla successione non si è ancora raggiunto. In ballo c’è la governance della società, ma anche un bel gruzzoletto di azioni Essilux (270 milioni) da dare all’amministratore delegato e “figlioccio” del Paperone di Agordo, Francesco Milleri.

 

L’autorizzazione dell’Ivass, in questo quadro, per ora è un via libera dovuto, ma in futuro può trasformarsi in una seria minaccia per i futuri assetti della società, qualora Delfin salisse al 20%, e per quelli di Mediobanca, di cui Delfin è primo azionista, con il 19,8% del capitale. Francesco Milleri avrebbe aperto una trattativa con Alberto Nagel, ad di Piazzetta Cuccia, in vista del rinnovo del cda della banca d’affari, a ottobre, dove Delfin e Calta entreranno a vele spiegate e giocoforza gli equilibri di potere cambieranno.

 

nicoletta zampillo ai funerali di leonardo del vecchio

Il senso del messaggio recapitato a Nagel è: “Noi ti garantiamo un futuro blindato, ma non possiamo aspettare la prossima assemblea di Generali per far fuori Donnet, appena rinnovato”.

 

Se dovessero cambiare gli equilibri all’interno della compagnia assicurativa, infatti, sarebbe difficile, se non impossibile, aspettare il 2026, data di scadenza del mandato del manager francese.

 

Come ha scritto Walter Galbiati, ieri su “Repubblica”, “E’ chiaro che se Delfin salisse fino al 20%, come è autorizzata a fare (ci vorrebbero 2,8 miliardi per rastrellare il 10%), potrebbero cambiare gli equilibri. E in una convocazione straordinaria si potrebbe arrivare a destituire l’attuale consiglio di amministrazione”.

 

Alberto Nagel

Insomma, il vero inghippo che ha di fronte Milleri è: come fare per spedire ai giardinetti Donnet, appena riconfermato con i voti pesanti degli investitori internazionali dopo la fallita scalata di Caltagirone? L'unico che ha in serbo l'arma è, col suo 13%, la Mediobanca guidata da Nagel.

 

A quel punto ci sono però i fondi internazionali che hanno issato, con Mediobanca, Donnet al vertici di Generali, i quali puntano solo all'usato sicuro del dividendo, e non vedono di buon occhio le beghe familiari interne, preferendo sempre e soltanto la stabilità: la composizione ereditaria frammentata di Delfin, insomma, ai loro occhi non è fonte di sicurezza.

 

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

Nel frattempo su Mediobanca si muove – a tenaglia – Francesco Gaetano Caltagirone. Il costruttore romano, con l’appoggio di Giorgia Meloni, sta provando a spingere per mettere un freno legislativo alla prassi della “lista del cda”.

 

Comunque, Delfin e Caltagirone, per quanto sognino di mettere le mani sul salotto buono della finanza italiana, non hanno i requisiti per scalare e poi governare la banca.

 

Le regole della Bce in merito sono chiare: il 20% di Delfin non può trasformarsi in una quota di controllo e di gestione, perché una banca può essere controllata solo da un soggetto vigilato da Bankitalia. Nessun gruppo imprenditoriale, da solo, può controllare la maggioranza dei voti della lista vincente in assemblea.

 

Se è vero da una parte che non hanno i requistiti bancari, dall'altra è altrettanto vero che una volta che a ottobre il duplex Calta-Milleri prenderà posto nel cda di piazzetta Cuccia, può mettere in crisi la gestione di Alberto Nagel (il quale non ha ancora digerito il no di Donnet alla sua richiesta di acquisire Banca Generali).

 

E su tutto grava un punto interrogativo grande come una casa: ma se Caltagirone e Milleri stringessero a tenaglia su Mediobanca-Generali, il governo e le autorità di controllo si gireranno dall’altra parte facendo finta che l’intesa sia casuale ? Perché se così non fosse, l’ombra di un obbligo di Opa cambierebbe gli equilibri e le possibilità del duo di agire a fari spenti…

 

Del Vecchio e figlio

2. MILLERI E CALTAGIRONE VANNO IN PRESSING PER IL NUOVO CDA DI PIAZZETTA CUCCIA

Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”

 

Delfin, il giorno dopo l’ufficializzazione del via libera Ivass a salire oltre il 10% di Generali, tende a gettare acqua sul fuoco. Solo un fatto tecnico, dice, causato dal buy back di azioni Generali che ha fatto superare la soglia del 10% e fatto scattare la richiesta dovuta per legge. In realtà questa versione minimalista della vicenda non convince la maggior parte degli osservatori e neanche la Borsa.

 

REPUBBLICA - DELFIN SALE SOPRA IL 10% DI GENERALI - 3 LUGLIO 2023

Anche perché la possibilità per Delfin di poter salire sopra il 10% di Generali apre un ventaglio di opzioni per il futuro. Per esempio la possibilità di crescere attraverso la sottoscrizione di contratti derivati, oppure, come ha fatto Mediobanca all’assemblea Generali del 2022, facendosi prestare i titoli dal mercato in vista della scadenza dove si potranno esercitare i relativi diritti di voto.

 

Dunque lo scenario [...] è molto ampio, e si basa anche sul fatto che i contendenti sono dotati di ampie munizioni finanziarie. Francesco Gaetano Caltagirone, per esempio, che è sceso dal 9,9% al 6,4% di Generali per aver esercitato un’opzione put successivamente all’assemblea, potrebbe ricomprare azioni e chiedere all’Ivass di poter salire oltre il 10%.

 

FRANCESCO MILLERI E LEONARDO DEL VECCHIO CON I RAY BAN STORIES - GLI OCCHIALI SMART DI LUXOTTICA E FACEBOOK

Oppure potrebbe, come fece Leonardo Del Vecchio a suo tempo, chiedere a Banca d’Italia e Bce di poter salire oltre il 10% nel capitale di Mediobanca, avendo raggiunto da poco la soglia del 9,5%.

 

Il superamento di determinate soglie rilevanti in una banca, però, è faccenda più complicata che per le assicurazioni. La Delfin era stata autorizzata a raggiungere il 20% a patto che la partecipazione fosse meramente finanziaria, e non fosse determinante per la gestione della banca.

 

Del Vecchio [...] chiese alla Bce anche di poter salire oltre il 20% e quindi di essere determinante per il controllo di Mediobanca. I vigilanti di Francoforte risposero che ciò era possibile soltanto a un soggetto vigilato da Banca d’Italia e, inoltre, gli fu fatto notare che un imprenditore non bancario che prendesse il controllo di un gruppo bancario ricadrebbe nella regolamentazione delle Financial Holding, le quali necessitano di requisiti di capitalizzazione impossibili da raggiungere.

 

AZIONARIATO DI MEDIOBANCA E GENERALI AL 3 MAGGIO 2023

Quindi se Delfin e Caltagirone e altri imprenditori alleati volessero presentare una lista per il controllo di Mediobanca, dovrebbero innanzitutto mandare avanti un soggetto vigilato, come una Sgr bancaria, e poi, qualora risultassero vincitori ai fini della nomina del cda, nessuno degli imprenditori che l’hanno sostenuta dovrebbe possedere più del 50% dei voti che sono andati a quella lista.

 

francesco gaetano caltagirone

A ciò si aggiunga che dovrebbero trovare un banchiere di standing disposto a fare da capofila e preparare un piano industriale migliorativo rispetto a quello appena presentato dall’ad Alberto Nagel. Insomma, un percorso non facile, con il rischio di una nuova bocciatura da parte del mercato che ha mostrato di gradire la gestione Nagel della banca scandita da utili e dividendi crescenti.

 

VITTORIO GRILLI

La seconda [...] è una lista del consiglio che includa alcuni amministratori indicati dai soci forti, Delfin e Caltagirone in primis. Alcune fonti riferiscono che le parti sono già in contatto e stiano discutendo di una possibile presidenza offerta agli scalatori.

 

Il nome più ricorrente è quello di Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia e attualmente in Jp Morgan ma in uscita per limite di età. Tuttavia, a parte i nomi, il punto cruciale è vedere chi avrebbe la maggioranza del nuovo cda. La terza soluzione [...] passerebbe dall’operazione che Nagel aveva proposto tempo addietro, la vendita di Banca Generali a Mediobanca con una parte del prezzo pagato con quel 13% di azioni Generali che Piazzetta Cuccia ha in pancia. Ma il Leone dovrebbe indire una gara e vendere al migliore offerente, che non è detto sia proprio Mediobanca.

 

3. GENERALI E MEDIOBANCA, PARTITA INCROCIATA L'OK IVASS A DELFIN PER SALIRE ACCENDE LA BORSA

Estratto dell'articolo di Francesco Spini per “la Stampa”

i figli di leonardo del vecchio al funerale del padre

 

[....] La decisione sollecitata dalla Delfin il 17 aprile, che ha stupito molti per la rapidità con cui è stata presa, ha scatenato dietrologie e scenari, per ora non supportati da alcuna azione concreta.

 

Tutto nasce, infatti, dall'«avvenuto superamento involontario», come si legge nella delibera Ivass, della soglia del 10% da parte della finanziaria «conseguente all'acquisto di azioni proprie effettuate da Assicurazioni Generali».

 

[....] Più che fare una scalata, ha trovato un comodo ascensore (costruito da Donnet) che ha portato la famiglia Del Vecchio su di un piano senza alcuno sforzo e, soprattutto, alcun esborso. Il mercato, tra le pieghe, vede possibili evoluzioni.

 

MEDIOBANCA

La Delfin, alle prese con una complessa successione ereditaria, ostenta al contrario prudenza. E precisa che la richiesta accolta dall'Ivass «non sottintende (...) alcuna particolare strategia di Delfin, se non quella di agire in conformità alle regole rispetto alla propria posizione quale azionista» del Leone.

 

Va però detto che la stessa Delfin un'alternativa ce l'aveva: anziché chiedere permesso all'Ivass di varcare la soglia, avrebbe potuto vendere l'eccedenza rispetto al 10%. Ma non l'ha fatto. Perché? Forse perché il momento è favorevole, se non alla battaglia, a mettere i muscoli bene in mostra.

 

CLAUDIO COSTAMAGNA FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE LUCIANO CIRINA

[...] Ma la partita quest'anno è a Milano ed è il rinnovo del cda di Mediobanca. Alberto Nagel, a capo di Piazzetta Cuccia dal 2003 come dg e dal 2007 come ad, ha presentato un piano ricco di dividendi («Siamo azionisti di lungo periodo e anche contenti», è stato il commento di Milleri).

 

Ma per trovare un accordo con i nuovi soci forti in casa sua (Delfin ha il 19,8%, Caltagirone ha il 9,9%) Nagel ha davanti a sé la via stretta che porta alla governance delle Generali. In cui gli stessi azionisti vedono come fumo negli occhi Donnet, che scade nel 2025 ma che archivierebbero anche prima, se solo potessero. In ogni caso vogliono una prospettiva che, in futuro, non li escluda dalle scelte cruciali.

 

nicoletta zampillo leonardo maria del vecchio

Di qui discenderà non tanto (o non solo) la riconferma di Nagel, che dalla sua ha l'appoggio di buona parte dei fondi, ma anche gli equilibri dentro il consiglio di Mediobanca dove i rappresentanti dei due azionisti entreranno comunque: nel listone del cda in caso di accordo, nel listino delle minoranze senza. Il prossimo presidente del collegio sindacale sarà un loro candidato.

 

Possono arrivare ad appoggiare un'eventuale lista alternativa, casomai spuntasse. Possono, insomma, incidere e non poco a Milano, con il vento a favore che spira dal governo. A Trieste, intanto, Delfin avrà mani libere: potrà stare ferma, comprare, prendere a sua volta titoli in prestito. Dalla romana via Barberini, sede del gruppo Caltagirone, non giungono commenti. Ma è chiaro che, visto il precedente, nulla gli vieterebbe di seguire la stessa strada e chiedere all'Ivass un'analoga autorizzazione. E ampliare a sua volta il raggio d'azione. Il tavolo è aperto a Mediobanca. Al centro della questione, però, sempre loro: le Generali.

FRANCESCO MILLERILEONARDO DEL VECCHIO MOGLIE NICOLETTA ZAMPILLOnicoletta zampillo leonardo del vecchionicoletta zampillo ai funerali di leonardo del vecchio

leonardo del vecchio con il figlio leonardo mariaREPUBBLICA - ASSALTO A GENERALI - 3 LUGLIO 2023

 

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