ECCO CHI HA UCCISO LA POLITICA - LO ZOCCOLO DURO DEI POTERI MARCI MONDIALI È COSTITUITO DA 147 IMPRESE IN GRADO DI CONTROLLARE IL 40% DI TUTTO IL POTERE FINANZIARIO - DETTANO LE REGOLE DEL MERCATO, STROZZANO LA CONCORRENZA, ESERCITANO UNO “SPROPORZIONATO CONTROLLO” SULLA BASE DI INTRECCI E RELAZIONI CHE, PERÒ, RISCHIANO DI ESPORRE TUTTI AL CONTAGIO A CATENA - NELLA CLASSIFICA I SOLITI NOTI: GOLDMAN SACHS, BARCLAYS BANK, JPMORGAN, AXA ETC. - NELLA TOP 50 L’UNICA ITALIANA È UNICREDIT…

Livia Ermini per "Repubblica.it"

Una cravatta il cui nodo è costituito da un nucleo piccolo ma solido di aziende che, dettando le regole, strozzano la concorrenza e gli Stati. Una rete di controllo di banche e multinazionali che tiene sotto scacco i mercati influenzandone la stabilità. E' l'immagine, colorita ma efficace, che emerge da una ricerca dell'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo dal titolo "La rete globale del controllo societario" secondo cui 147 imprese nel mondo sono in grado di controllare il 40% di tutto il potere finanziario.

Lo studio, pubblicato da New Scientist, prende in esame le connessioni fra 43.060 multinazionali evidenziando un piccolo gruppo di 1.318 società transnazionali (la cui punta di diamante sono proprio le 147) che esercita un potere enorme, "sproporzionato" lo definiscono i relatori, sull'economia globale. Goldman Sachs, Barclays Bank e JPMorgan sono solo alcuni dei nomi delle corporation, quasi tutte finanziarie, che figurano ai primi 20 posti della "mappa del tesoro".

Ma non si tratta della solita tesi complottistica utilizzata dagli analisti per spiegare il saliscendi di titoli che, più che seguire una logica, sembrano obbedire ai comandi della mano di un burattinaio. In questo caso ci troviamo di fronte ad un'analisi che non concede nulla alla speculazione e agli schemi ideologici, ma si basa esclusivamente su dati statistici. Lo studio, infatti, intreccia modelli matematici con un database delle aziende mondiali (Orbis 2007) ricostruendo reti di relazioni e partecipazione che costituiscono nodi di potere sui mercati globali, senza essere frutto di accordi sottobanco.

I tre autori (Stefania Vitali, James B. Glattfelder e Stefano Battiston) infatti hanno precisato che tali collegamenti tra compagnie, in una prima fase di crescita economica, possono risultare vantaggiosi per la stabilità dell'intero sistema. In tempi di crisi come quelli che stiamo attraversando, però, queste correlazioni potrebbero risultare molto pericolose perché, come in tutte le concentrazioni di potere, il collasso di una compagnia può avere ripercussioni disastrose sul resto dell'economia del pianeta.

"Quali sono le implicazioni per la stabilità mondiale?", si chiedono gli autori. "Si sa che le istituzioni costituiscono contratti finanziari, con diverse altre istituzioni. Questo permette loro di diversificare il rischio, ma, allo stesso tempo, li espone al contagio. In una situazione così interrelata, connotata da forti rapporti di proprietà, perciò il rischio di una contaminazione a catena è dietro l'angolo". Per quanto riguarda l'Italia, oltre a Unicredito Italiano Spa tra i primi 50 gruppi di controllo, lo studio effettua uno screening della struttura del gruppo Benetton che mostra le diramazioni del controllo della capogruppo alle subsidiaries, alle consociate a livello internazionale.

 

I PRIMI 50 GRUPPI DI CONTROLLO DEL MERCATOLogo " Goldman Sachs "BARCLAYSjp morganUNICREDIT

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