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ANABOLIZZANTI, PSICOFARMACI E PILLOLE PER DIMAGRIRE O PER L’EREZIONE: L’EUROPA STA FACENDO UN'ABBUFFATA DI FARMACI TAROCCATI - PER I LABORATORI CLANDESTINI SONO AFFARI D’ORO CON UN RANGE DI INCASSO CHE VA DAI 200 AI 320 MILIARDI DI DOLLARI L’ANNO - LE SOSTANZE, INSIEME ALLE DIAGNOSI, PASSANO DA INTERNET

Roberto Fabbri per “la Stampa”

 

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Una «Task force» contro la criminalità organizzata, che si specializza nella contraffazione e nella vendita di farmaci e alimenti. È il «patto» stretto tra la Sif, la Società italiana di farmacologia, e quella di tossicologia, la Sitox, con le maggiori autorità regolatorie nazionali come l'Agenzia del Farmaco, Farmindustria e Federfarma, oltre alla catena degli atenei italiani e delle forze dell'ordine, con i Nas e il Comando dei carabinieri per la tutela della salute.

 

Quello dei farmaci contraffatti non è un fenomeno nuovo (L'Oms stima che nel mondo almeno una confezione su 10 sia «taroccata»). Ma ciò che è nuovo sono i suoi confini. Se fino a pochi anni fa la vendita di medicinali illegali era circoscritta soprattutto al Terzo Mondo, oggi - segnala la European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations - la distribuzione dei farmaci falsi è ormai segnalata in tutta l'Unione europea.

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Affari d'oro per i laboratori clandestini, quasi sempre gestiti da organizzazioni straniere molto ben strutturate come le nostre mafie. Al convegno «Contraffare la salute», organizzato a Rimini, il generale dei carabinieri Claudio Vincelli, ha fornito i numeri della contraffazione nel settore alimentare, segnalando un fatturato nero di 1,1 miliardi l'anno.

 

Più difficile, invece, stimare le cifre del mercato nero farmaceutico, da quando il veicolo principale per gli acquisti è diventato il web. Secondo l' Ocse e Federfarma, gli introiti potrebbero rientrare in un «range» tra i 200 e i 320 miliardi di dollari l' anno.

 

Nel nostro Paese - sottolineano le autorità regolatorie - l' emergenza è ancora contenuta. Alcuni casi, per fortuna rari, di italiani vittime di questi acquisti d' azzardo li ha svelati il Centro Antiveleni di Pavia: tra gli altri, quello di una donna che aveva assunto una compressa a scopo dimagrante «100% naturale» acquistata su Internet. Le analisi hanno rivelato la presenza di sibutramina, un farmaco anoressizzante attualmente vietato.

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Patrizia Restani - associato di Chimica degli alimenti all' Università di Milano - segnala che gli integratori alimentari con ingredienti botanici sono una classe di prodotti soggetta a numerose contraffazioni, perché persiste la diffusa convinzione che «naturale» sia per definizione sicuro. Altri casi clinici riguardano intossicazioni da stupefacenti, non solo negli adulti ma anche in adolescenti che per questi acquisti «speciali» utilizzano spesso la carta di credito dei genitori.

 

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Se neanche l' Italia è immune dallo smercio illegale di sostanze pericolose, il motivo - spiegano dal Centro Antiveleni di Pavia - è che Internet è passato dall' essere fonte di consigli più o meno utili (per forma fisica, alimentazione, sport e stili di vita) a dispensatore di diagnosi e - fatto ancora più allarmante - di terapie fai da te.

 

E quando la «pillola» è a portata di mouse il mercato si diversifica a seconda dell' area geografica. La richiesta nei Paesi industrializzati verte soprattutto verso prodotti che, per così dire, «migliorano la qualità della vita»: anabolizzanti e steroidi per aumentare le prestazioni sportive o per motivazioni estetiche, prodotti per la disfunzione erettile, anoressizzanti e dimagranti (ormai quasi tutti ritirati in Italia), oltre a psicofarmaci e altri tipi di farmaci che il medico di base rifiuta di prescrivere. Il contraffattore, come ogni esperto imprenditore, sa dunque come muoversi geograficamente, là dove è la domanda a creare il mercato.

 

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Se allora gli europei cercano spesso sostanze «ricreative», nei Paesi del Terzo Mondo e in quelli in via di sviluppo le richieste sul mercato illecito riguardano prima di tutto medicinali salvavita come antibiotici, antimalarici, antitubercolari e antiretrovirali: un business doppiamente «non etico» - lo definiscono gli esperti - non solo perché sottrae fatturato alla filiera dell' industria legale, efficace e sicura, ma anche perché si arricchisce sfruttando le condizioni di povertà e di ignoranza dei meno fortunati del Pianeta.

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