TRAPASSATA IN “CONCORDIA” - DELLA NAVE AFFONDATA DA CAPITAN SCHETTINO, CINQUE ANNI FA ALL’ISOLA DEL GIGLIO (32 CADAVERI), NON RESTA PIÙ NULLA, A PARTE LE ELICHE - E’ STATA DEMOLITA E IL 90% DEI MATERIALI RECUPERATO - SONO SERVITE 350 PERSONE DI 78 AZIENDE PER COMPLETARE LO SMALTIMENTO

costa concordia naufragata al giglio foto di jonathan danko kielkowskicosta concordia naufragata al giglio foto di jonathan danko kielkowski

Massimo Minella per “il Venerdì - la Repubblica”

 

C'era una volta la Costa Concordia. Ma da qualche giorno non c' è più. Non c' è più niente, nemmeno un piccolo frammento di acciaio, una vite, un pannello di plastica. Il bacino di carenaggio numero 4 del porto di Genova, ultimo spazio a ospitare quel che restava della vecchia ammiraglia di Costa Crociere, naufragata davanti all' isola del Giglio nel gennaio di cinque anni fa (32 furono le vittime), da qualche giorno è completamente vuoto.

SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE

 

Ferdinando Garré, amministratore delegato del consorzio Ship Recycling (51 per cento Saipem, 49 San Giorgio del Porto) si sporge sul vuoto, protetto dalla balaustra che si affaccia sul bacino e ripercorre la lunga fine della Concordia. «La prima volta che siamo stati contattati è stato pochi minuti dopo il naufragio» racconta. «Da allora non abbiamo mai smesso di seguire la vicenda, fino a pochi giorni fa, quando abbiamo completato tutto il lavoro e, come si dice in gergo, abbiamo chiuso la commessa».

LA COSTA CONCORDIA SI RIALZA LA COSTA CONCORDIA SI RIALZA

 

In mezzo, c' è un arco di tempo in cui la nave resta a lungo sdraiata al Giglio, prima di raddrizzarsi e prendere la rotta per Genova, preferita alla Turchia, nonostante il costo sia decisamente più alto (80 milioni di euro), in virtù di un progetto che promette la massima tutela ambientale: sia nella fase di rigalleggiamento (tramite cassoni di ferro), sia in quella di demolizione. «La promessa è stata mantenuta» continua Garré, «perché il cuore del progetto era proprio nel recupero dei materiali».

 

COSTA CONCORDIA DOPO IL RECUPERO COSTA CONCORDIA DOPO IL RECUPERO

A lavoro concluso, Garré mostra per la prima volta i numeri dell' operazione: recupero di quasi il 90 per cento dei materiali, come dire 53 mila tonnellate per quasi 4 mila viaggi verso gli impianti di recupero e di smaltimento in Italia. A cominciare dall' acciaio finito nei forni elettrici per essere fuso e tornare a essere nuovo acciaio, magari per altre navi. A smaltimento, invece, sono state avviate oltre 8 mila tonnellate di materiale con 850 viaggi.

Un lavoro enorme che ha impiegato fino a 350 persone di 78 aziende, il 98 per cento delle quali con dipendenti italiani per circa un milione di ore di lavoro.

 

costa concordia incontro ravvicinato costa concordia incontro ravvicinato

Ma che cosa resta della nave? Catene e ancore, che erano rimaste al Giglio, sono finite a Capodistria (serviranno per costruire una boa). A Genova, invece, nei capannoni della San Giorgio, ci sono ancora le eliche che verranno utilizzate come "pezzi di rispetto": quando cioè servirà qualche pezzo di elica da sostituire su navi in riparazione. Resta poi il mercato dei memorabilia che si possono comprare in rete. Ma nulla di più, nemmeno un pezzetto della nave, un simbolo, come aveva chiesto il Museo del Mare di Genova. «Abbiamo rispettato le indicazioni del progetto per cui eravamo stati scelti» chiude Garré. «Demolire e riciclare il più possibile».

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