O FUSIONE O MORTE - ALLA FACCIA DEL MERCATO E DEGLI AZIONISTI, MEDIOBANCA DI NAGEL VOLEVA A TUTTI I COSTI LA FUSIONE UNIPOL-FONSAI E L'ISVAP INVECE DI VIGILARE ESEGUIVA E CONSIGLIAVA

Gianni Barbacetto e Gaia Scacciavillani per "Il Fatto Quotidiano"

Piergiorgio Peluso, il figlio del ministro Annamaria Cancellieri, passa dalle ginocchia di Salvatore Ligresti alle schiere dei suoi nemici. Viene mandato in Fonsai nel maggio 2011 per cercare di raddrizzare la barca che già navigava in cattivissime acque. "Egli ha assunto l'incarico di direttore generale", racconta il consulente Fonsai Fulvio Gismondi al pm Luigi Orsi, "su indicazione evidentemente della banca, ma con il decisivo gradimento della famiglia Ligresti...".

La scelta della famiglia Ligresti è caduta su Peluso perché pare che le due famiglie abbiano rapporti significativi. Ricordo che Salvatore Ligresti in una circostanza qualche tempo fa mi ha detto che conosce Piergiorgio Peluso fin da quando era bambino". Ma quando arriva in Fonsai, trova i conti messi peggio di quanto si potesse immaginare.

Nel marzo 2012 quantifica a ben 800 milioni, sul bilancio 2011, l'insufficienza nella riserva sinistri. Poi deve farsi da parte e lasciare il campo agli uomini di Unipol che conquistano la compagnia. Non prima di incassare i 3,6 milioni di buonuscita: il paracadute che aveva indossato al momento del suo ingresso in Fonsai.

Si celebra così il matrimonio che s'ha da fare a tutti i costi. Le nozze con Unipol sono combinate di gran carriera, facendo uscire di scena Salvatore Ligresti che aveva portato Fon-sai sull'orlo del fallimento. È soprattutto Mediobanca a darsi da fare per portare a ogni costo all'altare i due promessi sposi: altrimenti "siamo morti". È il passaggio cruciale, che avviene nell'estate 2012, rivelato dai documenti dell'indagine milanese su Fonsai depositati nei giorni scorsi.

Il 28 giugno 2012 parlano al telefono Stefano Vincenzi e Flavia Mazzarella. Il primo è il responsabile consulenza legale e relazioni istituzionali di Mediobanca. La seconda è il vicedirettore generale dell'Isvap, l'autorità di controllo sulle assicurazioni. Mediobanca, dopo aver fatto comprare la Fonsai a Ligresti (nel 2002, con soldi di Mediobanca) e dopo averlo finanziato per un decennio (con 1,3 miliardi di euro), ha ormai deciso di chiudere il rubinetto.

Don Salvatore è abbandonato al suo destino ma, per non lasciar andare Fonsai in mani non controllabili (i francesi di Groupama, o il duo Matteo Arpe-Roberto Meneguzzo), si è individuato lo sposo perfetto: Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol (a sua volta indebitata con Mediobanca). Per arrivare alle nozze, Mediobanca mantiene contatti stretti e diretti con le autorità che dovrebbero vigilare: Isvap e Consob. Dovrebbero essere arbitri imparziali, ma scendono invece in campo, schierati con la squadra che deve a tutti i costi vincere.

Ecco, per esempio, che cosa si dicono, in quel cruciale 28 giugno, la numero due di Isvap e il dirigente di Mediobanca: "Mazzarella chiama Vincenzi il quale le dice che ci sono due ipotesi di lavoro", si legge nel brogliaccio degli investigatori. "La prima di andare avanti con i due aumenti di capitale, lasciando la fusione da fare a settembre, e c'è una scuola di pensiero in tal senso. Mazzarella dice di non aver capito. Si faranno i due aumenti di capitale e poi quella di esclusione del diritto di opzione. Mazzarella dice che su questo hanno perplessità perché hanno autorizzato il controllo in modo indiretto e il provvedimento riguarda il controllo di Premafin.

Vincenzi chiede quanto ci vuole per modificare questo: parecchio. Allora siamo morti", sbotta l'uomo di Mediobanca. "Perché l'assemblea la convocano. Vincenzi dice che ne ha parlato con Alberto". Cioè con Nagel, l'amministratore delegato di Mediobanca. "Mazzarella dice che potrebbe parlare con Unipol per fare un'istanza al controllo diretto: ci vuole tempo. Vincenzi dice che sono sotto scacco, hanno poche mosse. Oppure il controllo diretto sull'assicurativa.

Vincenzi suggerisce il controllo di Fondiaria: Mazzarella dice che hanno autorizzato un'altra cosa". Dunque: un'autorità di controllo, in stretto contatto con la banca che ha deciso le nozze, cerca di aggiustare le cose per arrivare in fretta al matrimonio. Mediobanca chiede all'arbitro di modificare le regole in corsa: e di fare presto. Sennò "siamo morti".

L'operazione si doveva fare: lo spiega al pm Orsi anche il testimone chiave dell'inchiesta, il consulente attuario di Fonsai Gismondi, sulla base di quanto gli dice l'amministratore delegato di Unipol: "Cimbri voleva farmi capire che l'operazione era gradita ai più alti livelli istituzionali... Il senso del discorso... era quello di rappresentarmi che si trattava di un'operazione di sistema". Una bicamerale degli affari ai tempi delle larghe intese. L'arbitro più importante, l'Isvap, è al centro delle intese, perché Mazzarella non è solo in gran confidenza con Mediobanca, ma anche con il suo vigilato Unipol.

Sono costanti, infatti, i suoi contatti con l'ad della compagnia delle coop, Carlo Cimbri, nel corso dei quali Cimbri la aggiorna sullo stato dei contatti con le banche, con le altre Autorità coinvolte e perfino sugli articoli di stampa pubblicati sul tema. Il "tifo" di Isvap per l'operazione su cui doveva vigilare è provato anche da un'intercettazione del 3 luglio 2012 in cui Flavia Mazzarella parla con alcuni suoi collaboratori: "Intanto andiamo a vedere il ristrutturato di Unipol, che ce lo avevano detto da aprile, ma noi per favorire la società non c'abbiamo voluto sentire".

 

MARCO TRONCHETTI PROVERA E ALBERTO NAGEL FOTO BARILLARI ALBERTO NAGEL E SALVATORE LIGRESTIPiergiorgio Peluso di UnicreditANNAMARIA CANCELLIERI resize LUIGI ORSIMATTEO ARPE ROBERTO MENEGUZZO CARLO CIMBRI jpeg

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