silvio berlusconi vincent bollore

UNA MANO DI POKER: IN QUESTO S’E’ TRASFORMATA LA GUERRA FRA BOLLORE’ E BERLUSCONI SU MEDIASET – IL CAV FA CAPIRE CHE CI SONO “CAVALIERI BIANCHI” AL SUO FIANCO. SARA' VERO O SOLO UN BLUFF? - AL FRANCESE UN’OPA COSTEREBBE 7 MILIARDI – LA PARTITA DELL’ASSEMBLEA E DELLE POLTRONE NEL CDA – TRA DUE SETTIMANE PIERSILVIO PRESENTA IL PIANO INDUSTRIALE A LONDRA

 

Fabrizio Massaro per il ''Corriere della Sera''

piersilvio e silvio berlusconi  piersilvio e silvio berlusconi

 

I due campi passeranno Natale in famiglia. Un riposo meritato prima di cominciare, a inizio 2017, il terzo atto di questa opera tragica: ripercorrendo la battaglia tra la francese Vivendi e Fininvest per il controllo di Mediaset, si concludeva così, pochi giorni fa, una lunga ricostruzione del quotidiano francese Le Figaro sulla scalata al gruppo tv italiano.

 

Oggi che riapre la Borsa dopo la pausa di fine anno, si rivedranno i movimenti delle truppe schierate, anche se dopo il blitz che dal 12 dicembre in due settimane e grazie alla banca Natixis ha portato il gruppo di Vincent Bolloré dal 3% al 29,77% dei diritti di voto nel Biscione, a Piazza Affari sono rimaste ben poche azioni da conquistare. Si cominciano quindi a fare i conti con i possibili alleati. E Silvio Berlusconi, che essendosi portato dal 34% al 39,7% di Mediaset non può incrementare ancora la quota di Fininvest fino al prossimo aprile senza dovere lanciare un' opa, potrebbe trovarsi accanto i comitati per l' italianità di Mediaset.

 

cyrill vincent e yannick bollorecyrill vincent e yannick bollore

Era stato lo stesso Cavaliere a coniare la definizione per questi azionisti del gruppo di Cologno Monzese: Per arrivare al 51% io spero che quei comitati per la difesa dell' italianità di Mediaset possano portarci a contare sul voto di circa il 20% delle azioni che sono nelle mani di differenti azionisti, aveva detto lo scorso 21 dicembre durante la presentazione del libro di Bruno Vespa. Era la dichiarazione di un pericolo imminente: appena pochi giorni dopo Vivendi incrementava ulteriormente la quota fino alla soglia massima consentita prima dell' opa obbligatoria (che peraltro i francesi non hanno mai escluso di potere lanciare).

 

ENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONIENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONI

SOCI STORICI

 

Allora, la chiamata a difesa di Mediaset era sembrata una boutade. Nessuno aveva mai sentito parlare dei comitati per Mediaset italiana. Eppure qualcosa di vero ci sarebbe. Secondo fonti a conoscenza della situazione, Berlusconi sarebbe stato direttamente contattato da alcuni azionisti, piccoli soci ma anche con quote corpose, che si sono detti pronti a sostenere le posizioni di Fininvest.

 

Si tratterebbe in particolare di soci storici, gente che è dentro il capitale del gruppo televisivo fin dai tempi della quotazione di ormai vent' anni fa, uno sbarco in Borsa guidato allora da Banca di Roma e Banca Imi. A conti fatti, in questo modo la famiglia Berlusconi avrebbe dalla sua un esercito ausiliario che porterebbe il fronte italiano in maggioranza assoluta dentro Mediaset, così da neutralizzare le mosse dei francesi.

 

carlo messina        carlo messina

A LONDRA

 

Gennaio si annuncia dunque come un mese molto caldo per il controllo del gruppo. Vivendi non ha ancora dato indicazioni puntuali sulla strategia che vuole seguire né ha fatto capire se in questa partita sarà prima o poi coinvolta Telecom Italia, di cui Vivendi è primo azionista con il 24,7% . Arnauld de Puyfontaine, amministratore delegato del colosso francese che controlla fra le altre cose la pay tv Canal+, ha solo dichiarato pochi giorni fa al Corriere della Sera che l' obiettivo finale è un' alleanza per creare una media company europea di dimensioni mondiali, con un approccio latino e contenuti di grande qualità, in grado di competere con giganti come Amazon Prime e Netflix.

 

VINCENT BOLLORE VINCENT BOLLORE

Il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi invece si prepara ad illustrare agli investitori internazionali - erano quasi 700 i fondi presenti nel capitale di Mediaset, lo scorso aprile - il piano industriale per il prossimo triennio, fino al 2020. L' appuntamento è per metà mese a Londra. Un incontro rinviato per mesi a causa degli scontri con Vivendi, tra ricorsi al tribunale, esposti a Consob e Procura di Milano e richieste per 1,5 miliardi di euro di danni per l' aver stracciato il contratto di alleanza su Premium (la causa contro quello che Berlusconi considera l' inizio del tradimento di Bolloré comincia il 21 marzo).

 

RECCHI ARANUD DE PUYFONTAINE CATTANEORECCHI ARANUD DE PUYFONTAINE CATTANEO

Lì si capirà dove vuole andare Mediaset, quali siano le strategie e le proposte sulla tv a pagamento, su quella tradizionale free, su tutto il mondo over the top cioè le offerte Internet, le radio e così via. Ma anche quali siano le strade per resistere all' assedio di Vivendi o se invece sarà inevitabile negoziare un accordo, come vuole Bolloré. Qualche casa d' affari ha ipotizzato che Mediaset potrebbe mettere sul mercato Premium in modo da sottrarla al possibile bottino dei francesi.

 

Altri analisti vedono come possibile un qualche tipo di accordo, come per esempio Mediobanca Securities. Di certo c' è che in questa battaglia Berlusconi può contare sul sostegno del mondo politico italiano, a cominciare dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ma anche di due colossi della finanza come Intesa Sanpaolo e Unicredit.

mediaset vivendimediaset vivendi

 

L' ASSEMBLEA

 

È possibile che alla fine i francesi non lancino l' opa: costerebbe fino a 7 miliardi di euro, dovendo essere estesa a cascata su Mediaset Espana e su Ei Towers. Ma potrebbero cominciare un pressing sul gruppo per costringere i Berlusconi a sedersi al tavolo. Una mossa che nel gruppo tv si attendono è che Vivendi chieda la convocazione di un' assemblea per ampliare i posti nel consiglio di amministrazione che scade nel 2018: oggi sono 17 ma possono arrivare a 21.

 

mediaset vivendi 3mediaset vivendi 3

Ma un conto è proporre, un altro è approvare. Lì serve la maggioranza delle azioni. E se al 40% dei voti di Fininvest si aggiungessero anche quelli dei comitati degli amici di Berlusconi, l' assalto francese potrebbe essere respinto. Ma ci sono altre truppe sulle quali Bolloré può contare? La scalata a Mediaset ha fatto impennare il titolo dell' 80% in un solo mese a 4,11 euro per una capitalizzazione totale di 4,8 miliardi ma ha anche fatto passare di mano più del 52% delle azioni, metà delle quali ancora senza un destinatario dichiarato.

 

Potrebbero anche essere state costruite posizioni attraverso opzioni o derivati, che quindi non appaiono immediatamente. La Consob sta comunque monitorando le mosse sul titolo. Resta che ormai il flottante di Mediaset è molto scarso: se si esclude il 70% in mano ai due contendenti e il 15% circa controllato da fondi istituzionali stabili, il resto è in mano ai piccoli azionisti, il cosiddetto retail. Tra questi ci sarebbero i comitati. Pronti alla guerra di trincea.

Ultimi Dagoreport

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...

giorgia meloni matteo piantedosi ciriani cirielli mantovano santanche lollobrigida

DAGOREPORT - PROMOSSI, BOCCIATI O RIMANDATI: GIORGIA MELONI FA IL PAGELLONE DEI MINISTRI DI FDI – BOCCIATISSIMO MANTOVANO, INADEGUATO PER GESTIRE I RAPPORTI CON IL DEEP STATE (QUIRINALE, SERVIZI, MAGISTRATURA) E DOSSIER IMMIGRAZIONE – RESPINTO URSO, TROPPO COINVOLTO DAL SUO SISTEMA DI POTERE – CADUTO IN DISGRAZIA LOLLOBRIGIDA, CHE HA PERSO NON SOLO ARIANNA MA ANCHE COLDIRETTI, CHE ORA GUARDA A FORZA ITALIA – BOLLINO NERO PER IL DUO CIRIANI-CIRIELLI - DIETRO LA LAVAGNA, LA CALDERONE COL MARITO - NON ARRIVA ALLA SUFFICIENZA IL GAGA' GIULI-VO, MINISTRO (PER MANCANZA DI PROVE) DELLA CULTURA - LA PLURINDAGATA SANTANCHÉ APPESA A LA RUSSA, L'UNICO A CUI PIEGA IL CAPINO LA STATISTA DELLA GARBATELLA – SU 11 MINISTRI, PROMOSSI SOLO IN 5: FITTO, FOTI, CROSETTO, ABODI E…

ignazio la russa enrico pazzali banche dati spioni spionaggio

FLASH! – CON L’INCHIESTA SUGLI SPIONI DI ''EQUALIZE'' FINITA NELLE SABBIE MOBILI MILANESI, ENRICO PAZZALI È POTUTO TORNARE IN CARICA COME PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE FIERA MILANO (DA CUI SI ERA AUTOSOSPESO) - DAVANTI A TALE "SCANDALO", IL CDA DELL’ENTE HA PAURA A REVOCARGLI LE DELEGHE, ANCHE SFRUTTANDO LA SCUSA DEL GARANTISMO. ENNESIMA DIMOSTRAZIONE DEL POTERE A MILANO DI LA RUSSA, GIÀ GRANDE AMICO DI PAZZALI – PS. SI VOCIFERA CHE IL TIFOSO ‘GNAZIO SIA MOLTO INTERESSATO AI GUAI DELL’INTER, DOPO LA BOMBASTICA INCHIESTA DI “REPORT” SUI CONTI DEI NERAZZURRI…

matteo salvini marine le pen emmanuel macron giorgia meloni

DAGOREPORT - COME DAGO-ANTICIPATO, MACRON E MELONI SI SONO SCAMBIATI IERI SERA A PALAZZO CHIGI IL RAMOSCELLO D’ULIVO. CHI HA AVUTO, HA AVUTO; CHI HA DATO, HA DATO: SCORDIAMOCI IL PASSATO. DEL RESTO, PRIMA DEL VIAGGIO IN ITALIA, MACRON E MATTARELLA HANNO PREPARATO BEN BENE L’INCONTRO DELLA PACE - ALLA FINE, DOPO DUE ORE DI FACCIA A FACCIA, TROVATA LA QUADRA SU UCRAINA, DAZI, TRUMP E SPESE MILITARI, L’UNICO GROSSO PROBLEMA SI E' CONCRETIZZATO NELLA PRESENZA NEL GOVERNO DI SALVINI CHE SIEDE TRA I “PATRIOTI” ORBAN E LE PEN. TANT’È CHE SALVINI STAMATTINA AI SUOI FEDELISSIMI HA COMMENTATO, SECCO: “E’ CADUTA LA GIORGIA”. EVITANDO PERÒ DI AZZARDARE ALCUNA DICHIARAZIONE SULL’INCONTRO DI LADY GIORGIA COL "GUERRAFONDAIO MATTO" DI FRANCIA - CHISSA', SENZA UN SALVINI TRA I PIEDI, FORSE MELONI AVREBBE GIA' COMPIUTO, SE NON UN TRASLOCO, UN AVVICINAMENTO AL PPE, PER LA GIOIA DI URSULA E DI MERZ. E QUANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA HA FATTO PRESENTE IL SUO FARDELLO LEGHISTA, MACRON HA REPLICATO CHE LA SUA ANTAGONISTA MARINE LE PEN NON SARÀ NEL GOVERNO MA HA UN PESO ELETTORALE BEN MAGGIORE DELLA LEGA…

alberto nagel philippe donnet francesco milleri gaetano caltagirone

DAGOREPORT - NON È UNA BATTAGLIA, È UNA GUERRA ALL’ULTIMO SANGUE IL RISIKO CHE DA SEI MESI STA STRAVOLGENDO LA SCENA ECONOMICA E FINANZIARIA ITALIANA, PROTAGONISTA L’82ENNE CALTAGIRONE IMPEGNATO NELLA SUA SFIDA FINALE: SE NON CONQUISTA GENERALI ASSICURAZIONI, PERDE LA FACCIA NON SOLO L’EX PALAZZINARO ROMANO MA ANCHE IL GOVERNO MELONI, CHE PUNTA A ESPUGNARE CON L’IMPRENDITORE-EDITORE IL POTERE ECONOMICO MILANESE - OGGI, SORPRESONA: IL FINORA RAPIDO E INVINCIBILE CALTARICCONE HA CHIESTO IL RINVIO SINE DIE DELL’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA CHE IL 16 GIUGNO DECIDERÀ SULLA MOSSA DEL CEO ALBERTO NAGEL DI DISFARSI DELLA QUOTA DEL 13% DI GENERALI PER ACQUISIRE DAL LEONE DI TRIESTE, BANCA GENERALI. COME MAI HA CHIESTO IL RINVIO SINE DIE? TEME MAGARI CHE IL SUO PARTNER, IL CEO DELL’IMPERO DEL VECCHIO, FRANCESCO MILLERI, CHE ULTIMAMENTE HA APPLAUDITO ALL’OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI, SI DEFILI DA CALTAGIRONE ALL’ASSEMBLEA DEL 16 GIUGNO? SE CALTARICCONE NON VINCE, SARANNO DOLORI A PALAZZO CHIGI…