big schettino moldava concordia

SCONTO IMBECILLITÀ PER CAPITAN “SCOGLIONE” - FACCI: “16 ANNI? LA SENTENZA FA SORRIDERE: PER I GIUDICI SCHETTINO HA PROVOCATO IL DISASTRO SENZA COLPA COSCIENTE: IN PRATICA HANNO STABILITO CHE È UN IMBECILLE”

Filippo Facci per “Libero Quotidiano”

 

SCHETTINOSCHETTINO

Fanno sempre sorridere le sentenze che dopo otto ore di camera di consiglio sbocciano alle 20.00 precise, giuste per i telegiornali: ma fa sorridere pure che giudici di Grosseto abbiano sostanzialmente stabilito che Francesco Schettino è un totale imbecille, e che il sistema che l’ha trasformato in comandante è irresponsabile a dir poco.

 

Escludere l’aggravante della «colpa cosciente» dalle imputazione di Schettino, infatti, significa ritenere possibile che un maggiorenne possa rendersi responsabile dell’ira di dio (omicidio plurimo colposo, abbandono di persone incapaci, abbandono di nave, omessa comunicazione dell’incidente alle autorità marittime) senza - attenzione - rendersene conto, senza esserne appunto «cosciente», e ciò nonostante per professione comandi una nave con quattromila persone a bordo.

schettino in lacrimeschettino in lacrime

 

Ergo: Francesco Schettino non si è reso conto che la sua condotta poteva provocare 32 morti principalmente per annegamento, oppure per ipotermia o lesioni causate da cadute, senza contare i 110 feriti in parte ricoverati. Era incosciente. E adesso non è per i 16 anni, che non sono mai «pochi» e sono comunque un’eternità: a far sorridere è il palese espediente - la mancanza di colpa cosciente, appunto - che i giudici hanno escogitato per negare a Schettino quella sorta di ergastolo che avevano chiesto i pm: 26 anni e tre mesi.

Domnica CemortaN e il Comandante Schettino DA CHI Domnica CemortaN e il Comandante Schettino DA CHI

 

Ma la giustizia funziona così. Altre cose potevano comunque evitarsele, i giudici: hanno interdetto Schettino dal comandare una nave «per cinque anni» come se potesse esserci qualcuno disposto ad affidargliene una, da immaginarsi la scena: «Il comandante Schettino vi augura una felice navigazione».

 

Ma le sentenze, appunto, sono così, suonano paradossali comunque vada: 5 anni per il disastro colposo, 10 anni per gli omicidi plurimi colposi, un anno per l’abbandono di persone minori o incapaci: un forfait a somma 16, con in più i danni che Schettino dovrebbe rifondere (dovrebbe, perché non li rifonderà mai) a soggetti come il ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana, l’Isola del Giglio, ovviamente i familiari delle vittime e infine i naufraghi della nave, la celeberrima Costa Concordia.

 

FOTO SCHETTINO DAL BLOG DI BECHISFOTO SCHETTINO DAL BLOG DI BECHIS

Quali che siano, i risarcimenti li verserà di fatto - chissà quando - solo Costa Crociere. Non si conosce ancora la reazione di Schettino, che ieri sera è rimasto in albergo ad aspettare la sentenza come tutti noi. C’è da giurare che sarà rimasto basito.

 

Più volte, del resto, ha dimostrato di non comprendere il perché tanti italiani lo odino tanto: la sua incoscienza e la sua indolenza fanno parte del quadro. La sua postura fisica, la sua fisiognomica, i suoi riccioli, la sua dizione e la sua fonetica da fallimento della scuola dell’obbligo, la sua perenne espressione come a dire «che vulìte?»: Schettino non sa di essere un archetipo, non capisce perché è famoso in tutto il mondo e perché ha contribuito a macchiettizzare anche quella grande parte di Paese - il nostro Paese - che con lui non spartisce nulla.

SCHETTINOSCHETTINO

 

È il Paese che ha in mente lo Schettino vigliacco, viscido coi superiori, lo Schettino che ha sbruffoneggiato e ha portato la nave sottocosta senza controllare le carte, per salutare quel Giglio che non ha ricambiato. Il Paese che irride e condanna lo Schettino che fa il guascone con una moldava salita a sbafo, lo Schettino spacconcello all’amatriciana a cui improvvisamente cadono le brache, un cane che affoga da bastonare: se non fosse che i veri affogati sono altri.

 

SCHETTINO-DE FALCOSCHETTINO-DE FALCO

È dura ammettere che tutto questo però non c’entra niente con la sentenza che l’ha riguardato, o perlomeno - ci illudiamo - che non dovrebbe c’entrare. C’entrano i fatti, certo. E i fatti restano che il 13 gennaio 2012, alle 21.45, la nave da crociera Costa Concordia, comandata dal capitano Francesco Schettino, ha urtato uno scoglio riportando l’apertura di una falla lunga 72 metri a cui è seguito il parziale affondamento della nave: questo per via di una manovra di passaggio denominata «inchino» sotto l’isola del Giglio, prevista da prima della partenza per fare un favore a un capo cameriere che gli aveva chiesto di passare vicino all’isola dove vivono la madre e la sorella. Schettino ha dapprima sostenuto che i compartimenti allagati fossero due, e che in tali condizioni la nave poteva galleggiare. Schettino ha sostenuto che tutti i passeggeri avessero indossato i giubbotti salvagente quando in realtà non era neppure stata data l’emergenza. Schettino ha ordinato l’evacuazione del personale - quello che che si trovava nelle aree allagate - quasi 50 minuti dopo l’urto sullo scoglio.

SCHETTINO-DE FALCOSCHETTINO-DE FALCO

 

Schettino ha lasciato la plancia alle 23.19 e - ben prima che le operazioni di salvataggio dei passeggeri sul lato sinistro fossero concluse - è saltato sulla lancia numero 1 e ha puntato a terra. Decine di persone, intanto, morivano sulla sua nave. Schettino alle 00.32 ha detto alla Capitaneria di Livorno che secondo lui tutti i passeggeri erano già in salvo. Solo a Schettino, nell’udienza preliminare del processo che comprendeva anche altri membri dell’equipaggio, è stato negato il patteggiamento.

SCHETTINO SCHETTINO

 

Era l’unico imputato rimasto. La procura l’ha definito un «incauto idiota», e forse c’è un sostantivo di troppo: tutto sta a stabilire quale. Ha preso 16 anni. Per ora non andrà in galera perché non c’è pericolo di fuga, hanno detto i giudici. Ma se è vero che un comandante affonda sempre con la sua nave, ieri la Costa Concordia è finalmente colata a picco.

FRANCESCO SCHETTINO CAPITANO DELLA COSTA CONCORDIA FRANCESCO SCHETTINO CAPITANO DELLA COSTA CONCORDIA

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…