gianfranco micciche mario di ferro

"HO FATTO USO DI COCAINA, MA ORA NON SNIFFO PIÙ" - SILENZIO, PARLA GIANFRANCO MICCICHÉ, CITATO (MA NON INDAGATO) NELLE CARTE DELL'INCHIESTA CHE HA PORTATO ALL’ARRESTO DEL RISTORATORE MARIO DI FERRO, A PALERMO: “LA MIA AMMISSIONE È UNA PROVA DI ONESTÀ. TANTI NON LO DICONO. SE LO FACEVO, ACCADEVA RARISSIMAMENTE. ORA NON SNIFFO PIÙ, MA IL TEST ANTIDROGA NON LO FAREI…” – “PERCHÉ ESCE IL MIO NOME? NON SONO INDAGATO E NON POTEVO ESSERE INTERCETTATO. SE POI TUTTO SERVE A SPUTTANARE”

gianfranco micciche

Estratto dell’articolo di Felice Cavallaro per www.corriere.it

 

Nell’eremo di Sant’Ambrogio, fra le colline di Cefalù […], Gianfranco Micciché […] ha letto le trecento pagine di accuse ai pusher e ai mediatori, comprese le intercettazioni che lo riguardano.

 

Dicono che era destinata a lei la cocaina passata dalle mani dello chef di Villa Zito. Smentisce?

«Non ci provo nemmeno a smentire. Io […] non ho mai fatto del male a nessuno. Solo un errore, commesso contro me stesso. Sarei in imbarazzo se avessi rubato. Invece sono a posto con la coscienza».

 

Gianfranco Micciche a villa zito a palermo

Ammette quindi di avere assunto droga?

«Lo dissi vent’anni fa in diretta durante una trasmissione di Giuliano Ferrara. Solo in studio con lui. Ammisi. Tornai a casa, guardato storto da mio padre: “Me lo potevi dire prima”».

 

E adesso? Si sottoporrebbe al test antidroga?

«Non sniffo più, ma il test no. Non devo dimostrare nulla a nessuno».

 

Dicono che lei usasse un linguaggio in codice: 5 giorni a Milano per dire 5 dosi...

Mario Di Ferro

«Io non vorrei proprio parlare dell’inchiesta e mi piacerebbe se un giornale serio si interrogasse sul senso di alcune intercettazioni malamente interpretate».

 

Cinque giorni, cinque dosi...

«Più di cinque. Parlo dei giorni. Dal 20 al 26 novembre 2022».

 

Spieghiamo.

mario di ferro 2

«Intanto, tutti sanno a Palermo che io mangio ogni giorno nel ristorante di Mario Di Ferro, a Villa Zito. Forse non tutti sanno che c’è sempre un tavolo per me. E quando lascio Palermo avverto. Per evitare che gli resti un tavolo vuoto. Accadde quel novembre. Devo aver detto “cinque giorni”. Ma riferiti a una partenza per Milano, a un soggiorno a Gardone Riviera, Villa Paradiso, camera 142. Ecco la fattura dell’albergo […]».

 

Intercettazioni storpiate?

«Mi chiedo: si potevano fare, visto che a fine 2022 ero senatore? Si possono pubblicare oggi? È una cosa da Paese civile? Vorrei non dirlo io, ma leggerlo su un grande giornale. Comunque, perché esce il mio nome? […] Io non sono indagato e non potevo essere intercettato. Se poi tutto serve a sputtanare».

 

gianfranco micciche

[…] Scrivono che tante altre volte, a Villa Zito...

«Andavo a mangiare, non a ritirare droga».

 

La sua ammissione confermerebbe il traffico.

«La mia ammissione è solo una prova di onestà. Tanti non lo dicono. Io sì. Parlando di un peccato che, semmai, faceva male solo a me. […]».

 

Un peccato ripetuto spesso?

«Se lo facevo, accadeva rarissimamente, il sabato e la domenica, mai in giorni lavorativi. Roba personale di cui ho parlato con mia moglie. Mi sono dovuto giustificare con le mie figlie. È roba da storia personale. Ma la coscienza è meravigliosamente a posto».

 

Nessun pentimento?

Gianfranco Micciche

«Nella mia vita ho fatto cose bellissime e un errore. Pensano che possa sentirmi infelice per avere fatto un errore? Infelice è chi, invece di esaltare le cose positive, s’aggrappa a una cosa negativa. Io sono nato per essere ottimista. Nonostante tutto, nonostante Schifani...».

 

Come?

«Questo non l’ho detto. Non è che scrive tutto e poi mi frega anche lei? Il punto è cercare di capire perché è stata violata la legge. Qualcuno mi ha pure messo una cimice, un gps, in macchina. E non sono indagato. Come esce il mio nome? Ha ragione chi dice che la giustizia è malata».

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