
IL “BOT” SALE IN CATTEDRA – IN FRANCIA AUMENTANO LE STARTUP CHE CREANO PROGRAMMI DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER CORREGGERE I COMPITI DEGLI STUDENTI – MA È GIUSTO FAR VALUTARE IL LAVORO DI UN ALUNNO DA UNA MACCHINA CHE NON CONOSCE IL RAGAZZO IN QUESTIONE O IL SUO PERCORSO? – SE GLI STUDENTI VENGONO PUNITI QUANDO USANO L’IA PER FARE I COMPITI, PERCHÉ NON DOVREBBE SUCCEDERE LO STESSO CON I PROF?
Estratto dell’articolo di Stefano Montefiori per www.corriere.it
SCUOLA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Farina del tuo sacco? La domanda di solito viene posta all’allievo, sospettato di avere fatto i compiti ricorrendo a Chat-Gpt o a un’altra applicazione di intelligenza artificiale. Ma in questi giorni di «baccalauréat» (la maturità francese, più o meno), il problema si pone anche per gli insegnanti: chi corregge davvero le prove? I professori, l’intelligenza artificiale, o tutti e due insieme?
In teoria, almeno quest’anno, «l’intelligenza artificiale non entrerà nel processo di correzione degli esami, le valutazioni saranno effettuate nel modo tradizionale», ha assicurato il ministero dell’Istruzione in occasione della conferenza stampa di presentazione del «bac» 2025. […]
Molte start-up francesi però stanno mettendo sul mercato strumenti che promettono di «ridurre i tempi di correzione dell’80 per cento», […] Al di là del «baccalauréat» di quest’anno, la questione sarà presto come riorganizzare il lavoro di insegnanti tentati da applicazioni come «Examino» o «PyxiScience» specializzata nella matematica. La sfida sarà usarli senza perdere il valore aggiunto — per esempio conoscenza dell’allievo e del suo percorso — offerto da un professore in carne e ossa