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IL CORTOCIRCUITO DEL SISTEMA - SE L’UE NON TROVASSE UN ACCORDO CON TRUMP SUI DAZI, ENTRO TRE MESI, PARTIREBBE UNA GUERRA COMMERCIALE SENZA TREGUA: LE TARIFFE “RECIPROCHE” AMERICANE SALIRANNO DAL 10 AL 20% SU TUTTI I BENI - L’UE REAGIREBBE CON CONTRO-DAZI IL 14 LUGLIO - SE NON CI FOSSE UN ACCORDO TRA USA E CINA, L’UE AVREBBE UN ALTRO PROBLEMA: GESTIRE I 439 MILIARDI DI DOLLARI DI EXPORT CINESE RESPINTI DAGLI STATI UNITI - NEL CASO IN CUI LE MERCI A BASSO COSTO CINESI INVADESSERO I MERCATI EUROPEI, L’UE SAREBBE COSTRETTA AD ALZARE A SUA VOLTA LE BARRIERE ALLA DOGANA…

1 - IL RICATTO DI TRUMP “O CON NOI O CON LA CINA” STOP ALL’EXPORT DI CHIP

Estratto dell’articolo di Massimo Basile per “la Repubblica”

 

DONALD TRUMP XI JINPING

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato l’ultimo bivio al mondo: «O con noi o con la Cina». Chi accetterà la linea di Washington pagherà meno dazi, mentre gli altri verranno colpiti ancora. Il messaggio, che arriva alla vigilia dell’incontro con la premier Giorgia Meloni, segna l’ulteriore indurimento della posizione del tycoon, che intanto ha difeso la guerra commerciale e dato un altro colpo a Pechino, bloccando la vendita di microchip alla Cina.

 

DONALD TRUMP VS URSULA VON DER LEYEN - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GROK

Il Dragone ha aperto ai negoziati ma chiede «rispetto». Intanto la decisione di Trump ha colpito un fresco alleato della Casa Bianca, Nvidia, secondo cui le nuove restrizioni americane alle esportazioni dei suoi chip H20 in Cina costeranno 5,5 miliardi di dollari, tra vendite cancellate e inventario, nel prossimo trimestre.

 

E la constatazione, contenuta in un documento inviato dalla società alla Securities Exchange Commission, l’autorità di controllo di Wall Street, arriva dopo che lo stesso Trump aveva celebrato la decisione della compagnia di spostare negli Usa tutta la catena di produzione — con un investimento da 500 miliardi in Texas e Arizona — per sviluppare l’intelligenza artificiale dei super computer.

 

XI JINPING E URSULA VON DER LEYEN

La Casa Bianca aveva parlato con entusiasmo di “Effetto Trump”, ma così come era successo con Apple, altro gigante pronto a maxi investimenti in Usa e colpito dai dazi, le aziende hanno scoperto che l’effetto Trump riserva anche sorprese amare. I funzionari del governo già la scorsa settimana avevano comunicato al colosso dei semiconduttori che avrebbe dovuto ottenere le licenze per esportare i suoi chip in Cina, per il timore che venissero utilizzati per la costruzione del super computer. La nuova procedura di esportazione, hanno aggiunto, riguarda un «futuro indefinito».

xi jinping donald trump

 

La stretta dell’amministrazione americana ha affossato il titolo Nvidia a Wall Street, che ha ceduto il 10 per cento. Dow Jones, Nasdaq e S&P 500 hanno chiuso in pesante ribasso.

Il clima finanziario resta teso: un sondaggio condotto da Bank of America tra gli investitori ha evidenziato come l’80 per cento degli intervistati veda il rischio recessione in questa guerra commerciale. […]

 

nel giorno della sua partecipazione al negoziato con il Giappone, Trump ha incassato un altro successo: la Honda ha annunciato lo spostamento della produzione del modello Civic con motore ibrido dal Giappone al suo stabilimento nell’Indiana, nel tentativo di mitigare l’impatto della nuova politica tariffaria. […] La Cina, invece, non ha mostrato cedimenti. […]

 

ursula von der leyen e donald trump a davos nel 2020

2 - BRUXELLES: TRATTATIVA IN SALITA E SI PREPARA GIÀ IL PIANO B

Estratto dell’articolo di Filippo Santelli per “la Repubblica”

 

No deal: nessun accordo con gli Stati Uniti. Dopo la fumata nerissima della visita del commissario Sefcovic negli Stati Uniti, dove la proposta europea di “dazi zero” è stata liquidata e in due ore di dialogo non si è neppure capito cosa Trump voglia, a Bruxelles ci si sta preparando per lo scenario peggiore. […] No deal, appunto, nessun accordo nei prossimi tre mesi. A quel punto le tariffe “reciproche” americane entrerebbero in vigore, salendo dal 10 al 20% su tutti i beni ed affiancandosi a quelle settoriali su metalli, auto e probabilmente anche su chip e farmaci.

 

URSULA VON DER LEYEN E XI JINPING

I tecnici di Bruxelles si stanno attrezzando per reagire subito e in modo proporzionale a questa eventualità. Verrebbe riattivato il pacchetto di ritorsioni contro i dazi su acciaio e alluminio già predisposto e votato dai 27, ora sospeso. E se ne prepara un secondo, molto più corposo, per rispondere ai dazi reciproci. Scatterebbero tutti insieme il 14 luglio, è la linea della Commissione, senza più concedere pause a Trump.

 

Si negozia insomma con l’arma delle ritorsioni – carica – sul tavolo, anche per proiettare forza verso chi sembra riconoscere solo quella. Sullo sfondo anche il bazooka evocato da Ursula von der Leyen, cioè la possibilità di tassare i servizi digitali colpendo i colossi di Big Tech. Nel frattempo però c’è un secondo no deal, altrettanto pericoloso, a cui l’Europa si sta preparando.

 

donald trump

È quello tra Stati Uniti e Cina, che farebbe divorziare le due economie con barriere invalicabili e come detto ieri dal Wto - potrebbe spingere l’impressionante flusso di esportazioni della Repubblica Popolare a prezzi ancora più scontati verso altri mercati. Il rischio è da tempo nel mirino della Commissione, che ha attivato un sistema di allerta precoce per identificare eventuali flussi anomali. E spiega anche in parte il riavvicinamento con Pechino.

 

Ursula von der Leyen ha sollevato il tema in una telefonata con il premier cinese Li Qiang, ottenendo da quest’ultimo una rassicurazione: la Cina assorbirà eventuali impatti di un blocco del mercato americano, sua prima destinazione di export, attraverso uno stimolo della domanda interna.

 

donald trump xi jimping

Da parte di Bruxelles c’è stata un’apertura di credito nei confronti dell’offensiva diplomatica che Pechino ha lanciato nelle ultime settimane. La si legge nella disponibilità a riaprire il tavolo sui dazi imposti alle auto cinesi, che potrebbero essere trasformati in un meno pesante prezzo minimo. […] L’Europa vedrebbe con favore maggiori investimenti dei campioni cinesi sul suo territorio, se questi accettassero di allearsi con aziende europee e trasferire le loro tecnologie, come del resto raccomandato anche dal rapporto Draghi.

 

EMMANUEL MACRON XI JINPING URSULA VON DER LEYEN

Ma come tutti gli impegni di Pechino, spesso disattesi, anche quello di contenere il suo strabordante eccesso di capacità produttiva va preso con sano scetticismo, e verificato nei fatti. Se è vero che le autorità comuniste hanno già lanciato un programma di stimolo della domanda interna, è difficile che questo basti a bilanciare i 439 miliardi di dollari di export potenzialmente respinti dagli Stati Uniti. Senza contare che nel frattempo le aziende cinesi, favorite da sussidi diretti e indiretti, continuano ad investire in nuovi impianti. […] Nel caso in cui l’ondata di merci cinesi arrivasse, ennesimo scenario da no deal, l’Europa e gli altri Paesi avrebbero poche alternative se non alzare a loro volta delle barriere protettive alla dogana.

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