bullismo

GIOVENTU' DA BRUCIARE - UN 16ENNE SI INNAMORA DI UNA COMPAGNA DI SCUOLA E UNA BABY GANG, IN CUI C’ERA IL FRATELLO DELLA RAGAZZA, TENTA DI UCCIDERLO - E’ ACCADUTO A MASSA, IN TOSCANA - IL RAGAZZO E’ STATO ATTIRATO IN UNA TRAPPOLA, POI PESTATO A CALCI E PUGNI FINO A QUANDO UNO DEI TRE AGGRESSORI LO HA COLPITO ALLA GOLA CON UN TAGLIERINO, TENTANDO DI SGOZZARLO...

Libero Red Dolce per “la Stampa”

 

Gli hanno teso un' imboscata, tre contro uno. Ne prende tantissime, finisce a terra e i colpi non li conta più, ma capisce che la causa del pestaggio sono alcuni messaggi che ha scambiato con una ragazza, amica comune. Compagni di scuola, due come lui hanno sedici anni, l' altro diciotto; li conosce perché li vede ogni giorno tra i corridoi.

 

TAGLIERINO

Sta per arrendersi allo svenimento quando una mano lo afferra da dietro per i capelli, gli tira il collo indietro e come in un' esecuzione nell' arena dei gladiatori tira fuori un temperino dalla tasca e gli taglia la gola. Poi giù botte, ancora e ancora. E la fuga. Nessuno ha visto niente.

 

Tre settimane di silenzio, poi la vicenda esplode nella piccola comunità di Massa, il capoluogo di provincia più a nord della Toscana. Tre giovanissimi del posto, due minorenni e uno che ha da poco compiuto la maggiore età, sono stati arrestati dagli agenti della squadra mobile di Massa Carrara dopo una settimana d' indagini serratissime. Il ragazzo con il taglierino, minorenne, si trova rinchiuso nel carcere minorile di Torino mentre i due complici sono agli arresti domiciliari.

 

Tre su quattro, tranne uno degli aggressori, frequentano lo stesso istituto alberghiero a Marina di Massa, la località balneare a pochi chilometri dalla città. L' accusa è pesante: tentato omicidio. L' aggressione di sera al parco L' agguato risale al 20 dicembre: lo hanno attirato in una trappola per alcuni commenti che avrebbe fatto sui social.

 

Apprezzamenti, o poco più, rivolti a una ragazza, sorella di uno dei membri del branco.

Quello con il temperino. Parole fraintese, da quel che ha raccontato la vittima agli inquirenti, frasi che lui non avrebbe mai scritto e che invece hanno scatenato la furia brutale. E una ferita di 10 centimetri alla gola.

 

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Con un pretesto lo hanno attirato di sera nel parco dove si ritrovano a volte i ragazzi. Lui è andato, non pensava di avere qualcosa da temere. Dopo le botte lo hanno lasciato lì, a stento è riuscito a rialzarsi quando sono andati via, vagando frastornato per il parco dove lo hanno massacrato. Lo trova una barista che lavora lì di fronte, pieno di sangue, con quello squarcio sulla gola e gli occhi inespressivi per lo spavento. In quel ragazzino pieno di sangue riconosce a stento un amico del suo fratellino e di filata lo porta al pronto soccorso. Saranno i medici ad avvertire la polizia e fare scattare le indagini.

 

A scuola sentori di tensioni non ce n'erano stati. «Lo abbiamo appreso dalle forze dell'ordine solo dopo - spiega la preside dell'istituto alberghiero Maria Ramunno - e gli studenti al rientro dalle vacanze non hanno avuto ancora modo di parlare della notizia. Siamo sbalorditi e colpiti, una notizia del genere dovrà essere trattata con attenzione con i ragazzi, pensando soprattutto a tutelare la vittima in una scuola che conta oltre mille alunni».

 

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Dopo la chiamata del pronto soccorso la squadra mobile della Polizia di Stato, coordinata dal vice questore Antonio Dulvi Corcione, si è attivata per trovare i responsabili, ma il ragazzo, sotto choc, in ospedale non riusciva a parlare. Parlano invece le immagini riprese dalle telecamere di un albergo nelle piazza. E lì, su quei nastri, c'è quasi tutto. Il pestaggio, crudissimo, violento a tal punto che la pm Tiziana Paolillo della procura dei minori di Genova, competente sul caso, decide di non diffondere le immagini. Ma è notte e la telecamera troppo distante: i volti non sono riconoscibili.

 

LE INDAGINI SUI SOCIAL

S'indaga in parallelo comparando i profili social di amici, conoscenti e compagni di scuola della vittima, mentre qualche bisbiglio comincia a correre di bocca in bocca. In una settimana però il cerchio si stringe sui tre, con il ragazzo che in ospedale per fortuna si riprende e dà preziose indicazioni agli inquirenti.

 

«Quando sono andato lì hanno detto che ci ho provato con la sorella, ma quando mai; certo non io», racconta in ospedale agli agenti. E qualche giorno dopo Natale scattano le manette per i tre. Ieri, dopo la sosta delle vacanze, il ragazzo è tornato tra i banchi. Lui c'è, a testa alta, ma in altre due classi le sedie sono vuote. Procura e scuola hanno steso una cortina a protezione del ragazzo, sono intervenuti anche gli psicologi. «È uno strappo brutto da ricucire», commenta la preside Ramunno.

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