migranti ong

FRONTEX DEL PORTO - FABRICE LEGGERI, CAPO DI “FRONTEX”: “PROVE DI CONTATTI TRA ONG E TRAFFICANTI? NEL 2014-2015 LE OPERAZIONI DI SALVATAGGIO AVVENIVANO A METÀ STRADA TRA LIBIA E ITALIA, ORA ALCUNE ONG SI SPINGONO AL LIMITE DELLE ACQUE TERRITORIALI. I TRAFFICANTI TRAGGONO VANTAGGIO DALLA LORO PRESENZA…”

Marco Bresolin per “la Stampa”

 

FABRICE LEGGERIFABRICE LEGGERI

«Alcuni presentano le cose in modo romantico o idealista, ma purtroppo la realtà è crudele. Non c'è nulla di romantico in quello che succede nel Mediterraneo. Il numero di mezzi in mare non è mai stato così alto e purtroppo dal 2016 non abbiamo mai avuto così tante vittime. Serve una presa di coscienza».

 

Fabrice Leggeri è il direttore di Frontex, l'agenzia Ue che per prima ha puntato il dito contro le Ong impegnate nelle operazioni di salvataggio. I suoi dossier sono finiti sui tavoli delle procure siciliane che indagano su presunti link con i trafficanti. Cosa c' è realmente dietro queste accuse? Ci sono prove certe di legami con le organizzazioni criminali oppure solo il «fastidio» per una mancanza di collaborazione che ostacola il coordinamento?

 

FABRICE LEGGERIFABRICE LEGGERI

Leggeri si ferma un passo indietro e lascia le risposte all' autorità giudiziaria. Ma sull'accusa più pesante - quella di presunti finanziamenti alle Ong da parte del racket - mette le mani avanti: «Non abbiamo nessun elemento per dirlo. Da parte nostra nessuna informazione di questo tipo è stata trasmessa alle procure».

 

Avete però detto che i migranti partono con in tasca il numero delle Ong.

«Negli hotspot interroghiamo i migranti. Alcuni ci hanno indicato il numero che dovevano chiamare e corrispondeva ad alcune Ong. Ma non posso dire come lo hanno avuto: lo potranno stabilire soltanto gli organi giudiziari».

 

Non lo dite perché non volete o perché non lo sapete? La procura di Catania ha ammesso che i numeri si trovano anche in rete

ONG E MIGRANTIONG E MIGRANTI

«Non lo dico perché non lo sappiamo. Frontex non ha il mandato per condurre indagini, noi raccogliamo informazioni e facciamo analisi del rischio».

 

Ma avete prove di contatti tra Ong e trafficanti o solo sospetti?

«Nel 2014-2015 le operazioni di salvataggio avvenivano a metà strada tra Libia e Italia, ora alcune Ong si spingono al limite delle acque territoriali. I trafficanti traggono vantaggio dalla loro presenza. Ciò avviene specialmente verso la parte ovest della Libia, in una zona non controllata da interlocutori affidabili».

 

È con queste milizie che sospettate esserci un link?

«Abbiamo trasmesso elementi fattuali alle autorità italiane in merito ad alcuni episodi. Quando una Ong interviene è molto importante sapere esattamente quando è stato ricevuto il segnale, quando il soccorso è iniziato, in che luogo. È necessaria una cooperazione con le autorità italiane per raccogliere tutte le informazioni utili alle indagini contro i trafficanti. Ma non sempre c' è».

ONG MIGRANTI2ONG MIGRANTI2

 

Il punto è: ci sono reati o semplice negligenza? Non crede che il clima accusatorio che si è creato danneggi chi fa un lavoro preziosissimo?

«Io non ho mai accusato le Ong, non ho mai fatto nomi. Alcune si sono avvicinate a noi, ci hanno detto di voler cooperare, le abbiamo incontrate. Qui c' è in gioco la vita di migliaia di migranti, oltre che la lotta contro il crimine. E c' è anche un rischio terrorismo. Sappiamo bene cosa succede non lontano dalle frontiere dell' Ue e non si può giocare».

 

Il procuratore Zuccaro ha proposto di far salire la polizia sulle navi delle Ong. Cosa ne pensa?

«Non conosco il quadro giuridico italiano, ma se un pm lo propone vuol dire che è fattibile. Dal mio punto di vista, tutto ciò che permette di migliorare la cooperazione con le autorità è positivo».

ONG MIGRANTI1ONG MIGRANTI1

 

Serve un maggior coordinamento nel Mediterraneo?

«La catena di comando esiste ed è ben strutturata. Il problema è quando i soccorsi avvengono al di fuori di questa. Dall'estate 2016 abbiamo molti casi di soccorso spontaneo, senza seguire le procedure, con segnalazioni in ritardo. Questo può creare problemi».

 

C'è chi ha proposto una sorta di «autorizzazione» per le Ong. Le pare un' idea fattibile?

«Nel mare c'è l'obbligo di soccorso, non servono autorizzazioni. Ma quando si interviene è importante avvisare e mettersi a disposizione del centro di coordinamento. Altrimenti l'operazione diventa pericolosa».

 

Crede che l'Operazione Sophia debba passare alla fase 2B ed entrare nelle acque libiche?

MIGRANTI SCAFISTI ONGMIGRANTI SCAFISTI ONG

«Non sta a me parlare a nome di Sophia. Il loro mandato è esplicito: combattere la criminalità. Credo che se avessero la possibilità giuridica di realizzare il compito inizialmente previsto, la situazione sarebbe molto diversa».

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