sorrento

TORNA A SURRIENTO? NO, LASCIA PERDERE - LA COSTIERA ERA UN PARADISO ORA E’ STATA TRAVOLTA DA ARRESTI, SCANDALI E SOLDI PUBBLICI AI PARENTI - E UN PENSIONATO CHE HA DENUNCIATO IL CATTIVO ANDAZZO E’ STATO PURE QUERELATO

Simone Di Meo per Dagospia

 

Comune di Sorrento Comune di Sorrento

C'è un paradiso perduto «qui dove il mare luccica/ e tira forte il vento/ su una vecchia terrazza davanti al Golfo di Surriento», come cantava Lucio Dalla in «Caruso».

Quella che un tempo era la terra delle Sirene, oggi è una cittadina travolta da scandali, arresti e storie così grottesche che non sfigurerebbero in un film di Woody Allen o, peggio, di Fantozzi. Come quella che vede protagonista un arzillo pensionato di nome Enrico Aprea, querelato dal sindaco di Sorrento Peppino Cuomo e dal segretario comunale Elena Inserra per interruzione di pubblico servizio.

 

sorrentosorrento

Non pensate subito male: l'unica colpa di Aprea, ex dipendente del Provveditorato agli Studi della Campania, è stata la pervicace volontà di segnalare con mail e lettere all'Amministrazione errori e sciatterie scovati nei provvedimenti dei dirigenti. Qualche esempio preso a caso dal fascicolo processuale: un dirigente comunale prepara un bando di gara europeo di quasi un milione e quattrocentomila euro per il trasporto scolastico ma non si accorge che è in conflitto con la normativa regionale.

 

Aprea glielo fa notare, e lui annulla in autotutela prima che possano partire le contestazioni dei partecipanti. E così accade anche con un altro procedimento. Un funzionario affida un lavoro a scatola chiusa a una cooperativa che però è inattiva da un pezzo. È sempre Aprea a scoprirlo e a farglielo ritirare.

Peppino CuomoPeppino Cuomo

 

Insomma, invece di dargli una medaglia lo hanno trascinato alla sbarra, e solo il buonsenso del pm ha impedito che tra i capi di imputazione a suo carico ci fosse pure stalking, come richiesto da sindaco e segretario. Qualche tempo fa, un impiegato comunale durante l'interrogatorio ha spiegato a un esterrefatto giudice che il pensionato era diventato il terrore degli uffici municipali per le sue continue richieste di rettifica e chiarimento. I dipendenti comunali si accorgevano della sua presenza nei corridoi annusandone la scia del dopobarba.

Roba da ridere. O da piangere, dipende dai punti di vista.

 

Esagerazioni? Sarà. Ma appena la settimana scorsa, il dirigente Antonino Giammarino è stato arrestato dalla Guardia di finanza perché avrebbe favorito un imprenditore locale su un appalto da oltre un milione di euro. Giammarino era uno dei «bersagli» fissi di Aprea, per dire. Un altro dirigente è sott'inchiesta della Procura regionale della Corte dei Conti per un danno erariale da 2 milioni di euro per un'autorizzazione a costruire parcheggi auto.

 

enrico apreaenrico aprea

In una comunità dove tutti conoscono tutti e tutti sono imparentati col potente di turno, c'è spazio anche per le ricche elargizioni che il Comune dà al papà dell'attuale sindaco Cuomo, ex primo cittadino a sua volta, per mostre e congressi di storia locale. E per gli incroci di incarichi e poltrone affidati a cugini, zii, nipoti, cognati e affini dei vertici del Palazzo. Tutto secondo le regole, sia chiaro. Ma è normale?

 

Ogni tanto, drappelli di carabinieri e finanzieri fanno capolino al Comune: i filoni aperti sono diversi, e quasi tutti riconducibili alle denunce presentate da tre coraggiose associazioni locali: la «Antonino Caponnetto» di Salvatore Caccaviello, «I cittadini contro le mafie e la corruzione» di Enrico Aprea e il movimento civico «Conta anche tu» di Francesco Gargiulo.

 

E questo senza considerare che un paio di dozzine di ex e attuali consiglieri comunali sarebbero, secondo le indagini della Procura di Torre Annunziata, ineleggibili perché in contenzioso con l'Amministrazione. Insomma, un disastro.

 

piergiorgio sagristanipiergiorgio sagristani

Solo la fede ci può salvare. O forse no. Nella vicina Sant'Agnello, sempre in Costiera sorrentina, il giorno di Natale i fedeli hanno potuto assistere all'incredibile show di don Fabio Savarese, parroco della chiesa di San Giuseppe.

 

Dopo le letture del Vangelo, dal pulpito ha augurato lunga vita al sindaco Piergiorgio Sagristani – seduto sorridente in prima fila – perché se sta bene lui, stanno bene tutti. Roba che nemmeno nella Corea del Nord di Kim Jong-un. Ma che ci volete fare.

La messa è finita. Andate in pace.

 

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