
C'E' UN TESORO DA 17 MILIARDI DI EURO IN FONDO AL MAR DEI CARAIBI - IL BOTTINO, IN MONETE D'ORO, SI TROVA ALL'INTERNO DEL RELITTO DEL GALEONE SPAGNOLO "SAN JOSÉ": LA NAVE FU AFFONDATA NEL 1708 DAL CORSARO INGLESE CHARLES WAGER E ORA GIACE IN ACQUE COLOMBIANE - LA STIMA ECONOMICA È STATA REALIZZATA GRAZIE A UN SOTTOMARINO TELECOMANDATO CHE HA GENERATO UNA MAPPA 3D DELLA NAVE - LA DOMANDA È: CHI METTERA' LE MANI SUL TESORO? VERRA' LASCIATO IN FONDO AL MARE O QUALCUNO SE LO PAPPERA'?
Estratto dell'articolo di Caterina Soffici per "la Stampa"
Un galeone in fondo al mare carico d'oro, argento e smeraldi. Una storia dove la leggenda si mischia all'immaginario di chi - praticamente tutti - si è abbeverato alle storie dei pirati classici, quelli con la gamba di legno modello Long John Silver nell'Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson per intenderci, prima ancora dell'avvento sugli schermi di cercatori di tesori perduti moderni e fighissimi modello Jack Sparrow o Indiana Jones.
Stando a quanto racconta il Times, il tesoro sommerso più sostanzioso di sempre, 17 miliardi di euro, è stato identificato con certezza nei fondali del Mar dei Caraibi, in acque oggi appartenenti alla Colombia. Ci sono pure le foto. Si tratta dei resti del galeone spagnolo San José, che trasportava il prezioso carico destinato a rimpinguare le casse di re Filippo V di Spagna, affondato nel 1708 dal corsaro britannico Charles Wager. Avvisato del trasporto, Wagner tese un agguato alla flotta spagnola: una bordata dei cannoni britannici ruppe lo scafo del San Josè, innescando un'enorme esplosione nella polveriera e facendo precipitare la nave sul fondo dell'oceano.
l ritrovamento In verità il relitto era già stato individuato nel 2015, a 307 anni di distanza dall'epica battaglia raffigurata anche nel quadro del pittore inglese Samuel Scott, specializzato in dipinti di marine, arrembaggi, vascelli. Acqua scura, cielo plumbeo, cannoni e molto fumo: l'iconografia classica delle battaglie nei mari del Sud. E di scene simili sono pieni i pub di mezza Inghilterra.
Ma quel galeone dipinto da Scott era realmente esistito. Ed era un gioiello della corona spagnola: lungo 40 metri, capace di trasportare dalle Americhe alla terra madre 72 cannoni, più di 500 uomini di equipaggio e il carico di metalli preziosi, acqua, provviste e altre merci. Insomma, il San José, da quanto si capisce, rappresentava l'apice della tecnologia e della costruzione navale spagnola dell'epoca.
I primi a individuare la posizione del relitto erano stati gli americani della Sea Search-Armada, una società di recupero che aveva rivendicato la proprietà del relitto. Ma il governo colombiano aveva obiettato, e qui potremmo aprire un lunghissimo capitolo molto woke, sulla legittimità degli spagnoli di appropriarsi di beni preziosi rubandoli di fatto agli indigeni di allora. Un altro capitolo della controversa storia del colonialismo.
Evitiamo di addentrarci nel complicato garbuglio, peraltro superato dai fatti, perché dopo una lunga battaglia legale tra la società di recupero e il governo colombiano si era giunti alla più ragionevole delle soluzioni: trattare il relitto come un documento storico e non un bottino da spartirsi alla maniera dei pirati. Che ci fai con monete d'oro del 1700?
Le fondi per farne lingotti?
Le vendi ai collezionisti? No, hanno convenuto i contendenti, e il galeone è trattato ora come un reperto archeologico, rendendo onore - si spera - anche alla memoria degli indigeni che peraltro sarebbero stati peruviani e non colombiani.
I ricercatori La pratica è quindi passata dalle mani dei cercatori di tesori a quelle degli scienziati e degli archeologi e ieri il Times di Londra scriveva che le nuove ricerche hanno utilizzato sofisticate immagini subacquee per analizzare parte del carico del relitto. Grazie a un veicolo subacqueo comandato a distanza sono state realizzate immagini 3D ad alta risoluzione che confermerebbe il ritrovamento. Su alcune monete a poppa della nave si legge chiaramente il conio del 1707 e le iscrizioni sui cannoni sono del 1665.
«Questo insieme di prove conferma l'identificazione del relitto come il galeone San José» dice Daniela Vargas Ariza, a capo della ricerca condotta dalla scuola navale colombiana e dell'Istituto nazionale di antropologia e storia. «Il ritrovamento di monete create nel 1707 presso la Zecca di Lima indica una nave che navigava sulla rotta della Tierra Firme all'inizio del XVIII secolo. Il galeone San José è l'unica che corrisponde a queste caratteristiche». [...]
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RELITTO DEL GALEONE SAN JOSE
RELITTO DEL GALEONE SAN JOSE
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