SOS PER GLI SMS - GLI SMARTPHONE HANNO UCCISO IL “MESSAGGINO” (DEBACLE ECONOMICA PER GLI OPERATORI)

Alessandro Longo per "l'Espresso"

Mentre navighiamo su Facebook con il cellulare, troviamo una foto che ci interessa: ci clicchiamo sopra con il dito e facciamo partire la chiamata con la persona ritratta nell'immagine. Oppure ci arriva una telefonata sul nostro numero di cellulare e con un clic possiamo trasformarla in una videochiamata ad alta definizione.

Già che ci siamo, mandiamo al nostro interlocutore una foto che abbiamo sul nostro album di Facebook e poi coinvolgiamo nella stessa conversazione un altro amico, rendendola una videoconferenza a tre. Il tutto magari senza nemmeno bisogno di un clic: con un comando vocale o un gesto davanti allo schermo del cellulare.

Comunicheremo così, con il nostro cellulare, in un futuro prossimo: sono d'accordo esperti, operatori e big come Google, Facebook. Tutte le ultime novità in fatto di servizi di chat e telefonia sul cellulare vanno in questa direzione: verso un'integrazione di diversi modi di comunicare. La parola scritta, la voce, il video, lo scambio di foto, i social network. Tutto concentrato in una stessa conversazione.

Ci credono molto anche gli operatori mobili ed è ovvio: è la loro ultima chance di tornare padroni delle chiacchiere tra i propri clienti. Pensiamoci: l'ultima volta che gli operatori hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare è stato con il lancio degli sms, negli anni Novanta. Poi le novità sono venute tutte da big della Rete come Google, Apple, Facebook, Skype (che è di Microsoft).

Ma anche grazie ad aziende ancora indipendenti, come Viber, fondata da ex dipendenti di Yahoo!, e la cipriota Whatsapp, che poche settimane fa ha rifiutato un'offerta di un miliardo di dollari da Google. Tutto questo mentre gli operatori, seduti sugli allori, continuavano a spremere la miniera degli sms: con margini di guadagno stratosferici, perché un sms ha un costo industriale di meno di un centesimo di euro ma costa al consumatore molto di più.

Fine della pacchia: a decretare il declino degli sms è un recente studio di Informa Telecoms & Media, secondo cui i messaggi scambiati ogni giorno con i servizi internet sono saliti ormai a quota 41 miliardi, nel mondo: sono più del doppio rispetto agli sms. Gli utenti di quei servizi sono stati 3,5 miliardi, contro i 586,3 milioni di persone che hanno mandato almeno un sms nel 2012. Il motivo è semplice.

Non solo la chat è molto più interessante degli sms, ma è anche di fatto gratis: non è una cosa che l'utente paga a parte. Gli basta sottoscrivere un canone per Internet mobile, che peraltro diventa sempre più economico. Oppure collegare il proprio telefonino da un luogo dove c'è il Wi-Fi.

Soffre quindi il business degli operatori, soprattutto in Olanda e Spagna. I ricavi da sms in Spagna sono calati a 785,5 milioni di euro nel 2011, ben lontani dai fasti del 2007, quando erano a 1,1 miliardi di euro. In Italia gli sms sono ancora in auge, un po' perché i nostri utenti sono meno giovani e più tradizionalisti e un po' perché gli operatori si sono affrettati a reagire con offerte aggressive: dando sms illimitati o quasi a fronte di un canone mensile. Gli sms mandati dagli italiani sono aumentati quindi, ancora, nel 2012. Ma, certo, ormai gli operatori possono solo sognarsi i margini che facevano una volta sul singolo sms venduto.

Non c'è tregua per loro. I big di internet giocano al rialzo. Solo negli ultimi tempi: Facebook ha inserito nella chat la possibilità di telefonare via internet (in VoIP), Apple ha permesso le videochiamate (Facetime) ovunque (prima solo su Wi-Fi, adesso anche su reti mobili degli operatori). Da ultimo Google, a maggio: ha rivoluzionato il proprio servizio Hangout (chat e videochiamate con fino a dieci persone in contemporanea).

Ora è un'applicazione su cellulari iPhone, Android e funziona anche su computer. Si integra con Gmail e con il social network Google+. Vive sulla cloud di Google: quindi, ritroveremo intatte le nostre conversazioni anche se cambiamo dispositivo; le foto ricevute sono accessibili sempre, via internet.

Come si vede, le novità di Facebook, Apple e Google vanno nella stessa direzione: abbattere le barriere tra i servizi e integrare tutti i mezzi di comunicazione. Vic Gundotra, il responsabile del prodotto Hangout, ha spiegato che l'obiettivo è proprio quello di consentire agli utenti di fare tutto, con tutti, tramite un solo servizio: «Alcune app invece richiedono l'uso dello stesso sistema operativo (chiaro il riferimento a iMessage e Facetime di Apple); altre permettono le video chiamate ma non di scambiarsi foto».

Hangout deve ancora completare il percorso verso l'applicazione "universale". A conferma che è questa la tendenza per i servizi di chat Internet, «la principale critica contro Hangout è che ancora non permette di fare chiamate a numeri normali o di mandare sms, a differenza di Skype. E il fatto di non funzionare sui Windows Phone e sui Blackberry», dice Nitesh Patel, analista di Strategy Analytics, noto osservatorio specializzato in telefonia mobile.

Gli operatori sono sulla stessa strada, ma decisamente in affanno. Hanno provato a lanciare applicazioni analoghe, come Tu-Me di Telefonica in Spagna (chat, video, scambio foto) o la recente Libon della francese Orange, che consente anche di fare chiamate VoIP a prezzi scontati verso i normali numeri di telefono. Operatori giapponesi provano a inserire la possibilità di giocare con altri utenti su Internet, nella stessa applicazione di messaggeria.

«Ma queste app degli operatori hanno poche chance di diventare popolari come quelle dei colossi di Internet», dice Patel. In Italia, Telecom ha provato un approccio diverso, come le app Tim Social e Tim Cloud, che consentono di mettere su Internet tanti file personali e quindi condividerli all'interno di un network di utenti che hanno lo stesso servizio. Qualcun altro ha provato invece a fare accordi con i colossi. Facebook quest'anno ha creato una versione della chat Facebook Messenger personalizzata per l'operatore 3 Italia, che in precedenza aveva stretto invece un accordo con Skype (ormai tramontato). Un segno tra i tanti delle difficoltà in cui si dibattono i gestori di telefonia, che prima facevano il bello e il cattivo tempo.

L'orizzonte più ambizioso a cui gli operatori lavorano è una nuova tecnologia: Rich Communications Systems. Peccato lo facciano da anni con scarsi frutti. In teoria, è una rivoluzione: servizi di comunicazione totale (voce, video, foto, chat) funzionanti su tutti i cellulari, senza bisogno di installare niente. Senza applicazioni, insomma: tutto integrato nel cellulare, alla stregua dei comuni sms. Ma finora pochi operatori l'hanno fatto: in Germania e in Spagna, per esempio, con l'iniziativa Joyn. Con il grosso limite che il servizio funziona solo tra utenti di operatori che l'hanno lanciato.

«Abbiamo testato Joyn con un gruppo di utenti, che però non sembrano averlo apprezzato. Faremo un'altra sperimentazione a settembre», dice Claudio Sironi, responsabile innovazione di Telecom. «Gli operatori devono insistere con i servizi integrati e convergenti», dice Pamela Clark-Dickson, autrice dello studio di Informa. «Il canadese Rogers Wireless ha inventato l'identificativo unico associato a un numero di telefono, utilizzabile per accedere a tutti i servizi dell'operatore su cellulare o su pc, con chat e VoIP». Una strada possibile.

«Telecom lavora a un futuro in cui la comunicazione mobile sarà parte delle altre cose che stiamo facendo, senza soluzione di continuità», sostiene Sironi. «Se vedo la foto di una persona o il suo profilo su un social network deve bastare un clic per avviare una videochiamata o per scambiare un file, su qualunque cellulare. Adesso invece spesso siamo costretti ad aprire un'altra applicazione», dice Sironi.

Telecom, come altri operatori, confida in particolare nell'Html5, la nuova versione del linguaggio che è alla base del Web. «Con l'Html5 gli utenti potranno comunicare tra loro direttamente da una pagina web, con il browser, senza dover installare niente», continua. I cellulari non supportano ancora Html5, ma è l'estrema speranza per gli operatori telefonici di respingere l'attacco di Google e gli altri colossi del Web.

 

 

MESSAGGINI smsMESSAGGI SMSGooglelogo facebookSkypeWhatsApplogo appleWindows Phone

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?