made in italy dazi esportazioni italia commercio giorgia meloni donald trump

DITE A GIORGIA MELONI CHE IL SUO AMICONE TRUMP RISCHIA DI METTERE IN GINOCCHIO IL MADE IN ITALY – I DAZI ANNUNCIATI DAL PRESIDENTE AMERICANO COLPIRANNO SOPRATTUTTO L’AGROALIMENTARE, IL SETTORE DEI VINI, LA FARMACEUTICA E L’INDUSTRIA DEL MOBILE, CHE HANNO NEGLI STATI UNITI UNO DEI PRINCIPALI MERCATI DI SBOCCO – LE IMPRESE ITALIANE POTREBBERO RICEVERE UNA STANGATA FINO A 10 MILIARDI DI EURO …

Estratto dell’articolo di Paolo Baroni per "la Stampa"

 

DONALD TRUMP GIORGIA MELONI

Per alcuni dei settori di punta del Made in Italy, come l'industria del mobile o l'agroindustria (vini, liquori, formaggi, conserve), per non dire della farmaceutica, quello nordamericano è uno dei principali mercati di sbocco, se non il primo. In ballo ci sono decine di miliardi di euro di esportazioni che ora i dazi minacciati da Trump mettono decisamente in pericolo.

 

Le nostre imprese, infatti, rischiano una stangata che potrebbe arrivare anche a 10 miliardi di euro. Per contrastare i piani di Trump servirebbe una risposta forte dell'Europa, «ma l'Europa in questa fase è assente, dorme» segnalano le imprese.

 

«Le dichiarazioni di Trump non ci fanno stare tranquilli» commenta Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, settore che esporta oltre il 50% della sua produzione e che ha negli Usa il suo secondo mercato di riferimento per un controvalore di 1,4 miliardi di euro. […]

 

I DAZI DI DONALD TRUMP E GLI EFFETTI SULLE IMPRESE ITALIANE

Anche per l'agroalimentare il contraccolpo potrebbe essere pesante. Francesco Mutti, amministratore delegato dell'impresa di famiglia, la Mutti spa di Parma, che nel giro di poco tempo sul mercato nordamericano è diventato il primo marchio italiano nel mondo del pomodoro, dice di «vivere molto male» la prospettiva che gli Usa introducano nuovi dazi, «non solo per l'eventuale danno che potrebbe subire la sua azienda, ma soprattutto per la mancanza di visione della nuova Amministrazione Usa. Perché in un momento come questo, con la guerra in Ucraina ancora in corso e la situazione in cui si trova il Medio Oriente, non si può scatenare una guerra commerciale per un po' di esportazioni».

 

[…]

 

Su 6 miliardi di euro di export agroalimentare ben 2 arrivano da vini e liquori che hanno negli Usa il loro primo mercato di sbocco, mercato che per i vini vale ben il 29% dell'export ed il 13% per i prodotti a maggiore gradazione alcolica. «La nostra industria ha già sofferto pesantemente a causa di dazi che hanno colpito ingiustamente il comparto - sostiene la presidente di Federvini Micaela Pallini -. È essenziale che produttori e istituzioni collaborino a livello internazionale per proteggere una filiera che rappresenta un importante patrimonio economico e culturale».

 

EXPORT MADE IN ITALY

Secondo Chiara Soldati, presidente del Comitato Casa di Federvini e ceo della cantina La Scolca di Gavi, l'introduzione di nuovi dazi doganali da parte degli Stati Uniti «metterebbe certamente in grossa difficoltà il nostro settore. Ma un protezionismo di questo tipo - aggiunge - mi sembra poco lungimirante visto che la produzione interna americana non è sufficiente per coprire i loro consumi col risultato che gli Usa avranno comunque bisogno di una quota di importazione di cui andranno a beneficiare quei paesi, come quelli del nuovo mondo che non sono toccati dai dazi. Ad esempio già nei dati di fine anno il Sauvignon neozelandese ha recuperato molte quote di mercato rispetto ai vini europei». […]

 

DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI NELLA LOGGIA NERA - MEME BY EDOARDO BARALDI

Anche per il Consorzio del Parmigiano-Reggiano gli Stati Uniti sono il primo mercato estero con oltre il 22% di quota export (pari a più di 14.000 tonnellate). «Il rischio - spiega il presidente Nicola Bertinelli - è che ora vengano presi provvedimenti di tutela che influenzano il mercato colpendo in maniera indiscriminata anche chi, come noi, copre circa il 7% del mercato dei formaggi duri a stelle e strisce e viene venduto a un prezzo doppio, 20 dollari a libra contro 10, di quello dei "Parmesan" locali.

 

Non si può pensare che mettendo dei dazi all'importazione di prodotti lattiero-caseari si possa tutelare gli agricoltori americani, anzi. Aumenterebbe solo il prezzo per i consumatori americani, senza proteggere realmente i produttori locali. È una scelta che danneggia tutti».

 

EXPORT MADE IN ITALY

Analizzando i dati dell'export verso gli Usa, però, il settore che rischia più di tutti è quello dei prodotti farmaceutici. «Medicinali e vaccini rappresentano il primo settore italiano per export verso gli Stati Uniti con 7,8 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2024», segnala il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani -. Le nostre esportazioni però sono difficilmente sostituibili, perché la produzione di farmaci su larga scala, per il know-how che serve, non è appannaggio di tutti i Paesi.

 

francesco mutti

 L'Italia è il primo produttore europeo ed è un campione mondiale, nella crescita dell'export abbiamo superato anche gli Usa, e quindi anche l'America conosce la rilevanza dell'industria farmaceutica italiana nel servire il loro mercato. Contiamo sul nostro alleato ma soprattutto sul nostro governo per mettere a frutto il buon dialogo politico che caratterizza questo momento in un periodo in cui l'Europa non è presente. […]».

olio extravergine d oliva made in italy

Ultimi Dagoreport

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA