TALE BANANA, TALE FIGLIO - PER EVITARE I SIGILLI, PIER SILVIO BERLUSCONI VERSA ALLA PROCURA GLI 8 MILIONI DI EURO CHE SI IPOTIZZA IL BISCIONE ABBIA FRODATO AL FISCO

Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"

Otto milioni di euro versati per scongiurare il rischio che la Procura di Milano vada a sequestrare beni di Pier Silvio Berlusconi, di Fedele Confalonieri e degli altri imputati del processo Mediatrade per frode fiscale.

Con una mossa a sorpresa, «Rti - Reti Televisive Italiane» (la società controllata da Mediaset di cui Pier Silvio è presidente) mette a disposizione di un conto intestato al Fondo Unico Giustizia l'esatta somma che l'accusa ritiene sia stata frodata al Fisco tra il 2006 e il 2009 da un meccanismo simile a quello che in un altro processo, ma per bilanci Mediaset di anni precedenti, è già costato la condanna definitiva a 4 anni di reclusione (3 condonati) a Silvio Berlusconi. Il quale qui non è imputato perché nel 2011 fu prosciolto nel merito in udienza preliminare dalla giudice Maria Vicidomini.

La decisione di calare 8 milioni sul tavolo è arrivata per «Rti» dopo l'udienza del 6 febbraio, quando l'interrogatorio di Pier Silvio Berlusconi è slittato perché i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro hanno formulato a carico degli 11 imputati una «contestazione suppletiva» comprendente come novità l'aggravante della «transnazionalità» del reato di frode fiscale tra Italia, Hong Kong, Svizzera e Stati Uniti. Mossa a effetto che allunga la vita del processo, giacché ne sposta di due anni (fino al 2019) la prescrizione, oltre ad aumentare in caso di condanna la pena fino alla metà in più.

Già dieci giorni dopo, il 17 febbraio, l'avvocato di «Rti», Salvatore Pino, ha versato 8.196.687 euro. L'impressione è che, appena dopo la nuova contestazione, la società abbia temuto che la Procura intendesse sfruttare la rinnovata possibilità di sequestrare «per equivalente» il valore della supposta frode fiscale, che il capo d'imputazione quantifica proprio nell'esatta cifra ora messa a disposizione da «Rti» quale responsabile civile.

E deve aver pesato anche la precauzione di disinnescare clamori nel caso in cui ad essere patrimonialmente aggrediti fossero stati beni di imputati come il figlio di Berlusconi, che è anche vice presidente di Mediaset, o Confalonieri. «Rti» perderà la somma in caso di condanna, mentre in caso di assoluzione nel processo penale se la vedrà restituire, sebbene quasi solo per comunque girarla in tutto o in parte all'Agenzia delle Entrate con la quale è in corso un tentativo di conciliazione del contenzioso tributario.

Nel penale Mediaset è convinta dell'assoluzione perché ritiene sia stato «dimostrato che i prezzi dei diritti televisivi erano assolutamente congrui e in linea con i prezzi di prodotto analogo acquisito da altre majors; e che il presidente e il vicepresidente di Mediaset erano estranei a qualunque accordo, rapporto o intesa con Agrama». Inoltre valorizza il fatto che «a Roma in un processo fotocopia con accuse analoghe, Pier Silvio Berlusconi e gli altri dirigenti siano stati assolti in via definitiva con la formula "il fatto non sussiste"».

 

 

SILVIO E PIERSILVIO BERLUSCONI piero fassino silvio berlusconi confalonieri con marina e piersilvio berlusconi FABIO DE PASQUALEFrank Agrama

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