
“IL CSM È ANDATO OLTRE!”- BRACCIO DI FERRO TRA I CAPI DELLE PROCURE E IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA - 26 PROCURATORI DISTRETTUALI, INSIEME CON LA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA E ANTITERRORISMO, CHIEDONO, IN UNA NOTA, MODIFICHE ALLA COSIDDETTA “CIRCOLARE SULLE PROCURE” – LA REPLICA DEI TOGATI CHE CONSIDERANO QUELLA MISSIVA “UNO SGARBO” – STAVOLTA LE POSIZIONI DEI VERTICI DELLE PROCURE (TOGHE PROGRESSISTE) SONO VICINE A QUELLE DEI LAICI DELLA DESTRA, E A QUELLE DEL VICEPRESIDENTE FABIO PINELLI..
Conchita Sannino per repubblica.it - Estratti
Basta con l’eccesso di prescrizioni, comunicazioni e lacci che ormai rischia di “paralizzare” le attività delle procure. Troppe “le criticità” e gli ostacoli provocati dalle nuove regole. Basta con la rigidità di uno “schema organizzativo” che, se va bene per il giudicante, cioè per i tribunali o le corti, si trasforma invece in una vera e propria gabbia che frena il lavoro dei pubblici ministeri, e le funzioni di chi coordina.
E’ braccio di ferro. Da un lato i 26 procuratori distrettuali della Repubblica insieme con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo che chiedono, in una nota severa, modifiche alla cosiddetta “Circolare sulle procure”; dall’altro, il Consiglio superiore della magistratura che, da quasi un anno, interviene con mano più decisa a promuovere o bocciare alcune disposizioni interne, ma considera oggi un vero e proprio “sgarbo” quella missiva.
sergio mattarella - intitolazione della sede del Csm a Vittorio Bachelet
La dialettica andava avanti già da un po' di mesi. Ma ora i primi mettono nero su bianco, senza mezzi termini, che stavolta il Csm “è andato oltre”. E Palazzo Bachelet reagisce alla levata di scudi sospendendo, di fatto, la riunione plenaria (via Teams) fissata con tutti loro per la prossima settimana.
Si apre un nuovo fronte, che Repubblica è in grado di ricostruire, carte alla mano. Uno scontro che non è solo per addetti ai lavori, anche se la materia può apparire ostica: nonostante ruoti tutto intorno ai criteri di organizzazione e assegnazione del lavoro, le ricadute sono politiche e pratiche, per i cittadini, in senso ampio.
Fabio pinelli - intitolazione della sede del Csm a Vittorio Bachelet
Perché incidono direttamente sui tempi e l’efficacia delle risposte di giustizia anche su versanti di allarme sociale (antimafia, violenze di genere, truffe, droga, tutto ciò su cui è indispensabile una tempestiva attività inquirente) e al contempo influenzeranno anche il futuro degli uffici, forse già gravati dalla separazione delle carriere. Il ragionamento che infatti i togati del Csm oppongono in queste ore ai colleghi-capi delle Procure: un ufficio troppo gerarchizzato, con il procuratore che non risponde nei dettagli, fa “comodo” a chi domani vuole sottoporre le indagini al potere politico.
Ecco perché la vicenda è più trasversale: meno schematica, rispetto ai recenti attacchi della destra all’autonomia delle toghe. Tanto che le posizioni dei vertici di Procure, toghe progressiste, stavolta sono vicine a quelle dei laici della destra, e a quelle del vicepresidente Fabio Pinelli che già, un anno fa, aveva criticato “l’affanno regolatorio” del Consiglio che limitava autonomia e poteri dei procuratori.
Giovanni Melillo Fabio Pinelli - foto lapresse
Ad accendere la miccia è comunque la missiva di fuoco, sotto la superficie delle tesi argomentatissime e del confronto tecnico, inviata dai 26 “capi”, al fianco di una firma che pesa, quella di Giovanni Melillo, vertice della Dna. Arrivata ieri al comitato di presidenza del Csm e al Pg presso la Cassazione, subito ha fatto salire la tensione. In quella comunicazione formale “imprevista”, molti togati (conservatori o progressisti) vedono infatti l’atto di autoreferenzialità del “partito dei procuratori” e non un autentico sos sulle difficoltà
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FABIO PINELLI,VICEPRESIDENTE DEL CSM
COMPOSIZIONE DEL CSM
fabio pinelli vice presidente del csm foto di bacco
FABIO PINELLI E SERGIO MATTARELLA
FABIO PINELLI, VICEPRESIDENTE DEL CSM, E CARLO NORDIO