giorgio agamben green pass senato

“CON IL GREEN PASS MENO DIRITTI DEI CITTADINI DELL’UNIONE SOVIETICA” – CONTINUA IL DELIRIO NO-PASS DEL FILOSOFO GIORGIO AGAMBEN, CHE DOPO AVER PARAGONATO IL GREEN PASS ALLE LEGGI RAZZIALI, DURANTE L’AUDIZIONE AL SENATO SCOMODA PURE L’URSS: “ERANO COSTRETTI A MOSTRARE UN LASCIAPASSARE PER OGNI SPOSTAMENTO DA UN PAESE ALL'ALTRO. SONO TRASFORMAZIONI INSIDIOSE, PERCHÉ AVVENGONO SENZA IL CAMBIAMENTO DEL TESTO DELLA COSTITUZIONE, MA...”

GREEN PASS

Alessandro Rico per “La Verità”

 

«Finalmente ci troviamo tra esponenti di diversi saperi di settore che si confrontano». Il giurista Alessandro Mangia coglie il senso dell'audizione sul green pass svoltasi ieri in Senato: abbandonati lessico di guerra e nostalgie per Bava Beccaris, gli esperti hanno potuto offrire alla commissione Affari costituzionali finanche punti di vista eterodossi.

 

giorgio agamben green pass senato

L'intervento più dirompente è quello del filosofo Giorgio Agamben. Il quale denuncia «una situazione giuridicamente e moralmente abnorme», una «mostruosità», per cui lo Stato «declina formalmente ogni responsabilità in merito alle possibili gravi conseguenze del vaccino». E poi c'è la riflessione sull'iniezione come viatico per abituarci ai «dispositivi di controllo». 

AGAMBEN

 

Con un ribaltamento: non è il green pass un mezzo per costringere la gente a vaccinarsi, quanto il vaccino «un mezzo per costringere la gente ad avere il green pass». Una condizione che Agamben considera peggiore di quella «dei cittadini dell'Unione sovietica»: loro «erano costretti a mostrare un lasciapassare per ogni spostamento da un Paese all'altro. Noi siamo costretti a mostrarlo anche per andare al ristorante, al museo, al cinema e ora anche per andare a lavorare».

Giorgio Agamben

 

 Se ne faranno una ragione quelli che «il green pass non si può paragonare alle leggi razziali», ma il filosofo dichiara che il decreto ha creato «cittadini di seconda classe», con restrizioni «identiche a quelle subite dai non ariani». Sono «trasformazioni» insidiose, ammonisce Agamben, perché «avvengono senza il cambiamento del testo della Costituzione, ma surrettiziamente». 

 

Come ha osservato Massimo Cacciari, producono un passaggio dallo stato d'emergenza allo stato d'eccezione. «La sicurezza e l'emergenza», conclude Agamben, «non sono fenomeni transitori, ma costituiscono la nuova forma di governamentalità». 

green pass 1

 

L'eccezione che si fa normalità. Se dal prof Corrado Caruso, costituzionalista dell'ateneo di Bologna, apprendiamo che l'obbligo vaccinale (anche se è subdolo?) è legittimo, poiché la dignità della persona, requisito che le terapie non possono violare, non ha a che fare con libertà individuale e autodeterminazione, è proprio Mangia, della Cattolica, a spiegare dove sia l'inghippo nella strategia perseguita tramite il foglio verde.

 

green pass 5

 Non è un problema di diritto costituzionale, bensì di diritto amministrativo. E riguarda «gli atti di autorizzazione», il via libera ai farmaci antivirus. Si tratta di autorizzazioni condizionate, mentre la Consulta ha legittimato l'obbligo vaccinale se, tra le altre cose, il preparato è in grado di «preservare lo stato di salute» del paziente. Insomma, solo se sono noti i potenziali effetti dannosi del farmaco, che dovrebbe aver superato ogni fase di sperimentazione ed essere stato autorizzato in via definitiva. 

green pass 4

 

Rilevante la frecciatina a Silvio Brusaferro dell'Iss, che poco prima ha attribuito all'Ue la paternità del green pass all'italiana: «Chi ne sostiene la legittimità costituzionale», osserva Mangia, «lo nega. Altrimenti, con il Regolamento europeo che vieta la discriminazione dei non vaccinati, verrebbe giù tutto». 

 

green pass 3

Da registrare anche l'affondo dell'infettivologo Leopoldo Salmaso: «La vaccinazione dei lavoratori e degli studenti è non solo pericolosa per i diretti interessati, ma addirittura controproducente per la comunità, perché la persona vaccinata diventa un untore», che «elabora e diffonde variabili non naturalmente adattate», coltivando «un falso senso di sicurezza». 

 

green pass 2

Mentre Marco Cosentino, farmacologo dell'Università dell'Insubria, bacchetta i tanti, da Burioni in giù, che banalizzavano le miocarditi da vaccino: «Non ho mai studiato che esiste un'infiammazione cardiaca lieve o benigna». Per concludere che l'unico presupposto «ragionevolmente vero» del pass, l'esito negativo di un tampone, è quello che le autorità scoraggiano. C'è una notizia: in Italia esiste ancora un dibattito pubblico.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...