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MA COSA FANNO PROSTITUTE E PORNO STAR QUANDO VANNO IN PENSIONE? - UNA SI E’ REINVENTATA CUOCA IN UN MONASTERO BUDDISTA, CHI VA A FARE LA BARISTA A MAIORCA, CHI INSEGNA E CHI APRE UNA SPA - ECCO LE STORIE DELLE EX “SEX WORKERS” CHE HANNO LASCIATO LA LORO VITA DEL CAZZO

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Manuela Ravasio per http://www.marieclaire.it/

 

Dopo 20 anni a fare l’amore per lavoro si fa l’amore e basta? Dopo aver passato la vita - o quasi - a indossare i panni in latex da dominatrice si esce di casa e si apre un negozio di noccioline bio? Più o meno. Se lo è chiesto Sirin Kale su Broadly, ce lo siamo chiesti anche noi indagando le storie pubblicate nelle community: cosa fanno le prostitute PER SCELTA, le porno star, le escort, dopo una lunga carriera?

 

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La risposta è molto meno scontata del previsto. Attrici porno, mistress, blogger di vibratori, squillo di lusso: dove vanno a finire le "operatrici del sesso" quando vanno in pensione? Mistress Suz, una delle dominatrici contattate da Sirin Kale, dopo 10 anni ha deciso di smettere «sono diventata vecchia: i clienti non vogliono più una dominatrice di 40 anni». Pre-pensionamento coatto, obbligo di ritiro dalle scene perché la performance fisica, come per atlete di salto in lungo, significa carriera e se la performance vacilla la carriera vacilla. Mistress Suz oggi ha 50 anni, ha smesso a 40 e ha iniziato a 30 anni.

 

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Nel mentre? Tre vite parallele, gestite (sempre e solo per sua scelta), benissimo: poi la decisione di andare in un monastero buddista, due mesi dopo il suo arrivo in quello che «è sempre stato uno dei miei sogni» Mistress Suz è diventa la cuoca del monastero. Lei è solo uno dei personaggi che hanno viaggiato a fianco a noi, senza che potessimo immaginare la loro professione, e ancora di più a seguire la loro nuova vita dopo aver appeso la frusta al chiodo e aver indossato il grembiule.

 

Una delle motivazioni più urgenti che induce, soprattutto le donne, a lasciare professioni legate al mondo del sesso non è il diventare madre (fatta eccezione per il periodo di gravidanza, ma non sempre come testimoniano le ricerche altissime alla voce mommy su PornHub) quanto il raggiungimento dell’età da teenager dei figli: temono troppo che i loro figli a scuola vengano bullizzati per il lavoro della madre nel porno. Specie in un’epoca digitale dove tutto è reperibile e collegabile rapidamente, la facoltà di intendere e capire il mestiere non proprio impiegatizio di un genitore è un’arma a doppio taglio molto, molto dolorosa.  

 

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Non è un caso che una delle uscite che più sconvolge di un oliatissimo Rocco Siffredi sia l’aneddoto che ci ha raccontato del figlio teenager sul set dei suoi video che, riferendosi al cast del film consiglia il padre «lei è brava, lei non funziona, lei cambiala». Ed è ancora meno un caso che sua moglie Rosa Caracciolo abbia lasciato il porno ben prima del marito quando i figli erano appena adolescenti.

 

La stragrande maggioranza, specie tra le attrici porno, lascia ancora prima: Raven Bowen della York University ha spiegato a Broadly.com che molto spesso l’abbandono «coincide con l’innamoramento (per una persona dell’ambiente o non ndr), o con lo scoprire di essere in stato interessante. L’abbandono non è immediato ma graduale, giusto il tempo di trovare un piano B».

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Sulla questione piano B abbiano fatto un giro su Imzy, la community polite nata da una costola dell’anti-polite Reddit: sotto alla categoria Sex Stories si svelano addii al mondo del sesso estremo con conversioni altrettanto estreme. C’è Susan, per 15 anni escort inglese della Londra dei broker che puzzano di scotch costoso e finiscono a svuotare i mini bar di hotel cinque stelle: «ho iniziato a 23 anni, ho smesso a 38 anni, non perché non avessi più il fisico per farlo ma perché non conveniva più. Le mie tariffe non erano più competitive. E io non volevo svendermi.

 

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Sono andata a fare un mese di windsurf a Maiorca, poi sono rimasta lì a fare la barista nel bar della scuola di windsurf. Ammetto che ho messo via una buona somma per vivere anche con poco». Eileen, olandese, ha lavorato come spogliarellista a Rotterdam, oggi insegna olandese in una scuola per businessman che si sono trasferiti per lavoro e hanno bisogno di un corso molto accelerato.

 

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Può farlo perché le competenze le ha sempre avute, solo le ha accantonate «ho iniziato con la lap dance per pagarmi l’università poi i guadagni rendevano, così, anche dopo la laurea, ho continuato». La Kale raccoglie la preziosa testimonianza di Laura Watson, dell’English Collettive of Prostitutes «molte donne lo fanno per un paio d’anni o più. Poi smettono quando hanno messo da parte i soldi di cui avevano bisogno. Molte di loro finiscono per aprire una nail spa, o comunque rimangono nell’ambito del beauty».

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Il punto cruciale per potersi rifare una vita è quello di non avere un legame con la criminalità, questo se si opera in paesi dove la prostituzione è illegale come prosegue la Watson: «come associazione lavoriamo con donne che hanno storie comuni, come chi ha iniziato a prostituirsi per coprire le spese delle cure di una figlia disabile: i soldi le servono per una missione specifica, poi smette. Quando la “cosa” prosegue  per vie criminali è impossibile uscirne».

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Le prostitute non hanno la pensione. Le lap-dancer neppure. Le escort pagano le tasse?  Le vecchie maitresse si sono convertite in commercialiste occulte? Il lavoro più vecchio del mondo, se non legalizzato e quindi inserito (più o meno) come libere professioniste a partita iva, non permette di accantonare i contributi. L’inchiesta (bellissima) di Broadly tocca alla perfezione questo tema: organizzazioni femminili, centri di assistenza e consulenze per fondi pensione privati per poter accumulare soldi e costruire un futuro senza lustrini, probabilmente, ma lontano dal sesso.

 

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Marie Thomasson è una di queste consulenti, 37enne di Los Angeles, che a Broadly.com ha spiegato come il suo lavoro sia cruciale «prima di scegliere di lasciare l’industria del sesso bisogna pianificare il dopo molto, molto bene» motivo per cui l’età pensionabile del settore è 35/40 anni non oltre. Il rischio di un post lavoro non programmato è la caduta ciclica nel mondo del porno, a tariffe inferiori pur di sopravvivere.   

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