1- VITTORIA DI PANSA E ZAMPINI: STOP ALLA CESSIONE DI ANSALDO ENERGIA ALLA SIEMENS SENZA UNA GARA EUROPEA (IL COLOSSO TEDESCO, NELLA SUA OFFERTA, AVEVA PURE GARANTITO UN CENTRO DI RICERCHE CON CENTO NUOVI POSTI DI LAVORO A GENOVA) 2- INSEGUITO DA WOODCOCK, ORSI VOLA NEGLI STATI UNITI E FA VISITA ALLA FAMIGERATA AGENZIA MOODY’S SULL’EVENTUALE DOWNGRADE DEL RATING PER FINMECCANICA 3- AL ‘’WALL STREET JOURNAL", IL POVERO ORSI SCODELLA LA SUA STRATEGIA DI CONCENTRARE LE ATTIVITÀ MILITARI ED ELETTRONICHE DI FINMECCANICA SUI MERCATI INTERNAZIONALI 3- COSÌ FRANCHINO BERNABÈ SI RITROVA TRA LE MANI LA BOMBA DEL BRASILE, LA RETROMARCIA DEI CINESI DI ENTRARE IN TELECOM E L’INDIFFERENZA DEL GOVERNO ITALIANO 4- È RIAPPARSO A ROMA AL RISTORANTE NINO, LORENZO BORGOGNI, L'EX BRACCIO DESTRO DI GUARGUAGLINI, CON UNA VALIGETTA VENTIQUATTRORE CHE HA INCURIOSITO I COMMENSALI

1- NO ALLA CESSIONE DI ANSALDO ENERGIA ALLA SIEMENS SENZA UNA GARA EUROPEA
Nessun giornalista è riuscito ad acchiappare il comandante supremo di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, mentre entrava nel grattacielo americano di Moody's.

Qui probabilmente Orsi (preocupatissimo dopo le notizie che prolungano di sei mesi le indagini dei magistrati di Napoli, quindi il ricorso alla Cassazione per spostare a Busto Arsizio l'esame delle sue vicende giudiziarie) è stato ricevuto da Russell Solomon, il vice presidente senior dell'Agenzia e capo analista per Finmeccanica, con il quale ha cercato di ragionare sull'eventuale downgrade del rating per il Gruppo di piazza Monte Grappa.

Gli uscieri che sorvegliano con attenzione le mosse del loro Capo sono convinti che la visita di Orsi a Moody's, annunciata dal solito giornalista del "Sole 24 Ore" Gianni Dragoni (soprannominato "rompicoglioni"), non costituisca l'unico motivo che ha spinto il manager piacentino a varcare l'Atlantico.

La conferma dei loro sospetti arriva da un'intervista al "Wall Street Journal" in cui Orsi parla del futuro dell'industria aeronautica militare e lancia messaggi che fanno riflettere. A suo avviso l'Europa non è più in grado di portare avanti da sola programmi importanti in campo spaziale perché le tecnologie stanno dilagando nei moderni campi di battaglia e nelle aviazioni militari di tutto il mondo.

"Se continuiamo così - ha dichiarato Orsi - non c'è futuro. Come possiamo noi che siamo i tre maggiori gruppi europei pensare di non metterci nemmeno d'accordo?". Da qui la proposta di operare unitariamente con gli altri due colossi Eads e Bae Systems per lavorare insieme in modo da sviluppare il prossimo aereo militare europeo.

Secondo gli analisti del settore questa tesi sembra piuttosto velleitaria, ma conferma la volontà di Orsi di spingere verso quella strategia che tende a concentrare nelle attività militari ed elettroniche le iniziative di Finmeccanica sui mercati internazionali.

Secondo gli uscieri è questo il motivo vero che ha spinto il comandante supremo a volare in America dove prima di lanciare messaggi futuribili, deve ricomporre i rapporti con Drs Technologies, l'azienda comprata da Guarguaglini che sembra marciare per conto suo senza preoccuparsi troppo delle vicende italiane e delle alleanze con altre aziende statunitensi controllate da Finmeccanica.

Oggi comunque dovrebbe essere una giornata felice per la società di piazza Monte Grappa perché secondo il solito Dragoni del "Sole 24 Ore" l'azienda annuncerà la firma dell'accordo con Israele per la fornitura di 30 aerei addestratori prodotti da Aermacchi. È un'operazione che vale 814 milioni di euro ed è stata conclusa dopo una lunga trattativa che impegna l'Italia a comprare prodotti e tecnologie militari da Israele per 1 miliardo di dollari. Si potrebbe parlare di uno scambio quasi alla pari, ma comunque si tratta di fiato per le casse del Gruppo che deve scrollarsi di dosso il buco di bilancio da 3,2 miliardi di euro.

Altro ossigeno dovrebbe arrivare dalla vendita di Ansaldo Energia, la società sulla quale si sono puntati gli occhi dei tedeschi di Siemens e sulla quale si sono scatenate a Genova furibonde polemiche.

Dopo l'incontro tra Orsi e il vertice dell'azienda tedesca (rivelato da quel sito disgraziato di Dagospia) l'operazione sembrava cosa fatta, e sul tavolo di Finmeccanica è arrivata dalla Germania un'offerta che comprendeva anche la garanzia di un centro di ricerche con nuovi posti di lavoro nel capoluogo ligure.

Adesso si dice che nonostante le pressioni della massaia di Berlino Angela Merkel per favorire i tedeschi, la cessione di Ansaldo Energia non sia così scontata e che l'offerta economica (così si leggeva ieri pomeriggio sul sito del settimanale "Il Mondo") di 1,3 miliardi per acquisire il controllo totale della società sia stata considerata insufficiente.

Al di là di queste incertezze sembra comunque prevalere l'idea che non si possa procedere nella cessione di Ansaldo Energia senza una gara europea. A sostenere questa tesi non c'è soltanto l'amministratore delegato Zampini ma anche il direttore generale di Finmeccanica Alessandro Pansa. Quest'ultimo non ha mai interrotto il dialogo con il neoministro Grilli che non ama Orsi per il suo lato leghista e vuole procedere nel segno della ‘'trasparenza''.


2- COSÌ FRANCHINO BERNABÈ SI RITROVA TRA LE MANI LA BOMBA DEL BRASILE, LA RETROMARCIA DEI CINESI E L'INDIFFERENZA DEL GOVERNO ITALIANO
La bomba è arrivata nel cuore della notte ed è scoppiata stamane sul tavolo di Franchino Bernabè.

Con una decisione inattesa le autorità brasiliane hanno bloccato i piani di sviluppo di Tim Brasil in 19 stati sui 27 dove la controllata di Telecom ha operato negli ultimi anni portando nelle casse del Gruppo risultati decisivi per il bilancio.

A quanto finora si è capito la batosta che ha colpito Tim Brasil e altri due operatori telefonici (Claro e Oi) è stata appresa - così scrive l'agenzia Radiocor - dopo l'accusa del governo brasiliano di scarsi investimenti sul mercato locale.

Ai piani alti di Telecom la notizia era nell'aria, ma i top manager che dopo la cacciata di Luca Luciani stanno seguendo il mercato sudamericano speravano che il governo locale non arrivasse a una soluzione così drastica e l'effetto immediato è stato il crollo del 5% del titolo Telecom a Piazza Affari.

Ormai si è capito che il Brasile non è più la terra promessa dove l'azienda poteva cavalcare la crescita dell'economia offrendo i suoi servizi, e questo discorso si allarga all'intera area sudamericana perché anche dall'Argentina arrivano segnali preoccupanti.

Qui la presidentessa con il botulino Christina Kirchner sembra aver preso di petto le multinazionali straniere con una politica di nazionalizzazioni che preoccupa anche grandi gruppi italiani come Enel, Ansaldo e Telecom. Non a caso il Presidente Napolitano, che aveva programmato una sua visita ufficiale ad ottobre, ha annullato il programma adducendo impegni e ragioni di salute per un viaggio così faticoso.

In questo scenario Bernabè deve sciogliere nel tempo più rapido il nodo che riguarda la ricerca di un manager di alto profilo in grado di dialogare con i due governi sudamericani senza compromettere una presenza consolidata nel tempo.

Allo stato attuale l'Argentina è stata affidata alle cure di Andrea Mangoni, l'ex-amministratore delegato di Acea che è sbarcato in Telecom dove si cura della finanza avvalendosi della collaborazione di Guglielmo Noja. È una soluzione tampone che non può durare a lungo perché questi due personaggi hanno una prevalente cultura finanziaria e sono privi di quella aggressività, discutibile ma fruttuosa, che ha dato una spinta imprenditoriale alle strategie internazionali di Telecom.

La bomba scoppiata questa notte in Brasile non fa che accelerare il desiderio di Bernabè di uscire dall'impasse in cui si trova il Gruppo dove deve fare i conti ogni giorni con Marco Patuano, l'uomo che ha le deleghe più importanti per la gestione dell'azienda. Per Franchino, che pochi giorni fa si è "scontrato" con Franco Bassanini sul possibile intervento per le nuove reti della Cassa Depositi e Prestiti, appare ormai decisiva la ricerca di un partner internazionale in grado di risollevare il profilo della società e di dare qualche speranza ai soci di Telco che vedono sprofondare il titolo al di là di ogni immaginazione.

A un certo punto è sembrato che Bernabè avesse l'asso nella manica, un partner così importante da far pensare addirittura alla possibilità di sostituire gli spagnoli di Telefonica. La voce è nata dagli intensi contatti con i cinesi del fondo China Investment Corporation che gestisce qualcosa come 410 miliardi di dollari. I numerosi viaggi e i rapporti stabiliti negli anni con la Cina facevano sperare che l'operazione andasse in porto, ma da Pechino hanno risposto picche.

Così Franchino si ritrova tra le mani la bomba del Brasile, la retromarcia dei cinesi e l'indifferenza del Governo italiano. Quanto basta per desiderare di tagliare la corda.

 


3- AVVISO AI NAVIGANTI
Si avvisani i Signori naviganti che ieri sera è riapparso a Roma al ristorante Nino di via Borgognona, Lorenzo Borgogni, l'ex braccio destro di Guarguaglini. Dimagrito in modo vistoso e con una valigetta ventiquattrore che ha incuriosito i commensali.

Giuseppe-OrsiMOODYS Flavio Cattaneo e Gianni DragoniWall Street JournalFinmeccanicaLOGO ANSALDOANGELA MERKEL giuseppe ZAMPINIAlessandro PansaFRANCO BERNABE E SIGNORA luca lucianichristina kirchner angela merkel lapFRANCO BASSANINI jiwei China Investment Corporationchina-investment-corporationLorenzo Borgogni

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