mafia capitale

DAMMI IL TUO APPALTO, ZINGARA - I SEI ARRESTATI TRA FUNZIONARI E IMPRENDITORI PER GLI APPALTI TRUCCATI SUI CAMPI ROM RIAPRONO LE FERITE DI “MAFIA CAPITALE” - NEL GIRO DI CORRUZIONE SOLDI, GIOIELLI, BIGLIETTI PER IL TEATRO, BOTTIGLIE DI VINO, BUONI BENZINA, LA PROMESSA DI UNA ESCAVATRICE...

Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”

 

campo rom di via prenestinacampo rom di via prenestina

Il 17 dicembre 2013 il funzionario direttivo dell' area inclusione sociale Rom, Sinti e Camminanti del Campidoglio riceve nel suo ufficio l'imprenditore Roberto Chierici, dal quale riceve una mazzetta di banconote da 50 euro. È la contropartita di un appalto truccato che lei prontamente ripone in una carpetta con l'intestazione Roma Capitale. Sono le 15.16, orario lavorativo, e la scena - ripresa dalle microspie dei carabinieri - viene interrotta per pochi secondi dall'ingresso dell'impiegato Francesco Gagliardi.

 

salvini roma campo romsalvini roma campo rom

Il quale - annotano gli investigatori - «avendo probabilmente percepito il fare poco trasparente dei due individui e il loro imbarazzo» subito si congeda dicendo: «Scusate se ho interrotto qualche cosa». Lo stesso impiegato verrà in seguito allontanato dall' ufficio grazie all' interessamento dell' ex capogruppo del pd, Francesco D' Ausilio, amico dell'imprenditore «in quanto - sottolinea il giudice Flavia Costantini - ritenuto pericoloso, perché considerava i regali ricevuti dalla Salvatori come atti di corruzione e riteneva che non dovessero esserci rapporti con gli imprenditori».

 

CAMPO ROMCAMPO ROM

L'esplosione di Mafia Capitale spinge a interrompere questa consuetudine fotografata in due anni di indagini dai pm Carlo Lasperanza, Edoardo De Santis e Letizia Golfieri (dal 2012 al 2014) ma non è sufficiente a interromperla. Passata la tempesta, i contatti tra funzionari e corruttori sono ripresi.

 

Anche fuori dal cono d'ombra della maxi inchiesta sul malaffare romano, un intero ufficio era «stabilmente asservito agli interessi di terzi imprenditori», scrive ancora il gip nell'ordinanza che ha mandato quattro persone in carcere, due ai domiciliari, ne ha interdetta una settima e conta un' altra decina di indagati.

 

MAFIA CAPITALE PROCESSOMAFIA CAPITALE PROCESSO

«"Solo" un altro caso di ordinaria corruzione», lo definisce il procuratore aggiunto Paolo Ielo, che ha coordinato queste indagini dopo aver mandato a processo la banda di Carminati e Buzzi. Ma i punti di contatto con Mafia Capitale sono tanti. A partire dalla funzionaria Salvatori, già condannata a quattro anni in abbreviato in un ramo separato del maxi processo e oggi solo indagata proprio in virtù di questa sentenza.

 

Ai domiciliari finiscono la sua alter ego Alessandra Morgillo («c' è una associazione a delinquere qui dentro!», si rallegra con la collega) e il vigile urbano Eliseo De Luca. Interdetto il funzionario Vito Fulco. In carcere vanno gli imprenditori Chierici, Loris Talone, Massimo Colangeli, Salvatore Di Maggio.

 

PROCESSO MAFIA CAPITALEPROCESSO MAFIA CAPITALE

Tra gli indagati ci sono i dipendenti dell' ufficio integrazione Giovanna Fornari, Claudio Zaccagnini, Bianca Coppola e la dirigente Ivana Bigari, che nel corso di una perquisizione si affrettava a istruire così i suoi sottoposti: «L' importante è che non vengano date fotocopie al volo». I reati vanno dalla corruzione al falso alla turbativa d' asta. Tutto nasce quasi per caso dalle intercettazioni sul traffico di droga nel campo nomadi di Castel Romano.

 

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I capi della comunità Rom si lamentano per i lavori di manutenzione mai fatti nella struttura e alludono al giro di tangenti. Risalendo a monte gli inquirenti arrivano a filmare non solo le consegne di denaro (almeno nove, con cifre che vanno dagli 800 ai 3000 euro a volta), di un collier di Gucci, di biglietti per il teatro (quattro poltronissime da cento euro l' una), bottiglie di vino, buoni benzina, la promessa di una escavatrice (al vigile De Luca) e a documentare gli accordi per far assumere la figlia della Morgillo in una ditta di pulizie e quello per fare pubblicità allo studio dentistico della figlia della Salvatori su un paio di tv private.

 

Agli atti ci sono anche tutte le pratiche illegali per pilotare i bandi. Finte bonifiche concordate per gonfiare i pagamenti, firme apocrife di dirigenti per retrodatare gli atti, e - proprio come in Mafia Capitale - emergenze create ad arte per giustificare lavori d' urgenza. «Io ed Emanuela siamo le uniche potenti che stamo a risolve tutto» si vanta ancora la Morgillo. E se i pagamenti ritardano, nessun problema. «C' ho uno zampino in Regione», rassicura Chierici.

 

 

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