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CONIUGI UCCISI A CATANIA, L’AUTOPSIA NON ESCLUDE LA VIOLENZA SESSUALE AI DANNI DELLA DONNA - L’IVORIANO SOSPETTATO DEL DUPLICE DELITTO RESPINGE LE ACCUSE: “NON C’ENTRO NULLA, ORA POSSO ANDARE A CASA?” - TUTTE LE BUGIE DEL PRESUNTO KILLER

KAMARA MAMADOU IVORIANO ACCUSATO DI AVER UCCISO LA COPPIA DI PALAGONIAKAMARA MAMADOU IVORIANO ACCUSATO DI AVER UCCISO LA COPPIA DI PALAGONIA

Fabrizio Caccia per “corriere.it”

 

«Ma perché mi tenete qui, ma perché non mi lasciate andare a casa?», così, calmo e tranquillo, tutto sommato in un buon francese, continuava a ripetere domenica Mamadou Kamara, pure quando ormai s’erano fatte le undici di sera e nella stanzetta del commissariato di Caltagirone il capo della Squadra Mobile di Catania, Antonio Salvago, dopo tredici lunghissime ore di faccia a faccia, stava ancora lì a domandarsi come potesse questo diciottenne ivoriano restare impassibile davanti all’evidenza.

 

Gli aveva appena detto, il superpoliziotto che somiglia vagamente a Montalbano, di aver scoperto nella memoria del suo cellulare una foto di lui inequivocabile, di Mamadou vestito con dei pantaloni neri e una vistosissima cintura di pelle bianca con la scritta «Gaudì» sulla fibbia.

 

Proprio quel paio di pantaloni neri legati dalla stessa cintura bianca - ma stavolta completamente imbrattati di sangue - ritrovati dentro al borsone che Mamadou aveva con sé domenica mattina al Cara di Mineo e che conteneva però anche il pc portatile, due cellulari, la videocamera, alcune macchine fotografiche e la catenina d’oro tutti riconosciuti da una figlia delle vittime e portati via con violenza inaudita dalla casa di Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez, massacrati nottetempo nella loro villetta di Palagonìa.

 

Eppure lui niente, una statua di sale: «Ve l’ho detto, non c’entro nulla, perché mi tenete qui? Tutta quella roba l’ho trovata in un cassonetto sul ciglio della strada, fuori Mineo, quando sono uscito alle 6 del mattino per rientrare quasi subito alle 6 e 20...». Altra bugia colossale, perché agli agenti di guardia al cancello, dove entrate e uscite vengono segnate puntualmente su un registro, Mamadou risulta sì entrato alle 6 e 20, ma alle 6 non è mai uscito di lì. Probabilmente aveva già scavalcato ore prima da qualche parte, intorno al grande recinto.

 

Sicuro, sfrontato, imperturbabile, anche mentre leggeva la carta dei suoi diritti, nel momento del trasferimento in carcere, a Catania, poco prima di mezzanotte. O forse semplicemente un incosciente. Il questore di Catania, Marcello Cardona, che per anni ha diretto l’ufficio immigrazione a Roma, ammonisce che bisogna stare attenti, ora, ad «associare qualunque reato a un immigrato», perché anzi lui di storie belle legate all’integrazione ne potrebbe raccontare in quantità.

 

In queste ore, però, si è andato a rileggere il modello C3 che Mamadou Kamara compilò alla fine di giugno scorso per richiedere il riconoscimento dello status di rifugiato politico in attesa di essere chiamato a Siracusa davanti alla commissione territoriale del governo. «Non potevo più stare nel mio Paese, la Costa d’Avorio - racconta Mamadou -. Avevo paura per la mia vita, così sono fuggito e sono arrivato in Libia dove ho pagato per imbarcarmi. Sono venuto in Italia in cerca di fortuna».

 

ROSITA SOLANO FIGLIA DELLA COPPIA AMMAZZATA A PALAGONIAROSITA SOLANO FIGLIA DELLA COPPIA AMMAZZATA A PALAGONIA

Lucien Aka Kuamè, 77 anni, presidente dell’Unione Ivoriana di Sicilia, dice che «Mamadou è assolutamente estraneo alla comunità, non lo conosce nessuno e di quello che ha fatto, se vero, risponderà personalmente. Ma sarebbe sbagliato generalizzare».

 

Il ragazzo, com’è noto, sbarcò l’8 giugno a Catania, soccorso insieme a migliaia d’altri come lui dalle navi di Triton. Il giorno dopo era già a Mineo. E qui, dentro al Centro d’accoglienza per richiedenti asilo, gli operatori rivelano - dietro la promessa di un totale anonimato - la vita e le opere del presunto spietato assassino di Palagonìa.

 

«Arrivò il 9 giugno e due giorni dopo, l’11, si presentò per iscriversi al corso di fitness. Lui non è un ragazzo molto alto, diciamo un metro e settanta, ma è molto atletico, muscoloso. Però frequentò il corso solo per una settimana, poi lasciò. Allo stesso modo s’iscrisse subito anche alla scuola di lingua italiana, in aula però si presentò solo due volte.

 

Mai si è affacciato neppure al job center o nei nostri tanti laboratori. Si faceva vedere solo a mensa e al bazar. Qui in Italia, comunque, è arrivato da solo: nessun familiare, nessun parente. All’interno del centro ha legato con gli ivoriani ma anche con ragazzi di altri Paesi dell’Africa». Ed è tra loro che ora stanno cercando i suoi complici.

PALAGONIA MANADOU KAMARAPALAGONIA MANADOU KAMARA

 

2. CONIUGI UCCISI A CATANIA, GLI ESITI DELL’AUTOPSIA: “NON È ESCLUSA LA VIOLENZA SESSUALE”

Da “la Stampa”

 

Mercedes Ibanez prima di essere uccisa avrebbe subito un tentativo di violenza sessuale. È l’ipotesi, da confermare, che emerge dall’autopsia eseguita sulla donna, 70 anni, rapinata e assassinata nella sua villa di Palagonia, con il marito, Vincenzo Solano, 68 anni. «Sono soltanto indizi - riferisce una fonte - anche se sono diversi, che però al momento non danno certezze». L’esame medico legale ha evidenziato «ecchimosi e segni di una colluttazione» in una zona del corpo che fanno «ipotizzare che la donna abbia potuto subire violenza sessuale».

 

La certezza avverrà dopo esami istologici su organi della vittima, e ci vorranno settimane. E intanto non cambia il reato contestato dell’ivoriano di 18 anni, Mamadou Kamara, indagato per la tragedia. Per il migrante ospite del Cara di Mineo l’accusa (per cui domani comparirà davanti al Gip di Caltagirone per l’udienza di convalida del suo fermo) è di duplice omicidio aggravato. 

 

PALAGONIA DUPLICE OMICIDIOPALAGONIA DUPLICE OMICIDIO

Dall’esame medico legale escono altri particolari utili alla ricostruzione del delitto. Come le “armi” che sarebbero state usate: le ferite sono riconducibili all’uso di un grosso cacciavite e di una tenaglia o di una pinza. Utilizzate per colpire violentemente le due vittime durante una rapina andata a male. E confermerebbe la presenza di altre persone, almeno una, sulla scena del delitto. 

 

Sull’ipotesi di abusi sessuali sulla madre, Rosita Solano preferisce non commentare: «Non ne so niente, quando ci saranno gli esami definitivi e ufficiale ne riparleremo». E invita la stampa al «rispetto della privacy per questi giorni di dolore». «Lasciateci in pace - dice ai giornalisti - è un giorno particolare per noi, così come lo sarà domani. È il momento del dolore e della preghiera. E i funerali - ribadisce - saranno celebrati in maniera privata, non vogliamo nessun politico che faccia la passerella in chiesa».  

 

In mattinata aveva lanciato una domanda retorica al premier Matteo Renzi e al ministro Angelino Alfano: «La morte dei miei genitori evidentemente non meritava neppure un tweet da parte loro?». «Voglio giustizia - aveva ribadito - e non polemiche: Renzi venga a parlami, a metterci la faccia, prima del funerale, non vogliano politici in chiesa». Nella chiesa di San Giuseppe, domani alle 17, il vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, officera’ la funzione. Intanto nella sala Azzurra del Municipio è stata allestita la camera ardente, con le salme dei due coniugi, accolte da una folla commossa e da lunghi e scroscianti applausi. 

PALAGONIA OMICIDIO 1PALAGONIA OMICIDIO 1

 

Nel giorno del funerale della coppia, ci sarà anche l’udienza di garanzia davanti al Gip di Caltagirone per la convalida del fermo dell’ivoriano Mamadou Kamara. Potrebbero essere sue, o di un presunto complice, un paio di mutande da uomo insanguinate trovate nel giardino. Gli investigatori stanno controllando i tabulati del suo cellulare personale dal quale avrebbe fatto alcune chiamate. Lui non ha fatto alcuna ammissione.

 

Agli investigatori ha fornito la sua spiegazione: «il borsone (con dentro cellulare e Pc portatile delle vittime, ndr) l’ho trovato per strada, che male c’è?», e dopo avere fornito questa sua spiegazione ha chiesto «perché mi state trattenendo, visto che ho chiarito tutto?».

 

ROSITA SOLANO FIGLIA DELLA COPPIA AMMAZZATA A PALAGONIAROSITA SOLANO FIGLIA DELLA COPPIA AMMAZZATA A PALAGONIA

«Tra l’altro sono uscito dal Cara alle 6 - ha aggiunto - e sono rientrato adesso non avrei avuto il tempo di andare e tornare da Palagonia». Ma la registrazione dell’uscita non esiste e il poliziotto di turno nega di averlo visto passare dall’ingresso principale. Potrebbe avere “saltato” la recinzione o essere passato da uno dei “buchi” creati nella rete. E non riesce a spiegare come mai indossi una maglietta grigia, un pantalone e le ciabatte di una della vittime, Vincenzo Solano. 

 

Sulla vicenda è intervenuta, da New York, esprimendo «il più profondo cordoglio», la presidente della Camera: «Chi commette atti violenti - ha detto Laura Boldrini - deve risponderne davanti alla giustizia, chiunque esso sia, la responsabilità penale è individuale. Ci sono migranti che per sventare le rapine si fanno ammazzare». 

PALAGONIA COPPIA UCCISAPALAGONIA COPPIA UCCISA

 

Sul blog di Beppe Grillo, c’è un attacco di Alessandro Di Battista a «Ncd, nuovi negrieri» che contesta il «sistema» Cara Mineo che «permetteva a vari soggetti di spartirsi soldi nostri e a Castiglione, sottosegretario Ncd del governo Renzi, di avere un ritorno in termini di voti». Mentre Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, si dice «allibita dal silenzio di Renzi che interviene sullo scibile umano», il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, ritiene che «il Cara di Mineo vada chiuso: accogliere sì - spiega - ma salvaguardando la popolazione e la dignità dei migranti non violenti». 

 

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