L’INCHIESTA SULLA PALAZZOPOLI MILANESE CADE A PEZZI – LA CASSAZIONE HA RESPINTO IL RICORSO DELLA PROCURA DI MILANO E HA CONFERMATO QUANTO STABILITO DAL TRIBUNALE DEL RIESAME, CHE AD AGOSTO AVEVA ANNULLATO GLI ARRESTI DOMICILIARI PER IL COSTRUTTORE MANFREDI CATELLA E PER L’ARCHITETTO ALESSANDRO SCANDURRA, PERCHÉ NON AVEVA RISCONTRATO GRAVI INDIZI A SOSTEGNO DELL'IPOTESI DI CORRUZIONE – I GIUDICI HANNO ANCHE ANNULLATO LE MISURE INTERDITTIVE LEGATE A INCARICHI PUBBLICI AI DANNI DELL'EX ASSESSORE, GIANCARLO TANCREDI, E DELL’EX PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE PAESAGGIO DEL COMUNE, GIUSEPPE MARINONI, E DEL MANAGER FEDERICO PELLA…
Estratto dell’articolo di Sara Monaci per www.ilsole24ore.com
GIUSEPPE SALA E MANFREDI CATELLA
Ancora una battuta d’arresto per la procura di Milano. La Cassazione ne respinge il ricorso sulla richiesta di arresto per tre dei sei principali indagati nella maxi inchiesta sull’Urbanistica, tra cui l’ad di Coima Manfredi Catella.
A loro erano stati contestati i reati di corruzione e induzione a dare o promettere utilità, ma la Cassazione ora conferma i provvedimenti del Riesame, che già in estate aveva revocato a tutti le custodie cautelari (per cinque ai domiciliari e per Andrea Bezzicheri in carcere).
architetto Alessandro Scandurra
Per il tribunale della Libertà non si ravvisavano gravi indizi sulla presunta corruzione, dando comunque diverse motivazioni per ciascuno degli indagati, e cioè alleggerendo le posizioni di qualcuno in modo evidente (come per l’ex membro della Commissione Alessandro Scandurra) ma al contempo marcando i possibili indizi di colpevolezza per qualche altro (come nel caso dell’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi). [...]
Oltre a questo, per gli altri tre - l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e il manager Federico Pella - sono state annullate le misure interdittive (sostanzialmente la sospensione dagli incarichi pubblici).
I PROTAGONISTI DELL INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SULL URBANISTICA
La Cassazione ha infatti accolto i ricorsi delle difese contro i provvedimenti del Riesame, che aveva riconosciuto per i tre l’accusa di corruzione ma riqualificandola e alleggerendola da contraria ai doveri d’ufficio in impropria. Ma per la Corte suprema nemmeno questo va confermato, e ha azzerato qualsiasi misura nei confronti dei tre.
Il risultato è che né per il Riesame né per la Cassazione ci sono motivi per procedere agli arresti, e per la Cassazione nemmeno motivi per chiedere una sospensione dagli incarichi. I pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, con la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, dovranno ora decidere se proseguire comunque verso la chiusura del fascicolo chiedendo l’azione penale, o rivedere l’accusa o archiviare.
GIANCARLO TANCREDI E BEPPE SALA
Questo in linea teorica, perché stando alle dichiarazioni ufficiali la procura sembra intenzionata ad andare avanti, forte del fatto che, almeno sul fronte della lottizzazione abusiva, sia la Cassazione che il Consiglio di Stato stanno confermando la tesi che a Milano negli ultimi 15-20 anni sono state concesse autorizzazioni a costruire con troppa facilità, stravolgendo il ruolo della Commissione Paesaggio.
Ricostruendo la storia recente dei ricorsi, la Procura di Milano si era mossa contro il Riesame perché sosteneva la «manifesta illogicità della motivazione». [...]
[...] La Cassazione dunque prende atto di quanto già deciso dal Riesame e conferma. Il cuore della questione - oltre alla necessità di utilizzare lo strumento della custodia cautelare concessa dal gip di Milano - è chiaramente l’ipotesi della corruzione, che secondo la procura avrebbe caratterizzato l’attività autorizzativa delle varianti urbanistiche della commissione Paesaggio. Ma già per i giudici del Riesame questa tesi appare forzata.
Anche le chat tra assessore, dirigenti, sindaco e operatori dimostrerebbero per i giudici un’inopportuna vicinanza, ma non necessariamente corruzione. Probabilmente il reato più appropriato da contestare poteva essere quello dell’abuso d’ufficio, visto che emerge soprattutto un potenziale conflitto di interesse nelle relazioni tra imprenditori e pubblici ufficiali, ma è stato recentemente cancellato dal codice penale.



