PARA-GURI D’ITALIA - “LADRI! CE NE ANDIAMO DALL’ITALIA!”, TUONA GABBANA SU TWITTER, CONTRO LA CASSAZIONE CHE RIAPRE IL CASO SULL’EVASIONE FISCALE DI D&G - LA RETE LI SFANCULA: “MACCHÉ PERSECUZIONE, DIMOSTRATE CHE PAGATE LE TASSE, OPPURE LA PORTA È QUELLA” - IN REALTÀ LA MINACCIA È FINTA: LORO L’ITALIA L’HANNO GIÀ MOLLATA NEL 2004. È PROPRIO PERCHÉ HANNO SPOSTATO TUTTI I LORO SOLDI E MARCHI IN LUSSEMBURGO ANNI FA, CHE IL FISCO LI ACCUSA DI AVER EVASO 800 MILIONI €…

1- GABBANA: «IL FISCO? LADRI, ANDREI VIA DA QUI»
Daniela Monti per il "Corriere della Sera"

Se è vero che su Facebook menti a chi conosci mentre su Twitter sei sincero con gli sconosciuti, Stefano Gabbana, stilista geniale e metà pirotecnica del duo Dolce&Gabbana, ha trovato il modo per chiarire cosa pensa della giustizia italiana e del fisco, se non in assoluto, almeno di quella parte che si sta occupando della vicenda legata alla presunta evasione fiscale di cui è accusato insieme al compagno di lavoro, Domenico Dolce: «Ladri», seguito da sei punti esclamativi. Ladri perché «non sanno cosa fare per portarci via i soldi».

IL POST SU TWITTER - I due commenti - senza filtro, com'è nello stile del personaggio - sono stati postati ieri all'indirizzo twitter di Gabbana a due minuti l'uno dall'altro, salvo poi dissolversi, dopo la breve apparizione. Spariti. In Rete ne è rimasto però un altro, che ha fatto da detonatore alla raffica di reazione dei followers dello stilista, di coloro cioè - e sono quasi 170.000, con un balzo in avanti proprio nelle ultime ore - che ne seguono parole e gesta sul social network (su cui Gabbana è attivissimo): «È proprio vero che in Italia fanno quello che vogliono... a loro piacimento... Sarebbe meglio forse andarsene...».

«ME NE ANDREI», «PREGO, FAI PURE» - Non l'avesse mai scritto. È partito un botta e risposta capace di cancellare all'istante l'ingenua convinzione - di molti, ancora - che «followers» sia una sorta di sinonimo di «amici»: non lo è. Basta leggere ciò che scrive @gnugnor da Roma: «La porta è aperta, vattene pure». E il bello è che Gabbana non lascia cadere le critiche, ma risponde: «Mi dispiace solo per i più di 5.000 dipendenti...». E @gnugnor ribatte: «Che c'entrano i tuoi dipendenti? Dimostra alla giustizia di non essere un evasore, il resto è demagogia».

E via di questo passo. A @saturndog che gli twitta «chiudi bene la porta quando esci e già che ci sei portati via anche quel simpatico vecchietto di B.», Gabbana ritwitta: «Quello te lo regalo...:-)))». A@smeerch che scrive «un'azienda non è utile al suo Paese sinché non paga sino all'ultimo centesimo di tasse. Si chiama giustizia, non accanimento», Gabbana rilancia: «Ma quando lo fai da sempre... e poi ti accusano di cose mai fatte... Tu cosa faresti???».

E, ancora, a @fredolla che lo incalza: «Per un lavoro dipendente sapete a quanto ammontano le tasse? E voi vi lamentate?», Gabbana replica: «Non ti hanno mai derubato dello stipendio? E se lo facessero tu che ne diresti?», incassando la risposta piccata della ragazza «sì, lo fanno mensilmente visto che sono tassata di circa il 50%. È ora che tutti contribuiscano».

TORNARE AL SILENZIO - Andarsene dall'Italia? Qualche ora dopo, sbollita la furia innescata dalla decisione della Corte di Cassazione, mercoledì, di ripartire da zero, annullando il proscioglimento stabilito in primavera dal giudice dell'udienza preliminare dall'accusa di aver frodato il fisco per 800 milioni di euro - la sparata su Twitter è partita da qui, la rassegna stampa di ieri mattina deve essere stata una lettura indigesta per il duo - lo stilista al telefono dice di non essersi pentito delle frasi postate in Rete, ma di voler «tornare al silenzio su queste vicende che ci ha sempre caratterizzato».

E i tweet cancellati? «Io non ho cancellato nulla - risponde Gabbana - ma l'ufficio stampa mi aiuta nella gestione del profilo...». Sull'attaccamento all'Italia da parte del duo ci sono pochi dubbi: l'intero loro lavoro è un inno all'italianità, il loro stile è un rincorrersi infinito di rimandi a una certa tradizione estetica, popolare, del nostro paese. Solo una provocazione a botta calda, dunque? «E no caro! Prima mi faccio pagare per le calunnie... e solo dopo me ne vado!», risponde Gabbana a chi gli dice: avanti, si accomodi. Intanto la Rete si divide: tanti attacchi, tanti sostegni, come @paoloexe: «Vola alto e fregatene».

Certo la scazzottata virtuale fra Gabbana e i suoi followers è la dimostrazione di quanto il social network dei messaggi brevi sia in grado di far comunicare all'istante perfetti sconosciuti, celebrità comprese. In tanti se ne meravigliano. Altri, dopo aver metabolizzato la sorpresa, ci fanno su dell'ironia, come @fabvix1971: «Che ridere! Gabbana che mi risponde come una ragazzina del liceo. Ahahah».


2- D&G, I PRESUNTI EVASORI SCAPPANO IN ASIA? LA CASSAZIONE RIANIMA IL PROCESSO GLI STILISTI PENSANO AL MERCATO ESTERO...
Leo Sisti per "Il Fatto Quotidiano"

Non c'è più religione", potrebbero essere tentati di esclamare, risentiti, Dolce & Gabbana, stilisti di genio, creatori perfino di gioielli ispirati a motivi sacri, ma tuttora sospetti evasori. E, magari, abbandonare l'Italia, "patria ingrata". Domenico Dolce e Stefano Gabbana, come risultano all'anagrafe, ce l'hanno con il mondo intero, ma soprattutto con i magistrati della Cassazione, che hanno giocato loro un brutto scherzo. Le toghe della Corte Suprema hanno sentenziato che il duo amato dall'attrice Scarlett Johansson, dalla cantante più hot del momento, Lady Gaga, e da Madonna, non possono essere prosciolti dalle accuse di aver ingannato l'erario e truffato lo Stato in merito a una vecchia questione legata alla "estero vestizione" dei loro marchi "D&G".

E così, mentre si riapre una vecchia partita giudiziaria, che sembrava ormai chiusa, Stefano e Domenico potrebbero prendersela pensando a qualche colpaccio. Non sarà mica il caso di prendere in considerazione l'ideuzza fatta balenare da uno dei responsabili della Borsa di Hong Kong? Era fine settembre quando il vicepresidente Eric Landheer, in viaggio in Europa, annunciava di voler avvicinare grandi nomi del lusso per convincerli a quotarsi laggiù, nel Far East, sull'esempio di Prada. Nel suo carnet, appunto Dolce e Gabbana, insieme ad altri gruppi della moda, da Roberto Cavalli a Versace. Poi non se n'è più saputo nulla. Chissà ora, la realtà giudiziaria preme, lo sdegno pure.

ANTEFATTO. 1 aprile 2011. Il giudice dell'udienza preliminare di Milano Simone Luerti deve stabilire se mandare alla sbarra il duo più à la page del paese, oppure no. Ha studiato il dossier del pm Laura Pedio, che chiede per D&G il processo, appunto, per dichiarazione infedele dei redditi di 416,8 milioni di euro per ognuno dei due, più qualche centinaio di milioni per la società. Un bel malloppo, frutto di una vicenda intricata che risale al 2004 quando Dolce e Gabbana credono di farla franca con l'esoso fisco italiano trasferendo in Lussemburgo il centro dei propri interessi.

Nel Granducato i profitti si tassano appena al livello del 4 per cento, un guadagno enorme rispetto al Belpaese. Quale occasione migliore per riscuotere nel Granducato la polpa degli affari dei due, sotto forma di royalties percepite dalla vendita di occhiali, borse, abiti, profumi, scarpe o mutande, tutto griffato D&G?

Questa però si chiama, più esattamente, "estero vestizione", obietterà la Guardia di Finanza: "È chiaro lo scopo di legittimare, quanto più possibile, il Lussemburgo, e non l'Italia, come centro decisionale e amministrativo della società". La realtà, fatta di indagini ed email scambiate tra i manager della contabilità, rivelerà ben altro: ad esempio, le riunioni per discutere le bozze di bilancio di due compagnie del Granducato, la "Gado srl", titolare dei marchi, e chi controlla quest'ultima, la "Dolce e Gabbana Luxembourg sarl", si erano tenute nella milanesissima Via Goldoni, quartier generale di D&G, e non nell'ufficetto di rue Guillaume Kroll.

Di qui partono due inchieste: il "j'accuse" dell'Agenzia delle Entrate, che ai due designer contesta il valore dei marchi ceduti ufficialmente alla "Gado srl" lussemburghese, "appena" 360 milioni di euro, molto inferiore a quello di mercato, ben 1,1 un miliardo di euro; e il "j'accuse" della procura di Milano, per gli aspetti penali conseguenti alla "estero vestizione" , e quindi ecco le ipotesi di reato, frode fiscale e truffa allo Stato, legate alla dichiarazione dei redditi delle persone fisiche di Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Per i quali la scorsa primavera arriva il momento della verità: andranno a giudizio, come richiesto dai pm Pedio e Gaetano Ruta? Il giudice Laerti dice di no.

Secondo lui la questione "non è fondata e non necessita di ulteriore vaglio dibattimentale... Anche nel caso in cui sussistano fonti o elementi di prova insufficienti o contraddittori, si reputa che il corretto epilogo dell'udienza preliminare sia la sentenza di non luogo a procedere, quando, secondo un criterio di ragionevole lettura delle emergenze processuali, l'istruttoria dibattimentale appaia incapace di arrecare, in termini di prova a carico, alcun risultato utile per superare tale stato di incertezza".

TRADUZIONE: il fatto non sussiste. Sconfitta per la Procura. Champagne per i due legali di D&G, gli avvocati Massimo Dinoia e Fortunato Taglioretti, che scrivono: "La sentenza (di Laerti, ndr) attesta che ‘nulla dice -e nulla dirà mai - che Domenico Dolce e Stefano Gabbana abbiano incassato un solo centesimo in più dell'importo che hanno ricevuto e che hanno correttamente dichiarato, sul quale hanno doverosamente pagato tutte le imposte". Poi, mercoledì, diventa pubblica la decisione della Cassazione: retromarcia, annullato il proscioglimento sancito dal giudice Laerti, per "manifesta illogicità della motivazione".

Doccia gelata per i due couturier. Tutto da rifare, davanti a un altro giudice dell'udienza preliminare. Intanto, rimane in piedi anche l'altra querelle con l'Agenzia delle Entrate, sulla valutazione del marchio D&G, nel frattempo "rimpatriato" dal Lussemburgo in Italia. Qualche giorno fa se n'è parlato in una commissione tributaria di Milano. Come finirà quest'altro braccio di ferro?

 

dolce-gabbanadolce gabbana barbieriTim 33 dolce e gabbanaDolce e Gabbana Dolce e Gabbanadolce e gabbanaDOLCE E GABBANA

Ultimi Dagoreport

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...