
“MAILYN MI HA CHIESTO DI UCCIDERLO” – IL RACCONTO HORROR DI LORENA VENIER, LA DONNA CHE A GEMONA, IN PROVINCIA DI UDINE, HA UCCISO E FATTO A PEZZI IL FIGLIO ALESSANDRO: A ISTIGARE L’OMICIDIO SAREBBE STATA LA COMPAGNA DELLA VITTIMA – “MAILYN ERA IN PERICOLO, NON VOLEVO CHE LA PORTASSE IN COLOMBIA. NON SI POTEVA PIÙ ATTENDERE. ERAVAMO TERRORIZZATE. LO ABBIAMO PRIMA NARCOTIZZATO, POI STRANGOLATO CON DEI LACCI DELLE SCARPE. SO DI AVER COMPIUTO UN ATTO SPAVENTOSO” – LA VITTIMA POTREBBE AVER DECISO DI ACCELERARE LA DECISIONE DI ANDARE IN COLOMBIA PERCHÉ SU DI LUI PENDEVA UNA SENTENZA PASSATA IN GIUDICATO PER LESIONI AGGRAVATE…
Estratto dell’articolo di Domenico Pecile per “Corriere della Sera”
LOREDANA VENIER - ALESSANDRO VENIER - MARYLIN CASTRO MONSALVO
Si sentiva in pericolo, Mailyn Castro Monsaldo, la madre della bimba nata a gennaio, in cura per depressione e compagna di Alessandro, per questo aveva chiesto alla suocera, Lorena Venier, di uccidere suo figlio perché la violenza che subiva era diventata insostenibile. È questa la versione riferita al gip del Tribunale di Udine dalla stessa Lorena nel ripercorrere le tappe da cui è maturata la mattanza delle due donne contro l’uomo, narcotizzato, strangolato, fatto a pezzi e gettato in un bidone assieme a della calce, a Gemona.
«Mailyn era in pericolo e lei stessa mi aveva detto che l’unico modo per fermarlo era di ucciderlo — ha aggiunto — non si poteva più attendere. Eravamo terrorizzate. Lo abbiamo prima narcotizzato, poi strangolato con dei lacci delle scarpe». La madre ha ripetuto di essere consapevole «di avere compiuto un atto spaventoso», ma che si sentiva in dovere di difendere la nuora, «la figlia che non ho mai avuto» perché avvertiva che «fosse in pericolo di vita e non volevo che la portasse in Colombia».
LORENA MADRE DI ALESSANDRO VENIER
Il gip ha convalidato il suo arresto e ha concesso la custodia attenuata in un Icam alla nuora perché madre di una bimba piccolissima (che verrà quasi certamente affidata ai parenti di lei). L’omicidio assume contorni più nitidi delineando una situazione di grande degrado […] sulla vittima pesava una sentenza in giudicato per lesioni aggravate con una richiesta di condanna.
Questo avrebbe accelerato la sua decisione di anticipare la partenza per la Colombia, che sarebbe dovuta avvenire il giorno dopo l’omicidio. Non solo, su Alessando Venier — che anni fa era stato licenziato dopo aver picchiato un collega — gravava anche una denuncia per coltivazione di droga. Aggressivo, patito di armi, gli piacevano le esibizioni diventate virali, come quelle di alcune uccisioni di animali o di carattere sessuale.