gioielliere ucciso roma prati

CAPITALE CRIMINALE - GIOIELLIERE RAPINATO E UCCISO NEL CUORE DI ROMA: IL KILLER CON LA PARRUCCA HA LASCIATO PIU’ DI UNA TRACCIA - L’OREFICERIA ERA STATA GIA’ SVALIGIATA TRE VOLTE

Federica Angeli per “la Repubblica”

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È rimasto con la testa reclinata, gli occhi sbarrati, sdraiato sopra una sedia rotta della sua gioielleria per due ore. Nessuno si è accorto della tragedia che si era consumata in una piccola oreficeria nel cuore di uno dei quartieri della Roma bene, Prati. Nessuno ha sentito grida, urla, spari. E nessuno ha visto chi è entrato nel negozio e ha ucciso Giancarlo Nocchia, un orefice di 70 anni, che ha trascorso la sua vita in quella bottega al numero 157 di via dei Gracchi, una strada di ristoranti frequentata da vip e notabili della città.

Erano le 17.30 quando un commerciante della zona si è affacciato alla vetrina per scoprire il corpo senza vita, sporco di sangue, col cranio fracassato di Nocchia.

 

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«Mi sono affacciato perché una donna del quartiere ha notato un astuccio di velluto blu con dei gioielli dentro e ha pensato fossero di Giancarlo. Che li avesse persi magari uscendo dal negozio. Ha bussato alla vetrata ma dentro era buio e l’ha portato a me. Lo conosco da una vita. Ma quando sono andato e ho aperto quella porta davanti mi sono trovato una scena da film horror». 

 

Quanto accaduto in quel piccolo negozio tra un centro di pratiche automobilistiche e la Coin è stato ricostruito dai carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci intervenuti insieme a un’ambulanza in via dei Gracchi.

 

GIOIELLIERE UCCISO ROMAGIOIELLIERE UCCISO ROMA

L’ispezione del locale, completamente a soqquadro e svuotato di ogni oggetto, quell’astuccio di preziosi ritrovato in strada, le condizioni dell’uomo morto dissanguato con una frattura alla testa e la visione dei filmati delle tre telecamere della banca Bnl di fronte puntate sulla strada, così come quelle interne all’attività della vittima, hanno consentito di ripercorrere i momenti drammatici consumati in una manciata di minuti in quei trenta metri quadri. L’omicidio è stato l’epilogo drammatico di una rapina, l’ennesima subita da Nocchia.

 

Tutto è cominciato alle 15.30 quando l’uomo, come di consueto, dopo la pausa pranzo è tornato in negozio. Stava chiudendo la porta quando, alle sue spalle, una persona con una parrucca nera in testa lo ha trascinato dentro, fulmineo. Quindi ha chiuso con la chiave l’uscio a vetri e ha minacciato l’anziano di consegnargli tutto ciò che aveva. Il settantenne ha prima finto di assecondarlo e poi ha reagito, forse stanco dell’ennesima razzia nel suo negozio, la quarta in pochi anni.

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Il malvivente però ha reagito come una furia. Lo ha spinto dietro al bancone, ha cominciato a picchiarlo a mani nude. L’anziano ha tentato di ripararsi dai colpi, poi si è rialzato da terra. È stato a quel punto che il rapinatore ha afferrato un oggetto – verosimilmente una statuetta in argento – e lo ha colpito più volte alla testa. Nocchia, sfinito, è crollato su una sedia che si è reclinata verso il muro e poi rotta sotto il suo peso. Così è rimasto fino a quando non sono arrivati i carabinieri diretti dal colonnello Lorenzo Sabatino.

 

Il bandito ha svuotato scaffali, le vetrine, i cassetti del bancone, infilando tutto in un sacco e persino dentro i pantaloni. Quindi è uscito e si è allontanato a piedi, perdendo uno degli astucci. Immortalato dalle telecamere, uniche testimoni di un omicidio di cui soltanto due ore dopo il quartiere ha saputo.

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Il corpo di Giancarlo, che ha tentato fino all’ultimo di proteggere il suo lavoro e le due fatiche, è rimasto al buio fino alle 17.30. Poi i lampeggianti e le grida di chi, disperato, ha appreso della morte dello storico orefice di Prati. Troppo tardi. Del killer nessuna traccia.

 

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