COME PUÒ UN OPERAIO CHE DICHIARA 27MILA EURO AVERE UNA VILLA CON PISCINA, ABITI DA 8MILA EURO E UNA MACCHINA DA 40MILA EURO? FACILE, TRUFFANDO! - SONO FINITI SOTTO INDAGINE GLI OTTO "LUPIN" DELLA MODA CHE RIVENDEVANO ABITI RUBATI DI VERSACE SU VINTED GRAZIE A TRE COMPLICI NEL MAGAZZINO DEL BRAND A NOVARA - LA TRUFFA È ANDATA AVANTI PER CINQUE ANNI FRUTTANDO DUE MILIONI DI EURO FINO A QUANDO I LADRI NON HANNO LASCIATO DUE TRACCE: SU VESTITO VENDUTO ONLINE C’ERA UN CARTELLINO CHE…
Estratto dell’articolo di Elisa Sola per "la Stampa"
Sorridenti sui social, con giacche da ottomila euro addosso e Mercedes sullo sfondo. Sono stati truffatori abili e scaltri per tre anni consecutivi. Poi, come accade ai professionisti che abbassano la guardia, hanno commesso un errore. Delle montagne di vestiti Versace rubati e nascosti nel garage della nonna di uno degli otto membri del gruppo, non hanno notato un dettaglio.
Banale. Ma fatale. Uno dei vestiti rubati aveva un cartellino: «Prototipo». Versace non ha mai deciso di metterlo in vendita. Era solo una prova. Ma loro lo hanno messo su Vinted. E si sono fatti notare. Lasciando una traccia. Un indizio. È stato il primo sbaglio di una serie che ha mandato in fumo cinque anni di furti fruttati due milioni di euro.
I ladri non sapevano che quel vestito che ha portato sulle loro tracce fosse un prototipo. O se lo sapevano, si sono sopravvalutati.
Ma lo stesso sbaglio lo hanno commesso di nuovo, poco dopo. Hanno messo in vendita una felpa taglia 58. Un capo molto particolare. Anche in quel caso unico.
Sparito dal grande magazzino Versace di Novara, dove confluiscono e vengono distribuiti tutti i vestiti prodotti. E ricomparso su Vinted. È l'agosto del 2023. A notare la felpa è una dipendente di Versace. Non nota solo quella.
Scopre stranezze in tutto il profilo che vende abiti Versace. Sono tutti nuovi. Con il cartellino. E costano il 50 percento in meno rispetto ai prezzi di listino. Sconti anomali e mai visti. Ma quella felpa taglia 58 è il segno reale di una truffa in corso. Quell'unico esemplare attiva un'indagine interna di Versace, che fa denuncia e in questo processo è parte offesa, e l'inchiesta della procura di Novara. Quello della felpa è il primo di una serie di errori.
Il più madornale lo commetterà però, dopo, colui che i giudici del tribunale del Riesame di Torino, che ha confermato sostanzialmente le misure inflitte dal gip, definiscono il «capo promotore» del gruppo. Nella pagina Facebook del paese in cui vive - e dove si è comprato una villa con piscina - si mostra con una giacca Versace, collezione "Fendace".
«Vale ottomila euro», sottolineano i giudici (estensore Cristiano Trevisan, presidente Stefano Vitelli), che ricordano il reddito dichiarato annuo dell'indagato, sulla carta un operaio: 27mila euro.
Nel garage della nonna dove nasconde i vestiti rubati, gli agenti della squadra mobile troveranno tre Rolex e buste con contanti. Ha una macchina che vale 40mila euro. E sorride, su Instagram, nei resort dove va in vacanza: Ibiza, Thailandia, Nord Africa.
Gli investigatori continuano ad approfondire: la villa l'ha comprata tutta d'un botto, senza mutuo. E sui conti correnti suoi e della moglie, una degli indagati, sono accumulate tranche da 60mila euro. […] Ha guadagnato 11mila euro al mese per 41 mesi di seguito.
Secondo la procura la banda - composta da almeno otto persone - di Torino, Novara e alcune originarie del Kosovo - ha rubato dal 2021 al 2025. Associazione a delinquere allo scopo di furto, riciclaggio e auto riciclaggio sono le accuse contestate e confermate dal tribunale della libertà, che ritiene il carcere l'unica misura idonea per il capo banda, definito «pericoloso».
Ma come è stato possibile, per anni, portare via dal magazzino novarese di Versace abiti di lusso impunemente, per poi rivenderle sulle piattaforme online? È successo grazie alle talpe. Ce ne sono tre nella banda. Sono dipendenti della società di logistica che gestisce il magazzino.
Solo loro potevano entrare nell'area carico e scarico merci. Come l'ex capo magazziniere, che ha confessato: «Entravo nel magazzino in pausa pranzo, perché ero solo. Facevo le foto ai vestiti. Le mandavo al capo e lui sceglieva cosa voleva. Gli consegnavo gli abiti e mi dava il 15 o 20 percento delle vendite. Guadagnavo fino a 8mila euro al mese. Mi sono ripianato i debiti e fatto una villa con piscina. […]».
[…] Su Vinted, Vestiaire collective e altre app si faceva chiamare Bibi, Simonalux, Bahrie. «Venditore esperto», figurava per chi navigava. […] Erano in otto, ognuno con un ruolo. Decine di conti correnti. Quattro ville acquistate per non destare sospetti. E tanti, troppi i soldi che giravano di banca in banca. […]







