papa francesco ratzinger aldo cazzullo

“NON C’È DUBBIO CHE BERGOGLIO SIA STATO UN PAPA PROGRESSISTA” - ALDO CAZZULLO: “ANCHE PER QUESTO SI È CERCATO DI PORLO IN CONTRASTO CON RATZINGER, ALMENO FINO A QUANDO IL PAPA EMERITO È STATO IN VITA. LE RIFORME NON LE HA FATTE. AVEVA PENSATO, SE NON DI CONSENTIRE AI PRETI DI SPOSARSI, DI CONSENTIRE AGLI SPOSATI DI FARE I PRETI; MA SI FERMÒ, QUANDO SI RESE CONTO CHE, QUALUNQUE DIREZIONE AVESSE IMBOCCATO, AVREBBE RISCHIATO, SE NON UNO SCISMA, UNA GRAVE SPACCATURA, ANZI DUE: QUELLA DEI CONSERVATORI, O QUELLA DEI PROGRESSISTI, IN PARTICOLARE I CARDINALI TEDESCHI”

Estratto dell’articolo di Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

 

papa ratzinger papa francesco

«Buonasera». La Chiesa ha una storia millenaria, che accelerò vorticosamente in cinque minuti: quelli tra le 20 e 22 e le 20 e 27 del 13 marzo 2013. Cinque minuti che, se non sconvolsero il mondo, certo lo avvertirono che stava accadendo qualcosa di nuovo. E non soltanto perché era appena stato eletto il primo Papa sudamericano, il primo Papa gesuita, il primo Papa a chiamarsi Francesco.

 

[…] Francesco si affacciò alla loggia di San Pietro senza la mozzetta rossa, simbolo del potere dei predecessori. Con una croce semplice anziché preziosa. Non si definì Papa ma vescovo di Roma. Chiese ai fedeli di pregare per lui. Poi si inchinò alla folla. […] fin dai primi passi Francesco ha provocato commozione e insieme sconcerto. Adesione e rigetto. Amore e ostilità, arrivato talora a degenerare nell’odio. Un sentimento mai sentito, visto, toccato in Vaticano nei confronti del Papa, come al tempo di Papa Francesco. Perché i progressisti forse non hanno amato Wojtyla; ma certo molti conservatori hanno odiato Bergoglio.

bergoglio funerali di ratzinger

 

[…] ha rivoluzionato il linguaggio, gli argomenti, lo stile del papato. Eppure, le stesse cose che piacevano al popolo infastidivano la Curia. Le vecchie scarpe ortopediche al posto di quelle rosse. La borsa portata da sé. L’utilitaria anziché la Papamobile o la Mercedes nera con cui il suo predecessore era arrivato alle Giornate della Gioventù di Colonia.

 

Se Bergoglio andava a pagare il conto della stanza affittata a Roma, o a ritirare di persona gli occhiali da vista, le persone comuni se ne compiacevano, come a dire (o a illudersi): è uno di noi. Ma per gli uomini di Curia era un’inaccettabile deminutio del ruolo del Papa, quindi del loro. La scelta che parve insostenibile fu quella di non vivere nell’Appartamento, come viene chiamata la residenza all’ultimo piano delle logge di Raffaello, bensì a Santa Marta, cioè in un residence.

papa francesco ratzinger

 

Questo non solo faceva sembrare obsoleti e fuori luogo gli agi curiali — a cominciare dal leggendario attico del cardinale Bertone, ancora segretario di Stato —, ma faceva sentire un intero mondo inadeguato se non umiliato. E questo non riguardava soltanto monsignori, ma funzionari, aristocratici neri, banchieri dello Ior, giornalisti, gruppi di pressione, con terminali lontani dall’Italia, sino agli Stati Uniti. E se i cardinali nordamericani erano stati tra i grandi elettori di Bergoglio, fin dall’inizio molti se ne sentirono traditi.

 

Perché Bergoglio era dentro lo spirito del tempo: la rivolta contro l’establishment, le élites, il sistema. Una rivolta che porta con sé il rischio del populismo. Perché la stessa rivolta ha prodotto anche Trump, che rappresenta tutto quello che Bergoglio detestava: l’arroganza del potere e della ricchezza, la violenza del linguaggio, la mentalità neoimperialista. E ora che la sua voce si è spenta, sarà più difficile, se non sovrastare, resistere a quella di Trump.

 

bergoglio funerali di ratzinger

[…] Le prime uscite pubbliche di Francesco erano seguite da una folla commossa, spesso in lacrime. La semplicità, l’immediatezza, la difesa dei poveri, l’elogio dei semplici conquistarono fin dal principio. Però il Papa chiarì quasi subito che non era disposto a dispensare solo carezze. La sera del 22 giugno, nell’Aula Paolo VI, era stato organizzato un «Grande concerto di musica classica per l’Anno della Fede». I politici avevano preso posto in seconda fila, in modo da essere inquadrati dalle telecamere subito dietro la poltrona riservata al Pontefice. Ma quella poltrona restò vuota. «Non sono un principe rinascimentale» disse Bergoglio.

 

aldo cazzullo

[…] Il 4 ottobre 2013 andò ad Assisi. Era la prima volta che scendeva sulla tomba del santo di cui portava il nome, e si commosse. […] Bergoglio parlava piano, a bassa voce, ma in modo netto, con il tono di chi è abituato a comandare. […] Quel giorno tutti si attendevano parole più o meno di circostanza su san Francesco. Ma il giorno prima c’era stato il naufragio di Lampedusa: 368 morti. E il Papa pronunciò un’omelia durissima, che a molti parve quasi urticante. In realtà, stava dicendo le cose che san Francesco avrebbe probabilmente detto al suo posto.

 

Quello che era accaduto, ammonì Bergoglio, era anche colpa nostra, del nostro egoismo, del rifiuto di accogliere i migranti, del disinteresse verso i poveri del mondo.

Lì si comprese che il segno del papato di Francesco sarebbe stato la difesa dei miseri, dei deboli, degli esclusi, e nello stesso tempo la critica dell’Occidente; e non solo dei governi, ma di tutti noi.

bergoglio si avvicina alla bara di ratzinger

 

Questo piacque meno ai fedeli. Da allora la sintonia dell’opinione pubblica con Francesco vacillò. Eppure, cos’altro avrebbe potuto dire un nipote di immigrati, l’arcivescovo che a Buenos Aires andava in metropolitana nelle «villas miseria»?

 

Paradossalmente, il Papa era a volte più apprezzato dai laici che dai credenti. E a lui questo non pareva dispiacere, se è vero che scelse come interlocutore prediletto un laico dichiarato come Eugenio Scalfari. Anche se il suo ultimo messaggio politico l’ha affidato in una lettera al direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana: «Disarmate la Terra». Sempre al Corriere disse che Putin aveva avvertito «l’abbaiare della Nato» alle sue frontiere: una frase citata in tutto il mondo.

bergoglio ai funerali di ratzinger

 

Qualcuno sosteneva che il Papa fosse peronista, o populista, o addirittura comunista.

Lui giustamente rifiutava di essere etichettato con categorie che definiva «da entomologo». Catalogare un Papa con i parametri della politica, fece notare, sarebbe come dire: «Questo è un insetto socialdemocratico» […] Altri non gli perdonarono le parole di apertura e comprensione, come quando disse: «Chi sono io per giudicare un omosessuale che cerca Dio?».

 

Altri ancora pensarono che fosse troppo pessimista, quando cominciò a parlare di «terza guerra mondiale a pezzi»; poi vennero l’aggressione di Putin all’Ucraina e il 7 ottobre.

Se certo un papato non può essere letto con le categorie della politica, comunque non c’è dubbio che Bergoglio sia stato un Papa progressista. Anche per questo si è cercato di porlo in contrasto con Ratzinger, almeno fino a quando il Papa emerito è stato in vita.

PAPA FRANCESCO E L ARGENTINA - FOTO LAPRESSE

Qualche segnale di freddezza tra i due c’è stato.

 

Ma tra i meriti di Francesco c’è anche quello di aver gestito con grande sensibilità una situazione inedita, con cui nessuno dei suoi predecessori si era mai confrontato: convivere con un predecessore dimissionario. Le riforme, quelle no, non le ha fatte. Aveva pensato, se non di consentire ai preti di sposarsi, di consentire agli sposati di fare i preti; ma si fermò, quando si rese conto che, qualunque direzione avesse imboccato, avrebbe rischiato, se non uno scisma, una grave spaccatura, anzi due: quella dei conservatori, o quella dei progressisti, in particolare i cardinali tedeschi.

 

PAPA FRANCESCO - FOTO LAPRESSE.

A volte il suo parlare duro gli ha provocato critiche, non sempre irragionevoli. Dopo la strage islamista nella redazione di Charlie Hebdo, disse: «Se insulti mia mamma, ti può arrivare un pugno». Fu coniata allora la definizione di «papagno». Francesco ne diede parecchi, qualcuno certo meritato. Con lui il peso della Chiesa italiana è diminuito, e non solo perché per la prima volta l’arcivescovo di Milano o il patriarca di Venezia non sono cardinali. […] Fin da quando, la sera del 13 marzo di dodici anni fa, si era affacciato alla loggia di San Pietro, Francesco era apparso un Papa straordinario. Ora possiamo concludere che lo è stato. Passerà alla storia. Resterà. […]

papa francesco in piazza san pietro per la domenica delle palme in vaticano foto lapresse 6papa francesco in piazza san pietro per la domenica delle palme in vaticano foto lapresse 5papa francesco in piazza san pietro per la domenica delle palme in vaticano foto lapresse 7

 

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO