carlo messina andrea orcel caltagirone sironi donnet generali nagel

DAGOREPORT - CON ORCEL IN CAMPO, IL RISIKONE MEDIOBANCA-GENERALI SI INGROSSA DI COLPI DI SCENA. IERI, L'INASPETTATA SORPRESA DI UNICREDIT CHE CONSEGNA IL SUO 7% DEL LEONE DI TRIESTE ALLA LISTA CALTAGIRONE. OGGI, ORCEL CHE RILASCIA AL "MESSAGGERO" UNA DICHIARAZIONE CHE VALE UN AVVISO DI SFRATTO PER I DUE NEMICI DI CALTA: NAGEL E DONNET – A FAVORE DEI SOGNI DI POTERE DEL BOSS DI UNICREDIT GIOCA L’ASTIO DEI GRANDI FONDI D'INVESTIMENTO PER L'IMPRENDITORE ROMANO CARO ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI, REO DI AVER SUGGERITO IL FAMIGERATO ''DECRETO CAPITALI'' – ANCHE LA GRANDE SCONFITTA DI BANCA INTESA, CHE PUNTAVA A DIVENTARE ARBITRO TRA CALTA E DONNET CON ASSOGESTIONI, PORTA LA FIRMA DEI FONDI - IN ATTESA DI CARLO MESSINA, L'UNICA ARMA IN MANO A NAGEL-DONNET PER SBARRARE L'ACCESSO AGLI "USURPATORI" ROMANI IN GROPPA AL CAVALLO DI TROIA DI MPS È AGITARE IL DRAPPO ROSSO DEL ''DECRETO CAPITALI'' AI GRANDI FONDI, CHE HANNO IL 50% DEL CAPITALE DI MEDIOBANCA...

DAGOREPORT

andrea orcel

Con Andrea Orcel in campo, il risikone Mediobanca-Generali si ingrossa di colpi di scena ogni giorno. Ieri, l'inaspettata sorpresa di Unicredit che consegna il suo 7% del Leone di Trieste alla lista di Caltagirone. Oggi, il vispo Orcel che rilascia al "Messaggero" di Caltagirone una dichiarazione che vale un avviso di sfratto all'appena riconfermato Philippe Donnet.

 

Sentite un po' che Orcel: "Unicredit ha orientato il suo voto a favore della lista presentata dal gruppo Caltagirone perché, dopo un'attenta valutazione della situazione complessiva, crede debba essere avviato un rinnovamento della governance della compagnia". E chiude avvisando che "questa indicazione di voto ha solo questa motivazione ed esclude implicazioni con le partite bancarie in corso".

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI

Il quotidiano di Calta, attraverso la penna di Rosario Dimito, chiosa così le parole del boss di Unicredit: "Questa linea (anti Donnet, ndr) sottintende una presa di distanza dalla piattaforma sul risparmio gestito in fase di costruzione con Natixis che sta incontrando critiche da parte del governo e di ampi settori del mercato ma che Donnet ha difeso ancora ieri davanti ai soci"

 

"In più c'è da aggiungere che la scelta di campo di Unicredit ha un valore strategico perché storicamente la banca è stata sempre nell'orbita di Mediobanca di cui è stata azionista (oggi conserva una quota marginale). Nonché, assieme a Comit e Banca di Roma, è stata, nel passato, un importante canale per la raccolta risparmio per Mediobanca", conclude il "Messaggero". 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

 

A questo punto, si possono trarre tre certezze e due ipotesi.

 

Primo: Orcel conferma di non riporre alcune fiducia nelle capacità professionali del Ceo di Unicredit (lo disistimava già quando ricopriva la carica di numero uno di Merrll Lynch Europa).

 

Secondo: tale giudizio può essere allargato anche al Ceo di Mediobanca, Alberto Nagel.

 

Terzo: l'operazione Natixis si conferma una mega minchiata al limite dell'harakiri soprattutto per i tempi sballatissimi scelti da Donnet.

 

INTERVENTO DI ANDREA ORCEL SUL FINANCIAL TIMES

Sulle ipotesi della giravolta del 61enne banchiere di piazza Gae Aulenti, si spazia da un fantomatico accordo segretissimo tra i due ego-espansi di Orcel e di Calta in vista di una futura spartizione della torta Generali, allo scenario di un quadrumvirato al comando del Leone di Trieste, composto da Calta, Milleri, Benetton e Unicredit. 

 

Alla base di tali suggestioni, c'è un fatto da prendere in considerazione: una volta espugnata Mediobanca, Calta e Milleri avranno bisogno di un partner bancario all'interno di Generali, ruolo finora esercitato dall'istituto di Piazzetta Cuccia. A sostegno che, una volta sbarcati a Trieste, senza un interlocutore bancario Calta e Milleri dove vanno?

 

E dal voto dell'assemblea triestina,  potrebbe aggiungere Orcel, i due imprenditori hanno dimostrato ancora una volta di non possedere alcun ascendente nei confronti dei grandi fondi internazionali. 

paolo savona foto di bacco (3)

 

Anzi, i colossi finanziari che hanno investito miliardi nel nostro disgraziato paese non vogliono vedere l'imprenditore romano caro alla Fiamma manco in fotografia. Lo considerano infatti, colui che attraverso la cricca di Palazzo Chigi ha suggerito il famigerato Decreto Capitali, quello che dà un bonus di potere ai soci stabili di una società.

 

A quel punto, si incazzano i grandi fondi di investimento, i nostri dollari perché devono valere di meno degli altri, solo per un fatto di "anzianità"? Se si è perso il conto degli articoli critici del "Financial Times" contro tale "legge truffa", i mercati si sono ritrovati una sorta di inaspettato alleato nel gran capo della Consob, Paolo Savona. Fino ad ora il governo Meloni non ha ricevuto la soddisfazione da parte della Consob di ottenere il regolamento del Decreto Capitali.

 

Alberto Nagel Caltagirone

A proposito delle mosse dei colossi finanziari internazionali, da Blackstone a BlackRock, il grande sconfitto dell'assemblea di Generali si chiama Banca Intesa Sanpaolo. Il Ceo Carlo Messina era sicuro che avrebbe ottenuto un consigliere per la lista Assogestioni, drenando così voti alla lista Mediobanca, con l'ambizione di poter diventare l'ago della bilancia tra Donnet e Calta, con il suo candidato Roberto Perrotti. 

 

Perché il piano di Intesa ha fatto un buco nell'acqua, non raggiungendo il quorum? I fondi se ne sono fottuti degli inviti di Messina a votare a favore di Assogestioni perché l'incertezza e l'instabilità delle leggi italiche sono ormai diventati un problema che chiede molta cautela. Del resto, chi poteva assicurare i mercati che l'Asso di Intesa non si trasformasse domani in un alleato della joint-venture Calta-Milleri-Governo, cioè di coloro che si sono inventati il Decreto Capitali? 

carlo messina giovanni bazoli

 

Del resto, in trepida attesa di una discesa in campo di Intesa Sanpaolo, qual è l'unica arma in mano al duplex Nagel-Donnet per sbarrare l'accesso a Mediobanca  degli "usurpatori" romani in groppa al cavallo di Troia di Mps?

 

Dato che il 50% del capitale di Piazzetta Cuccia è in mano ai grandi fondi istituzionali, Donnet deve fare subito un'alleanza strettissima con Nagel e insieme convincere un fondo dopo l'altro del pericolo Calta, sbandierando il drappo rosso del Decreto Capitali...

 

 

Ultimi Dagoreport

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...