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NON PLUS ULTRÀ – LUCA DA ROS, IL PIÙ GIOVANE DEGLI ARRESTATI DOPO IL CAOS DI SANTO STEFANO, ACCUSA UNO DEI LEADER DELLA CURVA DELL’INTER: È STATO LUI A ORDINARE L’AGGUATO – LA DOPPIA VITA DI MARCO PIOVELLA DETTO “IL ROSSO”: 33 ANNI, IMPRENDITORE INCENSURATO CON UNA LAUREA IN DESIGN AL POLITECNICO DI MILANO CON LA PASSIONE PER LA CURVA NORD – AVEVA PASSATO IL NATALE CON “DEDE” E…

1 – AGGUATO ULTRÀ, L' ARRESTATO ACCUSA UNO DEI LEADER DELLA CURVA DELL' INTER

Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

incidenti san siro

Non un' imboscata volante, seppure organizzata la sera di Santo Stefano ai danni di tifosi partenopei da un centinaio di ultrà dell' Inter, del Nizza e del Varese in vista della partita Inter-Napoli: Luca Da Ros, il più giovane di tre ultrà nerazzurri arrestati per rissa aggravata, al gip Guido Salvini in carcere racconta a sorpresa invece un vero e proprio piano premeditato. Non percepito dalle «antenne» informative della polizia. Progettato con la sincronizzazione di una ventina di auto in apparenza scollegate, ma convergenti dopo aver man mano preso a bordo in centro città 4/5 ultrà per vettura. Con compartimenti stagni tra gli esecutori, convocati in un pub per i passaggi poi in auto e ignari persino di quale fosse la destinazione degli autisti.

 

incidenti san siro

Con la predisposizione in un parchetto, accanto all' incrocio dell' assalto, a due chilometri dallo stadio, di sacchi di mazze e roncole che gli ultrà autotrasportati avrebbero trovato senza rischiare di doversele portare addosso. E infine con lo scoppio di un petardo come segnale d' assalto convenuto all' avvistamento dei van dei napoletani da aggredire.

 

Nel disvelarlo, il 21enne Luca Da Ros - detto «il Gigante» per l' altezza - fa una serie di nomi di ultrà degli «Irriducibili», dei «Viking» e dei «Boys», a cominciare da un 33enne eclettico capo ultrà nel «direttivo» della Curva Nord, Marco «il Rosso» Piovella: realizzatore di tante coreografie dell' Inter, ma anche laureato al Politecnico in design, ma anche sottoposto a Daspo dopo i disordini di Inter-Juventus 2017, ma anche imprenditore nell' architettura delle luci, ma anche indagato nell' aprile 2005 per il lancio dei fumogeni che in un euroderby colpirono l' allora portiere brasiliano milanista Dida e poi assolto in Appello nel processo in cui come coimputato aveva l' ultrà del mitologico motorino fatto volare dagli spalti di San Siro nel 2001.

 

DANIELE BELARDINELLI

Né «il Gigante» né «il Rosso» sanno dire qualcosa sulla dinamica dell' investimento del 39enne ultrà varesino Daniele Belardinelli: forse già a terra (per gli scontri) nel momento in cui un' auto scura diretta allo stadio (ma non facente parte dei van di tifosi aggrediti) gli sarebbe passata sopra, fermandosi un momento (per lo spegnimento del motore, stando alla sensazione di Da Ros) prima di ripartire, non è chiaro se con o senza consapevolezza, tra buio, nebbia e trambusto di quello che per i pm è stato «un combattimento».

 

MARCO PIOVELLA DETTO 'IL ROSSO'

La madre del tifoso scrive su Facebook che «tg e social dicono che mio figlio era un delinquente. Non lo giustifico, ma da madre vi chiedo di lasciarlo in pace da adesso, che sia ricordato come io lo ricordo fuori dal mondo del calcio: figlio, padre, marito e fratello dolcissimo». Il racconto di Da Ros sulla genesi dell' attacco arriva a San Vittore talmente a sorpresa che il suo codifensore insieme ad Alberto Tucci, e cioè l' avvocato Mirko Perlino, rinuncia al mandato per sopraggiunta incompatibilità rispetto alla posizione di Piovella, da Perlino già difeso in passato: Piovella «ammette di aver preso parte agli scontri ma nega responsabilità sull' organizzazione», riferisce il legale alla fine dell' interrogatorio in Questura, dal quale in serata Piovella esce indagato per rissa aggravata, lancio di materiali pericolosi e lesioni.

 

2 – LE DUE VITE DEL «ROSSO» TRA TIFO E LAUREA IN DESIGN «AVEVO TRASCORSO IL NATALE CON IL RAGAZZO INVESTITO»

incidenti san siro

Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”

 

Le due vite del «Rosso» si fermano quasi in contemporanea mentre le ruote di quella che somiglia a un' Audi A3 scura, fanno scempio del corpo dell' amico «Dede» Belardinelli. Due esistenze che nei 33 anni di Marco Piovella s' erano sempre sfiorate, senza mai toccarsi.

 

Una, quella di figlio di ottima famiglia, una laurea al Politecnico di Milano, un' azienda in via Carlo De Angeli (e a Muralto, in Svizzera) che si occupa di lighting design , ossia di architettura della luce, nessun precedente penale sulle spalle. E l' altra, vissuta sulle gradinate di San Siro, aggrappato alla balaustra, il tifo che conta della Curva Nord, capo dello storico gruppo dei Boys San e responsabile delle splendide coreografie realizzate dai tifosi interisti in occasione dei Derby. E che lo scorso anno gli era costata un Daspo (che sarebbe scaduto a breve) dopo i disordini in occasione di Inter-Juventus.

 

DANIELE BELARDINELLI

Una vita nella quale l' imprenditore di successo Marco Piovella era semplicemente «il Rosso» . Lo stesso soprannome con il quale Luca Da Ros, 21 anni, detto «il Gigante» , laureando in Sociologia alla Cattolica e anche lui dei Boys, lo indica durante l' interrogatorio di garanzia davanti al giudice Guido Salvini. «Gli organizzatori sono due capi degli Irriducibili, uno dei Viking e "il Rosso" , il capo dei Boys», mette a verbale in una collaborazione fiume con i magistrati il giovane Da Ros. E così, un' ora dopo Piovella decide di presentarsi in questura insieme al suo avvocato Mirko Perlino. Per confermare che c' era anche lui in via Novara la sera di Santo Stefano durante l' agguato ai tifosi napoletani.

 

Lo ammette perché ormai il suo nome è bruciato, perché agli investigatori della Digos basterebbe un fotogramma degli incidenti per incriminarlo e andarlo ad arrestare. «Abbiamo preferito presentarci spontaneamente - dice il suo legale all' uscita da via Fatebenefratelli -. Marco ha ammesso di essere stato presente al momento degli scontri, ma non era uno degli organizzatori».

«Il Rosso» lascia la questura alle otto di sera, da indagato (per rissa e lesioni) e senza provvedimenti cautelari.

 

scontri san siro

Ma, e lo conferma anche il suo avvocato, nelle prossime ore potrebbe arrivare un' ordinanza che farebbe finire anche lui in carcere, insieme a Da Ros e agli altri due ultrà arrestati per gli scontri. Piovella non ha fatto nomi. Non ha parlato delle fasi organizzative del blitz, ricostruito invece dagli investigatori della Digos grazie alle testimonianze degli altri arrestati, ma ha detto di avere visto il momento in cui l' auto pirata «è passata con entrambe le ruote sul corpo di "Dede"».

 

scontro san siro

I poliziotti gli hanno mostrato i filmati in cui si intravede la macchina che ha investito Belardinelli. Sembra che si tratti di una vettura con a bordo tifosi partenopei che forse poi si sono diretti allo stadio. Anche se sarebbe un altro gruppo rispetto ai cento ultrà della «Curva A» aggrediti dai nerazzurri. Resta da capire se si sia trattato di un incidente, dovuto a un tentativo di fuga dall' assalto, o di un gesto doloso.

 

«Dede» e «il Rosso» avevano trascorso insieme il Natale. E si erano ritrovati il giorno dopo in via Novara per l' agguato con spranghe, roncole e bastoni. Belardinelli era uno dei capi dei temuti «Blood and honour» di Varese, espressione del movimento neofascista LealtAzione. Ma Piovella, almeno così lo descrivono i rapporti della questura, pur facendo parte dei quattro leader del direttivo dell' intera Curva Nord, non era legato all' estrema destra.

Daniele Belardinelli

 

In questi anni è stato uno degli interlocutori delle forze dell' ordine in occasione di coreografie particolarmente laboriose che realizzava personalmente. Un ragazzo che proprio per il suo impegno nella curva, tutti conoscono e stimano all' interno del mondo ultrà. Non aveva precedenti. Anche se nel 2005 era stato indagato per i fumogeni contro il portiere milanista Nelson Dida in occasione della semifinale di Champions tra Inter e Milan. Ne era poi uscito con l' assoluzione in appello.

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